Toby: The Secret Mine – Recensione

Sviluppatore: Lukáš Navrátil Publisher: Headup Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Togliamoci subito il pensiero: Toby: The Secret Mine possa essere affiancato concettualmente a Limbo è un’informazione che potete reperire ovunque. Il suo stesso sviluppatore, nella pagina di presentazione su Steam, ne parla come di un gioco ispirato all’acclamato titolo Playdead e ad altri esponenti del genere. Basta giusto un colpo d’occhio per confermarlo; personaggi e ambientazioni sono rappresentati come silhouette e gameplay da platform puzzle bidimensionale. Detto questo, cerchiamo di analizzare Toby: The Secret Mine come progetto a sé stante e di capire se valga la pena giocarci, indipendentemente dall’aderenza agli esempi da cui trae spunto.

Saltiamo i convenevoli

Il gioco si prende a malapena il tempo di mostrare la schermata di avvio; ci troviamo istantaneamente a controllare Toby, lo strano personaggio che fa da protagonista all’avventura, e a seguire un altrettanto particolare antagonista, caratterizzato nel suo ruolo negativo da minacciosi occhi rossi. Nessun dialogo, nessun testo introduttivo, nessun elemento che racconti alcuna premessa. Dobbiamo cercare di mettere insieme i pezzi della storia e figurarci la trama del gioco, o almeno la motivazione del nostro procedere.

Non è facile. Quel che emerge racconta del nemico che sta rapendo i nostri amici e che fugge da noi, ostacolandoci con ogni mezzo possibile. Trappole, frecce, pareti attivate per precluderci il passaggio, a cui si aggiungono le insidie ambientali e meccaniche dei diversi livelli che dobbiamo superare per portare a termine l’inseguimento e la missione eroica. Una storia poco ispirata, insomma, che probabilmente si rifugia nella cripticità per guadagnare qualcosa in termini di appeal, ma che difficilmente riesce a fugare l’impressione di essere poco più che un pretesto.

Salta e risolvi, risolvi e salta

Toby: The Secret Mine è un platform bidimensionale con elementi puzzle che ci terrà impegnati, si fa per dire, per ventuno brevi livelli. Tra uno e l’altro non c’è soluzione di continuità, dando l’impressione di un unico viaggio lineare, con transizioni appena percepibili costituite da dissolvenze in nero. Non c’è spazio neanche per informazioni a schermo, tutorial e opzioni; d’altronde possiamo solo muoverci, saltare e attivare leve.

Le due anime del gioco si compenetrano e completano in maniera soddisfacente, ma non mancano livelli in cui la componente puzzle spicca maggiormente rispetto a quella platform, e viceversa. Nell’uno o nell’altro caso resta valido quanto già accennato, ossia l’estrema brevità delle sfide e, di conseguenza, dell’avventura nel suo insieme, che a conti fatti vi terrà impegnati per non più di un’ora e mezza, massimo due, a fronte di una spesa non proprio irrisoria. E stiamo parlando del caso in cui decidiate di esplorare bene ogni anfratto alla ricerca dei vostri amici rapiti!

Quando l’enigma non soddisfa

I puzzle ambientali, in un gioco, funzionano quando trovano un equilibrio tra la difficoltà, l’intelligenza e il pensiero laterale richiesto per la soluzione e l’introduzione di sfide più immediate, potremmo dire defaticanti, a fare da intermezzo tra una sezione e l’altra. In questo modo un giocatore sperimenta, alternativamente, l’esasperazione che stimola l’ingegno (o la ricerca spasmodica di un walkthrough su YouTube) e la soddisfazione che cancella la frustrazione e fa da carburante per procedere nell’avventura. Toby: The Secret Mine fallisce nella ricerca di questo equilibrio. L’ago della bilancia, nello specifico, pende eccessivamente sul lato più amichevole e accondiscendente. Così il nostro viaggio, che dovrebbe trovare nelle fasi puzzle lo scoglio da superare con l’intelletto, risulta una passeggiata sul velluto, una lunga corsa verso il livello finale, in cui il nostro incedere è appena disturbato dagli enigmi che ci vengono proposti.

Enigmi che, analizzati singolarmente, non sono pessimi. Alcuni sono decisamente banali, mentre altri riescono ad accendere il sorriso di chi si trova al cospetto di una bella trovata e confermano le buone intenzioni dello sviluppatore. Il problema nasce nel momento in cui la soluzione è sempre dietro l’angolo, a portata di mano, a volte addirittura in bella vista, altre nascosta, si fa per dire, dietro a una parete che è palesemente attraversabile e che quindi non rischieremmo mai di ignorare. E’ tutto servito su un piatto d’argento, insomma, a volte in modo tanto evidente da risultare surreale.

Il bicchiere mezzo pieno

Il discorso si fa un po’ meno disastroso quando passiamo alle fasi platform. Non siamo di fronte a un gioco che entrerà nei manuali come esempio di level design, né reciteremo il rosario per la difficoltà di determinate sezioni, ma possiamo comunque dire che Toby: The Secret Mine sa farci divertire sotto questo aspetto. In generale i comandi rispondono bene e abbiamo sempre il pieno controllo del personaggio e la massima reattività.

Il classico salto su piattaforme, fisse o pericolanti, viene reso arduo dal restringersi della superficie di atterraggio, costringendoci alla massima precisione; il superamento di presse alternate richiede un minimo studio del loro pattern di movimento, per non restare schiacciati; il passaggio da una piattaforma rotante a un’altra presuppone la considerazione del peso del personaggio, che potrebbe sbilanciarci da un lato e farci cadere. Divertenti anche i livelli in cui siamo inseguiti da una valanga di neve e in cui dobbiamo sfrecciare su un carro da miniera attivando leve in corsa.

Ma come…?

Poi, dal nulla, qua e là compaiono ostacoli che da soli comportano decine di morti, che si staccano di netto dal resto del gioco. Una sezione, in particolare, richiede di passare tra punte mortali a bordo di un’altalena, da inclinare sfruttando il nostro peso, ed è davvero questione di fortuna riuscire a passare oltre. Sì, perché osservando il personaggio a schermo risulta evidente come qualcosa non vada a livello di interazione tra gli elementi, con punte che ci toccano e non ci feriscono e altre che ci uccidono pur sfiorandoci appena. Un discorso simile vale per altre parti del gioco, dove, pur restando sempre sul bordo di una pedana coperta di punte letali, a volte moriamo e altre sopravviviamo.

Questo dei picchi di difficoltà immotivati è un altro difetto del gioco. Oltre alle sezioni elencate possiamo aggiungere anche il livello finale, in cui i nemici lanciano bombe con uno schema imprevedibile e difficilmente aggirabile. Muovere una critica in questo senso non è una contraddizione rispetto al resto della recensione; l’impressione è che si sia cercato, con qualche tranello volutamente ostico, di alzare il livello di sfida praticamente nullo del resto del gioco. Un artificio che, svelato, infastidisce più che trovare comprensione, anche perché nulla aggiunge in termini di equilibrio dell’esperienza di gioco. Sarebbe stato preferibile, insomma, escogitare rompicapo più cervellotici o fasi platform più lunghe e articolate, piuttosto che inserire solo due o tre trappole mortali e volutamente frustranti.

Mi ricorda qualcosa

Graficamente, Toby: The Secret Mine è bello da vedere. Gli ambienti in controluce sono ricchi e dettagliati, a loro modo evocativi, anche grazie al colore degli sfondi, che varia di livello in livello e che talvolta si arricchisce di elementi secondari, come la pioggia, le nuvole in movimento, le foglie mosse dal vento. Senza infamia e senza lode il comparto audio, con sonorità a fare da tappeto all’avventura ed effetti che completano la scenografia del gioco e che di tanto in tanto suggeriscono la presenza di aree nascoste. I personaggi si muovono in modo fluido e naturale, anche se sono davvero semplificati nella loro realizzazione. Un comparto audiovisivo buono, insomma, anche se non originale, in quanto evidente e nota è la fonte di ispirazione.

Trofeisticamente parlando: una botta e via

Toby: The Secret Mine ha un misero set di dieci trofei (cinque bronzo, quattro argento e un oro) che richiede davvero poco per essere completato. La maggior parte delle richieste sono legate alla storia o ad azioni banali, tra cui morire spesso. L’unico ostacolo, si fa per dire, è la ricerca dei ventisei amici imprigionati, facile anche senza la nostra guida, mentre il doppio finale disponibile si ottiene rigiocando solo l’ultimo capitolo con la selezione livelli. Niente di memorabile neanche qui, insomma.

VERDETTO

Toby: The Secret Mine fallisce su più fronti. Propone enigmi che quasi si risolvono da soli, non sa raccontare la propria storia e cerca artificiosamente di alzare la difficoltà di un'avventura davvero troppo corta. Ciò che ha di buono, le fasi platform, si concludono in pochi secondi e non lasciano traccia nella memoria. Vista la dichiarata fonte di ispirazione rappresentata da Limbo, il gioco si configura più come un tributo amatoriale al gioco originale, un'opera manieristica che non trova la propria identità e che, soprattutto al suo prezzo, non troverà neanche molti utenti disposti a dargli una chance.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.