The Wild at Heart – Recensione

Sviluppatore: Moonlight Kids Publisher: Humble Games Piattaforma: PS4 Genere: Indie Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 24,99 € Italiano:

Colorato, ispirato e apparentemente emotivo. The Wild at Heart cattura subito l’occhio del videogiocatore già dal trailer di presentazione, per poi catturarne, successivamente, anche il cuore. La produzione targata Moonlight Kids ed edita da Humble Games dopo aver sorpreso sulle piattaforme rivali, arriva anche su PlayStation.

La realtà è scadente

Un inizio un po’ confuso ci accompagna pian piano nei primi minuti di The Wild at Heart; dalla cameretta di Wake scopriamo che il protagonista si appresta ad attuare un piano con la sua migliore amica Kirby. Anzi, il piano! Quello che nei primi secondi sembra un gioco dettato dalla fantasia di un bambino, si trasforma stanza dopo stanza in qualcosa di molto più grande e serio. Nonostante lo stile coloratissimo, Wake è circondato da una realtà buia che ha caratterizzato la sua infanzia e dalla quale vuole scappare. La casa piena zeppa di bottiglie vuote e il salone buio illuminato soltanto dalla luce della TV che si riflette su un padre ubriaco, ci fanno capire subito le cose come stanno.

Così Wake scrive una lettera di addio che probabilmente non verrà mai letta, apre il cancelletto esterno della casa e scappa via come previsto. Tuttavia, quello che sembrava un piano perfetto, fallisce quando Wake si perde nel bosco, ormai a ridosso della notte. Proprio mentre tutto sembra perduto, però, il ragazzo incontra il primo dei tanti amici che gli salveranno la vita.

Guardiani della foresta

Da questo punto in poi la realtà comincia via via a diventare sempre più magica. Gli spiritelli, da subito legati a Wake e Kirby da un legame davvero speciale, seguiranno i protagonisti ovunque mentre svolgeranno gli incarichi per i Greenshields, al fine di proteggere la foresta dalle pericolose ombre che compaiono al calar della notte: i Never. L’oscurità diventerà il loro territorio di caccia e Wake dovrà rifugiarsi nel primo accampamento più vicino per non perdere la vita. Wake, ormai al sicuro, apprenderà da Grey Coat lo stato in cui versano i Deep Woods e le operazioni necessarie per ripristinare. Ovviamente, il ragazzo accetterà.

I due protagonisti possono compiere due azioni ciascuno, una predefinita (il calcio) e una personalizzata – Wake usa un aspirapolvere in stile Luigi’s Mansion e Kirby una lanterna in grado di abbattere materia oscura, ma gran parte del gameplay ruota attorno agli spiritelli e alla loro gestione. Questi graziosi esserini hanno abilità diverse ben legate con il level design che ci permetteranno di esplorare via via la mappa. Spiritelli del fuoco e del ghiaccio, per esempio, saranno sbloccabili proseguendo man mano nell’avventura. Questa meccanica attiverà anche un discreto backtracking che ci permetterà di attraversare dei passaggi precedentemente bloccati o di raggiungere forzieri o aree del tutto opzionali.

La gestione degli spiritelli è a totale discrezione del videogiocatore, che può scegliere quanti portarne con sé e le azioni da assegnargli – potrete esplorare il mondo letteralmente con un esercito di piccoli esseri al vostro seguito. All’atto pratico, l’azione più comune sarà quella di lanciarli di peso contro nemici oppure oggetti per raggiungere il nostro fine.

The Legend of Wake and Kirby

All’inizio avremo la possibilità di scegliere fra due livelli di difficoltà: uno dà più peso ai combattimenti e al grinding, l’altro promette di farvi concentrare più sulla storia che sulle sfaccettature del gameplay. In ogni caso la raccolta di materiali è piacevole e la loro reperibilità abbastanza bilanciata da non creare frustrazione. Le fasi di combattimento, invece, non sono poi così sviluppate; esse si limitano a tirare calci o a lanciare esserini contro il nemico, ma spesso costringono a preferire la fuga.

Vi abbiamo già anticipato le abilità di Kirby in precedenza. Una volta incontrata la co-protagonista un po’ più in là nella storia, avremo la possibilità di alternare i due personaggi premendo il tasto triangolo, per svolgere azioni altrimenti impossibili. Wake e Kirby si completano perfettamente; in tal senso, forse è un peccato non aver pensato a una specie di modalità cooperativa per due giocatori.

In sostanza il gameplay di The Wild at Heart è vario e ben studiato. Gli sviluppatori sono riusciti a mettere sul piatto un’offerta ludica di tutto rispetto, con fasi di libera esplorazione e risoluzione di enigmi soddisfacenti. Il mondo di gioco è sorprendentemente ampio, a tal punto da includere diverse piattaforme di viaggio rapido. A stimolare la progressione è soprattutto il modo di aver concepito la mappa, abbinato alle piccole ma interessanti idee che arricchiscono il gameplay passo dopo passo.

Oltre ai chiari riferimenti a The Legend of Zelda e Pikmin, The Wild at Heart sembra uscire da un qualche universo nintendiano anche per grafica e sonoro. Il coloratissimo mondo fantasy che fa da contorno all’avventura di Wake è sorretto da musiche che accompagnano abilmente l’esplorazione durante il giorno e incutono paura e insicurezza all’arrivo dell’oscurità, territorio di caccia preferito dei Never. Unico difetto, se così possiamo chiamarlo, è il mancato supporto della localizzazione italiana.

Trofeisticamente parlando: cleanup esagerato

L’elenco trofei di The Wild at Heart sembra spaventosamente lungo ma, in realtà, è completabile in poco più di dodici ore. Il trofeo di Platino richiederà un cleanup dei collezionabili abbastanza denso, ma potrete affrontarlo a fine storia, quando i Deep Woods saranno sicuri anche di notte. Per tenere traccia delle coppe è disponibile il nostro elenco trofei.

VERDETTO

The Wild at Heart è una coloratissima avventura indie che riutilizza elementi già visti in altre produzioni (soprattutto sponda Nintendo) per raccontare la sua storia. Quest'ultima sa anche emozionare grazie a un ottima scrittura che spesso sforna delle chicche da non sottovalutare. Il gameplay ingrana completamente dopo la prima ora di gioco ed è perfetto per chi vuole passare una decina di ore in un fantastico e ampio mondo con tanti esserini al seguito e un level design stimolante.

Guida ai Voti

Salvatore Terlizzi
Scopre i videogiochi con Monkey Island e Indiana Jones, per poi rimanere legato a vita al genere delle avventure grafiche. Grazie a PlayStationBit scopre, quasi per caso, la serie Yakuza e finisce per innamorarsene. Ha ancora l'immenso piacere di farsi sorprendere da un settore in continua evoluzione. Ehi guarda laggiù! Sisi, c'è una scimmia a tre teste...