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Wolfenstein II: The New Colossus – Recensione

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Quando uscì nel 2014, Wolfenstein: The New Order sorprese tutti per l’incredibile qualità di narrativa e gameplay, riuscendo a incantare anche il nostro Dario che, da non amante degli sparatutto in prima persona, spese parole al miele nella sua recensione (mi sono commosso. Sul serio NdD). Qualche mese più tardi, arrivò il DLC stand-alone The Old Blood, capace di confermare l’ottimo lavoro svolto da MachineGames. L’uscita di un secondo episodio era praticamente scontata ed eccoci quindi a recensire Wolfenstein II: The New Colossus. Quali novità apporta rispetto al suo predecessore? Ma soprattutto, riuscirà a riconfermare (o magari anche a superare) gli standard qualitativi del primo episodio?

Dove eravamo rimasti?

Dopo averci quasi rimesso le penne nel finale di Wolfenstein: The New Order, William Joseph Blazkowicz è tornato, ma non più forte e cattivo di prima. Gli eventi del primo episodio hanno infatti messo a dura prova il nostro amato protagonista, sia nel fisico che nello spirito. Anche stavolta, dopo aver passato qualche mese in coma, viene risvegliato in maniera piuttosto brusca dalle maniere poco amichevoli dei nazisti; il sottomarino che con tanta fatica aveva conquistato, assieme alla sua squadra, è stato infatti rintracciato ed è finito sotto attacco per mano di una vecchia conoscenza della serie, la spietata Frau Engel. Suo malgrado, Blazko si ritrova a dover combattere ancora una volta per la sua vita e quella dei suoi compagni, nonostante le sue precarie condizioni di salute. In ogni caso, il nostro protagonista non è uno che si arrende facilmente e anche stavolta, attraverso l’uso dell’armatura Da’at Yichud, si farà largo tra centinaia di nazisti e macchine di distruzione, mosso da un grande spirito patriottico e dal grande affetto che lo lega ad Anya e a tutti gli altri membri della squadra (new entry comprese).

Proprio come in Wolfenstein: The New Order, gli sviluppatori hanno deciso di concentrare i loro sforzi unicamente sulla campagna principale. Fin dal prologo il gioco è capace di trasmettere emozioni forti, coinvolgendo il giocatore in una storia fatta di sofferenza e violenza, ma anche di amore e di orgoglio, e perché no, sana ironia. Blazkowicz non ha più quell’aria da sempliciotto che, almeno inizialmente, portava a immaginarlo come il solito banale protagonista di uno sparatutto in prima persona; come già anticipato, il nostro eroe è evidentemente segnato da traumi fisici, che, quando non indossa l’armatura, lo costringono alla sedia a rotelle, e spirituali, che spesso esprime parlando con sé stesso. In questi momenti di introspezione è impossibile non entrare a contatto con Blazko, stabilendo un forte legame empatico verso il personaggio. Raramente un videogioco è stato capace di farci provare una cosa simile; in questo senso, The New Order aveva già fatto molto bene, ma in The New Colossus gli sviluppatori si sono davvero superati.

Ovviamente non c’è solo Blazkowicz: la già citata Anya, tutti i membri del Kreisau Circle, Grace Walker, la perfida Frau Engel e tutti gli altri sono realizzati e caratterizzati in maniera impeccabile. Ci si emoziona con le vecchie conoscenze, perché già si conosce la loro storia ed è più facile entrare a contatto con loro, e ci si stupisce per le personalità vivaci delle new entry. La trama vera e propria invece, nonostante possa sembrare sottotono in alcuni frangenti, è comunque capace di regalare grandi emozioni e colpi di scena, oltre ad alcune brillanti perle di humor trash. Anche in questo caso la struttura è rimasta praticamente invariata, con tante cutscene narrative tra un capitolo e l’altro, sempre di altissima qualità a livello artistico e tecnico. In sostanza, se riponevate grandi aspettative sul fronte narrativo, siamo convinti che rimarrete ancora una volta colpiti dal lavoro di MachineGames.

Dalle parole ai fatti

The New Colossus è una produzione adulta, pensata per un pubblico maturo a cui viene richiesta una certa sensibilità (che è mancata a chi ha criticato MachineGames per la satira politica presente negli spot pubblicitari del gioco), ma che non rinuncia all’espediente della violenza, sia nella narrazione che nella parte giocata. La morte, in Wolfenstein, è all’ordine del giorno ed entrambe le fazioni ricorrono a violenza in dosi massicce pur di vincere la propria battaglia. Tutto quello che vedrete però è stato ponderato dagli sviluppatori e spesso, proprio su questo argomento, i protagonisti dell’avventura esprimono la propria opinione o condividono la propria traumatica esperienza.

A proposito di violenza, passiamo a parlare di un altro elemento fondamentale che è la sezione sparatutto vera e propria. Rispetto al suo predecessore, The New Colossus non introduce novità significative per quanto riguarda il gameplay. Quello che però appare piuttosto evidente è l’intervento degli sviluppatori a proposito di fasi stealth e intelligenza artificiale, due dei difetti principali di The New Order. Per quanto riguarda le fasi stealth abbiamo percepito un notevole miglioramento, con un level design decisamente più ispirato, capace di regalare ottime soluzioni sia nel caso vogliate agire nell’ombra, sia nel caso abbiate voglia di carneficina. Gli scenari sono molto più grandi e ricchi di dettagli, capaci quindi di offrire molti più spunti per variare la propria strategia.

L’intelligenza artificiale, invece, ci ha convinto un po’ meno; i miglioramenti sono evidenti e immediatamente percepibili, forse pure troppo. Soprattutto nelle fasi iniziali, quando avrete poca dimestichezza con armi e coperture, vi ritroverete spesso coinvolti in frustranti sezioni trial and error in cui dovrete perire più e più volte per capire come affrontare i nemici, anche a livello di difficoltà medio. Questo vi richiederà più attenzione rispetto alla media degli FPS, anche perché, nel caso non lo sappiate, la serie di Wolfenstein non prevede rigenerazioni dell’energia di alcun tipo se non attraverso medikit da raccogliere nei livelli di gioco. Una produzione che, come il suo predecessore, mantiene uno stile old school, adattandolo perfettamente alle esigenze dei videogiocatori “moderni”.

Posso giocare, papà?

A proposito della difficoltà, in The New Colossus sono presenti ben sette livelli di difficoltà, pensati per tutti i tipi di giocatori: da chi ama grandi sfide a chi preferisce concentrarsi sulla trama, fino a chi vuole godersi entrambi gli aspetti del gioco senza esagerare. Questo nuovo episodio di Wolfenstein ci è sembrato calibrato ottimamente e per questo estremamente godibile. Farete sicuramente fatica nei primi capitoli dell’avventura, ma una volta individuato il vostro livello di abilità, il divertimento è assicurato.

Ottima anche la longevità, che varia dalle dieci alle quindici ore a seconda della difficoltà e della bravura del giocatore, ovviamente destinate ad aumentare nel caso vi dedichiate alla raccolta di tutti i collezionabili. Grazie a un feedback delle armi straordinario (con un arsenale che ancora una volta non offre tantissimo a livello di quantità, ma brilla per qualità) ai 60fps dalla stabilità impressionante, al level design molto più ispirato e al buon bilanciamento dei diversi livelli di difficoltà, anche sotto il profilo del gameplay Wolfenstein II: The New Colossus conquista un posto nei migliori videogiochi di quest’anno, oltre che nel suo genere.

Corposi extra

Dopo averla mantenuta segreta per qualche tempo, gli sviluppatori hanno finalmente rivelato il segreto dietro la dicitura Camera Blindata presente nel menù di gioco principale. Selezionando questa opzione, avremo accesso ai quattro DLC previsti per il gioco (dei quali è da poco stata svelata la data d’uscita), ma soprattutto alla simulazione di combattimento, grazie alla quale potremo rigiocare alcune sezioni delle missioni già affrontate, a qualsiasi livello di difficoltà, con un contatore che incrementerà a seconda del numero e del tipo delle esecuzioni realizzate.

Un’altra cosa che già il nostro Dario apprezzò tantissimo ai tempi della sua recensione di Wolfenstein: The New Order è la cura con cui gli sviluppatori hanno creato l’intero universo di gioco: da locandine propagandistiche a celebri canzoni sapientemente rielaborate in salsa nazista, fino alle ambientazioni post-apocalittiche, tutto è credibile e rende più immersiva l’intera esperienza videoludica. In questo senso, un altro contributo significativo è dato dalle centinaia di collezionabili sparsi nelle varie ambientazioni; ogni lettera, pagina di diario, ritaglio di giornale ci farà capire dove ci troviamo e perché, raccontandoci il mondo ai tempi di Blazkowicz e compagni.

Più framerate per tutti

Inutile girarci troppo attorno, Wolfenstein II: The New Colossus fa paura sotto tutti i punti di vista. L’aspetto tecnico, ovviamente, non poteva essere da meno; con 60fps granitici, anche senza avere una PlayStation 4 Pro, le fasi di azione sono spettacolari e a beneficiarne, oltre all’aspetto, è soprattutto il gameplay. Magari non tutti i dettagli sono rifiniti alla perfezione, ma vi assicuriamo che il sacrificio è praticamente impercettibile tenendo in considerazione la qualità globale della produzione. Anche a livello sonoro il gioco è impeccabile, con effetti sonori sempre perfetti e un doppiaggio in italiano che, come in The New Order, si conferma su un piano qualitativo altissimo.

Trofeisticamente parlando: mein Leben!

Wolfenstein II: The New Colossus offre ben 51 trofei, Platino compreso. Molti obiettivi sono legati al completamento della campagna, altri sono legati ai diversi livelli di difficoltà del gioco, compreso quello che richiede di terminare l’avventura al terribile grado “Mein Leben!”. Le restanti coppe virtuali sono ottenibili compiendo azioni particolari attraverso determinate uccisioni in determinate condizioni, o raccogliendo tutti i collezionabili sparsi per il gioco. Come sempre, per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare l’apposito elenco ai trofei, già disponibile sul nostro forum.

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
9/10
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Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.

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