Horizon Forbidden West – Recensione

Sviluppatore: Guerrilla Games Publisher: PlayStation Studios Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 79,99 € Italiano:

Dopo una lunga attesa è finalmente disponibile la recensione di Horizon Forbidden West. Le avventure di Aloy proseguono nella parte occidentale degli Stati Uniti grazie agli sforzi di Guerrilla Games che, ve lo diciamo fin da subito, ha sfornato un altro capolavoro. Per capire perché questo titolo rappresenta uno dei migliori apparsi finora su PlayStation, dovrete continuare a leggere e avventurarvi con noi nel Selvaggio West.

Dove eravamo rimasti

Sono passati solo sei mesi dalla sconfitta di ADE, ma sembra siano stati cinque anni. La conclusione di Horizon Zero Dawn, uscito nel lontano 2017, sarebbe anche potuta essere definitiva per sua stessa natura. La dirompente Aloy è infatti passata dall’essere un’Emarginata a diventare l’eroina di Meridiana. Non si tratta però dell’unica svolta narrativa, perché (e qui, se non avete giocato il primo capitolo vi invitiamo a fare attenzione agli spoiler) la protagonista scopre anche di essere un clone di Elisabet Sobeck, una scienziata in grado d’inventare una IA nota come GAIA per controllare un sistema di terraformazione automatizzato. Il delicato meccanismo viene minato proprio da ADE, un programma che corrompe GAIA per distruggere il mondo, ma che viene fermato dalla nostra eroina.

Il tempo è relativo

Horizon Forbidden West riparte dalla vittoria contro l’intelligenza artificiale, mostrata anche nell’incipit iniziale. A distanza di sei mesi, Sylens, uno dei nostri misteriosi aiutanti, è in fuga con ADE, mentre Aloy è alla ricerca di un modo per fermare una nuova minaccia. Una misteriosa Piaga rossa sta infatti infestando la Terra, distruggendo ogni forma di vita presente su di essa. Solo una versione non corrotta di GAIA può rimettere in asse la situazione, peccato però che trovare i dati sia un’impresa incredibilmente ardua. Inutile dire che, nonostante il supporto offerto dall’introduzione e dal nostro cappello, una rilettura della trama di Horizon Zero Dawn sia più che doverosa.

Dopo le prime battute infatti, la narrazione decolla. Sylens invita Aloy a raggiungerlo nell’Ovest Proibito, un territorio controllato da tribù violente in costante lotta tra loro, per scoprire i segreti che ADE ha da rivelare. A differenza del primo capitolo, questa volta la guerriera Nora non viaggia però da sola; sarà accompagnata sia da volti noti che da nuovi personaggi, mostrando fin da subito l’intenzione di Guerrilla Games di creare un nuovo filone di storia più improntato sui legami interpersonali.

Abbiamo sottolineato non a caso la possibilità che il primo capitolo potesse essere anche l’unico. La sconfitta di ADE, pur con numerosi interrogativi in sospeso, e la trasformazione di Aloy da zero a eroe (per usare una citazione cinematografica) potevano rappresentare la fine dell’evoluzione del personaggio. Proprio per questo, il team ha deciso di focalizzarsi per la seconda parte della storia sulla creazione di legami, plasmando ulteriormente la donna dai capelli rossi e spingendola a dar vita a una sua sorta di tribù. Questa scelta, che fa da filo conduttore dell’intera vicenda, è uno dei principali motivi (ma non certo l’unico) per cui Horizon Forbidden West rappresenta un capolavoro.

Il coinvolgimento del giocatore è pacato ma constante, con numerosi dialoghi da affrontare anche tramite scelte multiple. Queste non modificano drasticamente la trama come in una qualsivoglia visual novel, ma permettono d’instaurare una fondamentale connessione con la personalità di Aloy.

Dritto al cuore

La storia non è l’unico elemento di pregio del titolo di Guerrilla Games. Le frecce nell’arco di Horizon Forbidden West sono davvero tante: una di quelle che va a segno per prima è indubbiamente la grafica dettagliatissima e incredibile. Fin dalle fasi iniziali del gioco, si rischia di rimanere senza parole davanti a un mondo vivo, pieno di colori e di movimento, popolato da esseri umani dotati di un’espressività fuori dal comune. Le prime cut-scene in computer grafica rivelano inoltre un cambio fondamentale rispetto a Zero Dawn: addio ai primi piani forzatissimi, per accogliere un taglio più cinematografico.

L’intero gioco ne giova, spinto dalla ricerca spasmodica del dettaglio, come il riflesso negli occhi dei personaggi o un movimento impercettibile del fogliame. L’unica cosa che sembra un po’ fuori controllo, a voler fare le pulci all’opera, sono i capelli ribelli di Aloy. Nonostante questo Horizon Forbidden West resta un magnifico quadro, ricco per giunta di cambi di ambientazione tutt’altro che trascurabili. Passare in pochi minuti dal vivo di una foresta alla nudità del deserto o arrivare su luccicanti coste lascia totalmente ammaliati. Se a questo aggiungiamo che il mondo è in continua evoluzione, si iniziano lentamente a metabolizzare l’impegno e la dedizione che Guerrilla Games ha riversato nel loro prodotto.

Non sono rari, infatti, gli stravolgimenti ambientali, che nel proseguo della storia plasmano in maniera radicale l’ambiente che circonda Aloy e i suoi compagni, rendendo di fatto tutto così realistico e naturale da spingerci a pensare che ogni gioco dovrebbe essere realizzato con questa idea in mente. L’evoluzione, per tornare brevemente alla trama, non è però solo ambientale. I personaggi mutano con il passare del tempo, modificando i rapporti con Aloy e di conseguenza le risposte fornite alla stessa. L’Ovest Proibito è un mondo vivo, pieno d’interazioni grandi e piccole che, in maniera non dissimile da giochi di ruolo più classici, creano una lore incredibilmente stratificata. Le pieghe sono tantissime, e sta al giocatore esplorarle o lasciarle in sospeso. Cura nei dettagli, come detto, maniacale, che permette di vivere esperienze di amicizia con i personaggi immaginari talmente ben strutturate da sembrare reali.

Rise against the Machine

Horizon Forbidden West non è però solo grafica e trama, perché in mezzo a cotanto splendore offre ai giocatori anche solido gameplay. Lo stile non può che ricalcare quanto visto nel primo capitolo, con le temibili macchine pronte a farci la pelle. I combattimenti sono sempre esaltanti, una sfida tattica tra l’intelligenza artificiale e l’abilità del giocatore.

Abbattere un enorme Aspidenti, pronto a scioglierci nell’acido, con una serie di frecce scagliate con precisione regala una soddisfazione difficile da eguagliare. Stesso discorso per le battaglie contro nemici più piccoli (o più grossi), ognuno da affrontare con precise tattiche, soprattutto giocando alle difficoltà più elevate. Fortunatamente Horizon Forbidden West è campione anche di adattabilità. Le modalità vanno dalle più semplici a quelle più ostiche, per adattare l’esperienza al singolo utente. Chi cerca una storia intensa inframezzata da sessioni action abbordabili potrà distinguersi da chi vuole una prova da vera eroina di Meridiana.

Le macchine non sono però le uniche minacce che Aloy dovrà gestire. Oltre ai Tenakth, altre tribù decisamente più ostili popolano l’Ovest. I combattimenti contro altri esseri umani non sono rari e risultano tendenzialmente ben fatti, anche se ovviamente le sfide alle macchine hanno un altro fascino. Tolta l’aggiunta delle armature, il classico colpo alla testa rimane il modo migliore per liberarsi degli aggressori, togliendo un po’ di tattica e di conseguenza di mordente alla lotta. Si tratta comunque di una piccola parte di un tutto decisamente ben gestito, in cui momenti intensi si alternano ad altri più tranquilli.

La rossa parkourer

Tra una gigantesca macchina biomeccanica e una banda di guerrieri, Aloy non perde il vizio dell’arrampicata. Proprio come in Zero Dawn, anche in Forbidden West sono infatti frequenti e più curate le sezioni di scalata rese famose da opere come Assassin’s Creed e Uncharted.

Guerrilla Games ha scelto di creare un ambiente in cui le strutture da scalare si fondono armonicamente, lasciando al giocatore il fascino della scoperta. Molto spesso gli appigli risultano infatti mimetizzati nel muschio che copre le rovine, rendendo ogni sezione una ricerca della direzione da prendere. Il rovescio della medaglia di questa scelta è l’impossibilità di tanto in tanto d’identificare correttamente il percorso da seguire.

Fortunatamente il Focus, altro elemento divenuto una costante di Horizon, viene in aiuto al giocatore. Con un rapido tocco della levetta destra è possibile scoprire i punti a cui aggrapparsi e proseguire senza fatica. La visione digitale serve anche per studiare i nemici, seguire le tracce e molto altro ancora. Il Focus diventa così di fatto un hub nascosto che lavora in sinergia con Aloy. Se anche così si dovesse fare fatica, è comunque possibile affidarsi a un vastissimo menu opzioni. Qui è possibile abilitare alcuni aiuti visivi a schermo, perfetti per i neofiti o per chi si spazientisce rapidamente.

Un altro elemento che torna in maniera importante è il crafting, radicato ormai nella struttura di gioco del gioco di Guerrilla Games. Frecce, pozioni e trappole vanno create da appositi menu. Sfruttando i banchi da lavoro è poi possibile migliorare i propri strumenti o crearne di nuovi, come rampini oppure ali per planate. Il tutto, con il tempo, diventa quasi naturale, tanto da non essere mai invadente o frustrante. Uniche eccezioni i momenti in cui ci si trova a dover recuperare tramite farming alcuni materiali.

L’eroina del popolo

Horizon Forbidden West inframmezza una storia intensa in cui si alternano battaglie e sezioni platform con una serie di missioni secondarie che il giocatore può affrontare in totale autonomia. L’Ovest Proibito è un open world ricco di sfide, siano esse gare, terreni di caccia oppure vere e proprie missioni secondarie.

Se poi siete amanti dei mini giochi in stile Gwent (il gioco di carte di The Witcher), passerete probabilmente ore sui tavoli di Batosta Meccanica. Il simpatico gioco da tavolo a tema ideato dal team, pieno di tattiche e strategie, potrebbe tranquillamente diventare un board game reale, visto lo stile e la cura nella realizzazione.

Questa ricchezza non può che rendere il gioco incredibilmente longevo. Se è vero infatti che la storia principale, andando dritti per la propria strada, può essere completata in una ventina di ore, scoprire tutti i segreti che il mondo ha da offrire potrebbe impegnarvi per molto più tempo. Affrontare le varie prove permette inoltre di acquisire una diversa consapevolezza delle capacità di Aloy, che sorprende per versatilità anche grazie a un albero pieno di abilità da sbloccare.

Eliminando nemici e completando le missioni si aumenta di livello, ottenendo punti da spendere per migliorarsi. La decisione su quali rami sviluppare è interamente in mano al giocatore. Si può quindi scegliere di essere un potente e violento guerriero, un preciso arciere oppure puntare su un approccio più stealth. Con il passare delle ore, si potrebbe persino decidere di stravolgere le proprie tattiche, in funzione della maggior confidenza con le meccaniche di gioco. Così facendo si plasma di fatto Aloy sulla base delle proprie necessità.

L’aumento di livello inoltre garantisce l’accesso a una serie di poteri speciali. Questi permettono di supportare la nostra eroina durante i momenti più concitati e sbloccare un potenziale nascosto incredibile. Tanti piccoli elementi quindi, che rendono complicata anche la scelta di come investire i propri punti esperienza.

Tensione e vibrazione

Nel nostro elogio a Horizon Forbidden West non abbiamo ancora parlato dei plus che la nuova generazione ha portato all’opera di Guerrilla Games. Il primo è ovviamente la grande pulizia grafica, che si rivela precisa e profonda. Di tanto in tanto si palesano pop-up, compenetrazione e clipping, ma niente di così clamoroso da rovinare l’esperienza complessiva (senza contare che a breve sono in arrivo patch correttive). La stessa qualità si ritrova anche su un comparto audio eccellente. Sia effetti che colonne sonore degne di nota, una vera gioia per le orecchie. Encomiabile anche il doppiaggio interamente in italiano, che permette di godere al meglio della storia.

L’elemento che però più colpisce è l’utilizzo del DualSense, che regala un feedback incredibile all’utente. Oltre alla vibrazione sempre perfettamente calibrata, il controller regala suoni a ogni scoccare di freccia, tensione sui grilletti e molto altro ancora. Esplorare l’Ovest impugnando il pad di PlayStation 5 rende tutto ancora più vivido. Ogni sensazione che il gioco vuole trasmettere ne esce così amplificata a dovere. Ottima anche la possibilità di scelta della modalità di gioco tra qualità e risoluzione. Mentre la prima si ferma a 30fps, la seconda permette di optare per i famosi 60 fps.

Parlando delle migliorie della next-gen giungiamo alla fine del nostro viaggio. Ci sembra quindi più che doveroso fare il punto della situazione. Horizon Forbidden West è un gioco vasto, intenso e ben realizzato. Nessun elemento però, se preso singolarmente, rappresenta un’innovazione nel genere. Open world, mostri enormi da abbattere, missioni secondarie e un ricco sistema di crafting sono tutte cose già viste in altre opere. Quello che rende l’opera di Guerrilla Games un must per tutti i possessori di PlayStation è la coesione tra tutti gli elementi. Questi, come un motore ben rodato, danno vita a un RPG open world che somiglia a un vero e proprio ecosistema, vitale e pulsante. I legami vecchi e nuovi di Aloy fanno il resto, restituendo al giocatore una sensazione di pienezza che pochi altri videogiochi in commercio riescono a regalare.

Trofeisticamente parlando: tutto tranquillo sul fronte occidentale

Se per ottenere il trofeo di Platino del primo capitolo avete dovuto dar fondo alle vostre abilità, state tranquilli. La lista trofei di Horizon Forbidden West non nasconde grandi insidie, se non un trofeo mancabile legato a nemici da scansionare e la necessità d’investire punti abilità nella classe Guerriero per risparmiarsi qualche ora di farming. Sul nostro forum trovate già la guida trofei ufficiale, con tanti consigli e video per ottenere il Platino anche della seconda avventura di Aloy.

VERDETTO

Se avete letto per intero la nostra recensione avrete già capito che il nostro voto per Horizon Forbidden West non può che essere un tondo nove. L'opera di Guerrilla Games raggiunge livelli di eccellenza impensabili e, nonostante qualche piccola sbavatura, regala ai giocatori un'esperienza che unisce quantità e qualità. L'avventura di Aloy prosegue nel migliore dei modi, con una trama dai risvolti interessanti supportata da un gameplay classico ma sempre divertente. Diffidate degli hater: se amate i videogiochi, Horizon Forbidden West è il modo più bello per iniziare il 2022.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.