Titan Quest – Recensione

Sviluppatore: Black Forest Games, Iron Lore Entertainment Publisher: THQ Nordic Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1-2 (Online: 2-6) PEGI: 12 Prezzo: 29,99 € Italiano:

Il dominio di Diablo II tra i giochi di ruolo era indiscusso; il suo mondo e l’avventura proposta erano senza eguali, anche a distanza di anni dalla sua uscita. Nel lontano 2006, Iron Lore Entertainment (ora acquisita da THQ Nordic) decise di intraprendere la stessa strada e confrontarsi con il colosso di Blizzard rilasciando su PC Titan Quest (creato dalla mente dietro gli splendidi Age of Empires) senza però ottenere il successo sperato, pur attirando a sé un gran numero di utenti. A distanza di dodici anni, Titan Quest riprova a far breccia nei cuori degli amanti del genere con una versione rispolverata per PlayStation 4. Vivere quest’avventura ha entusiasmato i giocatori di vecchia data, ma sarà possibile riuscire nell’impresa di emozionare i giocatori moderni?

Gli dei dell’Olimpo mi hanno abbandonato

Giunti nello spartano menù principale, Titan Quest ci propone di creare un alter ego mettendo a nostra disposizione un povero editor che ci consentirà soltanto di scegliere il nome del personaggio, il sesso e il colore della tunica (che indosseremo per circa un minuto). Scelta la difficoltà e avviata la partita, veniamo catapultati – senza farci domande – in un porto nei pressi di Elos, in Grecia, dove veniamo a conoscenza dell’improvvisa rottura dei rapporti tra gli uomini e gli dei della mitologia greca.

Il protagonista si farà strada, senza sé e senza ma, tra le innumerevoli creature mostruose che hanno invaso il mondo, quali centauri, minotauri, satiri, scheletri e gorgoni e viaggerà tra Grecia, Egitto e Oriente intento a svelare il mistero dietro i sinistri avvenimenti e ristabilire l’ordine, eliminando i Titani grazie agli dei dell’Olimpo, senza disdegnare l’aiuto dei personaggi mitologici più noti, tra cui, ad esempio, il generale Leonida. Una trama interessante, seppur di certo non tra le più originali, è narrata da alcune cutscene non tradotte in italiano, seguite da muri di testo futili la maggior parte delle volte e dal lento scorrimento (opzione impossibile da modificare) che alla lunga non potranno non annoiare i giocatori. Al suo tempo, Titan Quest arricchì l’esperienza grazie a due espansioni, Immortal Throne e Ragnarok, tuttavia è inspiegabilmente assente quest’ultima all’interno del pacchetto console.

Fenomenali poteri cosmici… in un minuscolo spazio vitale

La maggior parte delle volte, i giochi di ruolo hack ‘n’ slash non sono mai andati troppo d’accordo con i gamepad, essendo questi titoli ideati appositamente per computer, e Titan Quest – sfortunatamente – non fa eccezione. Il gioco sente il peso degli anni a causa di un’ottimizzazione del DualShock 4 quasi del tutto ignorata e del gameplay, che resta lento come quello del 2006. Per non parlare del nostro personaggio, la rappresentazione umana di un pezzo di legno con spada e scudo imbracciati. L’adrenalina è pari a zero, i movimenti sono rigidi, goffi e scriptati in otto direzioni, non presentando pertanto un movimento libero a 360°.

Subito dopo il primo dialogo, il gioco ci mostra le basilari meccaniche di combattimento. Per attaccare il nemico più vicino basterà tenere premuto il tasto Quadrato (e alla sua morte si passerà automaticamente al nemico successivo, facendoci praticamente eliminare sostanziosi gruppi di nemici – uno alla volta – con la sola pressione di un tasto), con i tasti direzionali sarà possibile servirsi di utili skill, mentre i tasti R1 e L1 serviranno a bere pozioni di salute o di mana. Si aggiunge la meccanica della maestria, in teoria un albero delle abilità, che una volta scelta ci permetterà di sviluppare le tecniche esclusive dell’elemento da noi preferito. Le maestrie sono dieci, e renderanno il personaggio più abile nel combattimento, resistente, furtivo o capace di scagliare incantesimi. Di queste, dal livello 8, potremo sceglierne soltanto due che ci accompagneranno per il resto del gioco. Si tratta della meccanica meglio riuscita, l’unica (a nostro parere) a discostare Titan Quest dalla tradizione del genere.

Inconcepibile – almeno ai giorni nostri – la ripetitività eccessiva delle quest. Che queste siano principali o secondarie, quasi tutte si svolgono allo stesso modo: si parla con un NPC, si sterminano i mostri in un dungeon e si torna dal committente a riscuotere la ricompensa. L’intero gioco è un continuo via vai dal punto A al punto B con un sacco di mostri di mezzo da eliminare che fungono da riempitivo.

Un grande problema che rende il gioco estremamente macchinoso è la presenza in quantità spropositata di nemici e oggetti lasciati cadere da questi ultimi. Al termine di un assalto a un accampamento nemico ci ritroveremo l’intera area di gioco ricoperta da pop-up che identificano gli oggetti, difficilissimi da prendere tra l’altro non avendo un mouse che possa selezionarli; per prendere una pozione curativa, ad esempio, bisognerà avvicinarsi meticolosamente alla sua finestra e muoversi casualmente sperando che l’indicatore (difficile da notare, come se non bastasse) finisca su di essa e non su inutile ciarpame. Recuperare tutto il malloppo sarà una pessima scelta; l’inventario del giocatore, strutturato in modo simile a quello di Champions of Norrath, ma gestito decisamente peggio, è estremamente piccolo e ci permetterà di raccogliere solo lo stretto necessario. In questo caso ci ritroveremo pertanto costretti a svuotarlo ogni volta, azione scomoda da compiere che porterà via un bel po’ di tempo. Troppi oggetti da raccogliere, troppo poco spazio a disposizione.

Più eroi, più botte

La sola vera aggiunta della versione console di Titan Quest è la modalità multigiocatore, presente sia in locale che online. Sfortunatamente anche questa modalità è gestita terribilmente. Tralasciando la semplice partita locale, i problemi cominciano a sorgere giocando online, con l’instabilità dei server che si fa sentire non appena ci si avvicina a un altro giocatore; il frame rate comincia a sbalzare, i mostri diventano impossibili da colpire e, a causa del forte lag (che abbiamo riscontrato in ogni partita giocata) c’è la possibilità che la connessione cada e che si creino dei manichini a nostra immagine e somiglianza bloccati e intoccabili, anche se riconosciuti dalla IA del gioco e dall’algoritmo che applica un modificatore di difficoltà a ogni ingresso di nuovi giocatori.

Come se non bastasse, le macchinose partite online ci obbligheranno a trovare manualmente i nostri compagni d’avventura nel menù della mappa. Siccome Titan Quest non ci fornirà l’ubicazione esatta degli altri utenti, bisognerà mettersi in cerca degli altri punti verdi sfogliando tutte le mappe del gioco. Molto tradizionale la possibilità di scambiare oggetti con un altro giocatore, meccanica che abbiamo apprezzato, per quanto problematica a causa dell’esiguo inventario.

Com’è piccolo il mondo

Una nota positiva (forse l’unica) della rimasterizzazione di Titan Quest su PlayStation 4 è l’upgrade delle texture, addirittura ottimizzate per il 4K. Nonostante le mappe di gioco siano esigue e per quanto il motore grafico senta il peso degli anni, gli ambienti risultano assai gradevoli da vedere e con elementi fedeli alle civiltà a cui si ispirano. Non viene migliorato, d’altro canto, un frame rate imbarazzante e con continui scatti nelle aree più affollate, anche offline.

Non sono stati rivisitati i modelli del personaggio né quelli degli NPC, dei quali si troveranno spesso e volentieri dei cloni a pochi metri di distanza l’uno dall’altro; stesso discorso per i modelli delle creature, già poco ispirati, ma addirittura scopiazzati l’uno dall’altro e spacciati per esseri di natura diversa (il modello di un’aquila viene chiamato “corvo” all’esterno e “pipistrello delle caverne” nelle grotte. Grazie, ma non siamo stupidi), e il lavoro di porting pigro non ha permesso neppure un’adeguata traduzione in italiano, dove la parola “offense” diventa offesa anziché attacco. Il comparto sonoro è altrettanto fastidioso, condito da musiche da dimenticare e suoni ambientali esagerati e ripetuti a più non posso, come i pesanti movimenti dei personaggi, il surreale rumore dei colpi e l’onnipresente gracchiare dei volatili degno di un film di serie B. Nessuna musica in-game ci terrà compagnia né alimenterà l’epicità delle nostre gesta.

Trofeisticamente parlando: tre titaniche, abbordabili avventure

L’elenco trofei di Titan Quest vede un’abbordabile Platino insieme a ben sette trofei d’oro, sei di argento e undici di bronzo. Ottenere il trofeo magno sarà un’impresa lunga e ripetitiva, ma per nulla difficile. Bisognerà essenzialmente finire il gioco alle tre difficoltà proposte, raggiungere il livello 65 e accumulare un milione di pezzi d’oro, completare tutte le missioni secondarie e sbloccare completamente una maestria.

VERDETTO

La versione per PlayStation 4 di Titan Quest è un porting terrificante della versione originale su PC. Il titolo ai tempi fu innovativo per il genere (seppur ancorato a esso), tuttavia non ha superato la prova del tempo e questa rimasterizzazione pigra ne evidenzia i difetti tecnici. Senza ulteriori giri di parole, la versione su console è noiosa e scomoda nonché incompleta, considerando la mancata inclusione dell'ultima espansione. Non ci aspettavamo una riedizione di così scarso livello per un titolo di nicchia come questo; se siete fan del genere recuperatelo, ma assolutamente non in versione console.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.

1 commento

Comments are closed.