Chasing Static – Recensione

Sviluppatore: Headware Games Publisher: Ratalaika Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Horror Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 14,99 € Italiano: No

Quando si parla di videogiochi a tema horror è impossibile non pensare ai mostri sacri che hanno segnato il genere: Silent Hill e Resident Evil. Questi due titoli cult hanno trovato fama sulla prima PlayStation, condizionando, nel bene e nel male, tutti gli altri titoli dello stesso genere usciti in seguito. Oggi molti sviluppatori indipendenti si divertono a (ri)proporre videogiochi che, tutto sommato, possano (ri)evocare i ricordi delle glorie passate. Ed è questo il caso di oggi: Chasing Static. Nato dalle menti di Headware Games, questo videogioco horror psicologico ci riporterà in piena epoca PlayStation One, con un titolo che sembra essere a cavallo tra i sopracitati titoli e un pizzico di Twin Peaks, che non fa mai male. Grafica low-poly annessa, prepariamoci a vivere la brevissima avventura di Chris Selwood, tra fantasmi, cittadine desolate e strane apparizioni.

In my restless dream…

La storia di Chasing Static si aprirà con il protagonista fermo a fumare fuori una chiesa, in seguito ad un probabile lutto. Durante l’introduzione scopriremo che la perdita del padre, ha portato Chris a tornare nel piccolo villaggio scozzese in cui abitava. Mentre la scena proseguirà scopriremo anche che il padre era coinvolto in alcuni esperimenti che daranno vita a quello che è effettivamente il plot del gioco. Arrivato ad un vicino diner e sceso per chiedere informazioni, Chris si risveglierà, dopo essere stato attaccato da una strana creatura paranormale, in un posto completamente diverso da quello in cui pensava di essere. Il giocatore scoprirà quindi di ritrovarsi in una sorta di realtà parallela della stessa città in cui era arrivato. Qui, il palese riferimento a Silent Hill.

Trovata tramite una radio in un vicino bunker, quella che sembra essere un’altra sopravvissuta come lui, Chris scoprirà che la città si trova in un limbo tra la vita e la morte, trasportata in una realtà che non lascia fuggire le anime dei defunti e che lascia ai vivi la possibilità di rivivere alcuni istanti della loro vita tramite degli eco. Per sfuggire alla situazione, il protagonista dovrà riattivare tre meccanismi contenitivi posizionati in vari ambienti di gioco che serviranno a intrappolare le entità pericolose e ricollegare il posto alla dimensione reale.

Ora, prendete tutte queste informazioni e cercate di farne tesoro, poiché iniziata la caccia ai fantasmi vi ritroverete davanti ad eventi sconclusionati e che più volte vi faranno chiedere cosa stia realmente succedendo o cosa stiate realmente facendo. Le note testuali non vi aiuteranno particolarmente.

Who you gonna call?

Chasing Static è una piccola avventura narrativa a tinte horror che fa dell’esplorazione il suo nucleo, distaccandosi, dunque, dalla componente survival dei sopracitati Silent Hill e Resident Evil. Utilizzando un macchinario capace di captare i suoni statici degli echi e controllando il protagonista con una visuale in prima persona, ci muoveremo da una visione ectoplasmatica all’altra cercando anche di riattivare i congegni che ristabilizzeranno i luoghi del gioco. Nei vari ambienti, ovviamente, ci saranno anche presenze ostili, di cui fatichiamo a capirne l’utilità data l’incapacità di morire del protagonista. Per combatterle sarà possibile trovare una sorta di fucile a ultrasuoni capace di allontanarle del tutto da quella dimensione.

Per tutto il gioco, non si farà altro che rimbalzare di eco in eco cercando di trovare la soluzione ai problemi che affliggono il mondo di gioco. Alcuni semplicissimi enigmi ambientali cercheranno di sbarrarvi la strada, certo, ma nulla che possa realmente infastidire l’esploratore provetto che si nasconde in ogni videogiocatore che si rispetti. Preparatevi, però, a esplorare veramente in lungo e in largo, poiché gli ambienti di gioco saranno inutilmente ampi e pieni del nulla cosmico e la sensazione di star cercando il proverbiale ago in un pagliaio sarà costante.

E’ tempo di demastered

Con la piega delle “demastered” fan made di titoli delle correnti generazioni di console, si può facilmente intuire quanto, videogiocatori e sviluppatori, siano affezionati ai titoli low-poly che rimandano all’epoca dei 32-bit. Chasing Static sarà totalmente sorretto da questo elemento che lo renderà, almeno concettualmente, un titolo magnifico.

Le immagini distorte di una foresta che caricherà i propri poligoni all’avanzare del personaggio, i suoni ambientali grattati e imperfetti, all’appello manca solamente lo start-up della prima PlayStation per completare quella che è un’enorme operazione nostalgia degli sviluppatori. Ad aggiungere ulteriore bellezza al gioco ci saranno anche una fantastica colonna sonora e un livello altissimo di recitazione, oltre a piccole chicche come una polaroid che funge da macchina per salvare la partita.

Oltre a questa minuzia nella cura dei dettagli visivi e scenici, sarebbe stato opportuno, però, gestire meglio il gameplay e magari rendere più comprensibili gli eventi di gioco con qualche cutscene in più e meno echi da interpretare. Simpatica l’esperienza di rivivere una scena del passato dopo aver trovato le frequenze distorte del luogo con il congegno adatto, ma rimbalzare da una scenetta all’altra senza capire effettivamente chi o cosa fossero i protagonisti, alla lunga, potrebbe portare alla noia.

Trofeisticamente parlando: Chasing Platinum

Eccoci nella sezione più amata dai nostri lettori. Guadagnare la coppa di Platino in Chasing Static non sarà complesso, quanto più ingarbugliato a causa dei diversi finali del titolo. Grazie alla nostra guida ai trofei, però, nulla vi dovrà spaventare. Oltre ai trofei relativi alla storia, ci saranno i classici collezionabili, divisi in note ed echi da trovare e qualche trofeo di miscellanea. Con una giusta guida, sarà possibile guadagnare tutto nel giro di poco più di due ore. DING! Nuovo Platino da sfoggiare in bacheca.

VERDETTO

Chasing Static riesce a mantenere alta la testa grazie ad un'enorme cura nei dettagli e la capacità di far breccia nei cuori dei nostalgici grazie ad essi. Una grafica low-poly, una colonna sonora fantastica e la grande recitazione dei protagonisti superano lo scompenso di un gameplay scialbo e di una trama piena di punti interrogativi.

Guida ai Voti

Raffaele Verde
Anche se i videogiochi sono la sua passione, fin dalla tenera età, continua, ancora oggi a cercare di capirci qualcosa, ovviamente senza riuscirci.