Visceral Games: la storia tra alti e bassi – Speciale

Il mondo cambia, così come anche il modo di giocare e di realizzare i giochi. Mi ricordo ancora quando il single player bastava e il multiplayer, invece, era una nicchia destinata ai pochi che si potevano permettere una buona connessione, ma rimaneva una nicchia, un’opzione, che non toglieva o snaturava l’idea originale di un videogioco.

Oggi ci ritroviamo in un mondo videoludico in cui, quando viene pubblicato un gioco, ci sembra strano non trovare una modalità multiplayer; ci siamo talmente abituati che ormai è normale trovare giochi sprovvisti di single player, venduti solo per essere giocati online.

Personalmente non disprezzo questa nuova generazione di videogiochi, anzi, mi piace e online mi diverte giocare con gli amici. Il multiplayer ha infatti creato nuove opzioni per restare in contatto con il mondo esterno, conoscere nuova gente e creare amicizie a distanza. Giocando online, c’è persino chi ha trovato l’amore.

Quello di cui vi voglio parlare, dopo tutte queste premesse, è perché case come la Visceral Games, oggi, vengono chiuse. Se non vi ricordate il nome di questa casa videoludica, basterà citare Dead Space, un brand di successo dalle tinte horror. Le origini di questo videogioco sono semplici: l’idea era di creare un seguito spirituale di System Shock, gioco di Looking Glass Technologies del lontano 1994. Il progetto continuò a svilupparsi e piano piano si distaccò dalla sua fonte d’ispirazione, diventando uno sparatutto in terza persona, ispirato a film come La Cosa, Alien ed Even Horizon. Insomma, un bel connubio tra fantascienza e horror.

L’idea venne proposta e accettata da EA che era interessata a nuove IP. Nacque così Dead Space, diventato poi uno dei punti di riferimento del genere survival horror. Nonostante fosse un titolo inedito, Dead Space ottenne ottimi risultati e l’arrivo di un seguito era praticamente scontato, ma il team, che intanto era diventato Visceral Games, si era dedicato al progetto Dante’s Inferno. EA stava attraversando un periodo proficuo, promuovendo sul mercato proprietà intellettuali inedite con ottimi riscontri, quindi non ebbe problemi a dare fiducia allo studio. Quello che si presentò era un gioco nello stile di God of War, ambientato nell’inferno della Divina Commedia.

Sergio Ciufo
Nato e cresciuto sempre con una console Sony in casa, possessore anche di qualche console Nintendo e Pc. Preferisce una storia toccante in un single player che molte ore online. Prop maker, lettore e cinefilo accanito.

2 Commenti

  1. […] Jorgensen ha comunque ammesso che Electronic Arts sta valutando tutto il materiale rimasto, per capire se possa essere riutilizzato per lo sviluppo di un gioco diverso, da affidare a un altro gruppo di lavoro. E voi cosa ne pensate? Ricordate i lavori di Visceral Games? Se volete conoscere meglio questa casa di sviluppo vi invito alla lettura di questo speciale approfondimento. […]

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