Labyrinth of Zangetsu – Recensione Speedrun

Sviluppatore: Acquire Publisher: PQube Piattaforma: PS4 Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 29,99 € Italiano: No

In mezzo a importanti uscite, come Final Fantasy XVI giusto per accomunare i generi, PQube e lo sviluppatore Acquire hanno tirato fuori dal cilindro un prodotto particolare. A differenza del titolo di punta di Square Enix, la cui recensione è fresca di uscita sulle nostre pagine, con Labyrinth of Zangetsu si orienta apertamente verso il GDR di stampo classico e sul dungeon crawler; in tutto e per tutto puro old school e ispirandosi alla golden age dei giochi di ruolo.

Ser, mi dia del contesto

La trama di Labyrinth of Zangetsu è però scarna e abbastanza generica. Gli eventi si svolgono nella città di Ido, un luogo dove un inchiostro misterioso ha preso il sopravvento e ha corrotto persone, animali e persino il terreno. Sono pochi i guerrieri eletti capaci di resistere all’influenza dell’inchiostro malvagio, e questi sono chiamati alle armi in gruppi per affrontare i labirinti maledetti, sconfiggere i mostri corrotti e salvare così l’umanità.

Questo comporta, sfortunatamente, una mancanza totale di profondità dei personaggi, relegati a impavidi eroi senza paura né voce. D’altro canto vuol dire personalizzazione a mille; il party di personaggi è infatti alla nostra mercé per quanto riguarda nome, aspetto e classe, anche se non in maniera troppo approfondita. Si nota fin da subito peraltro una generale disparità di bilanciamento. In Labyrinth of Zangetsu è cosa buona e giusta differenziare le classi, ma a un certo punto il guerriero sarà sempre più efficace di un mago o un chierico, inutili dopo l’esaurimento degli incantesimi a disposizione per ogni match.

Un gameplay lento, ma veloce…?

E’ strano a dirsi, eppure il gameplay di Labyrinth of Zangetsu sa essere sia lento che veloce. Il gioco si presenta come un mix tra combattimento a turni e dungeon crawler, dunque molto basato sull’esplorazione degli ambienti e sulle tattiche da adoperare in battaglia. Muoveremo il nostro party in un’area circondata da porte e muri in stile Wolfenstein, dove scopriremo passaggi segreti, tesori nascosti e sfideremo i nemici (visibili sulla mappa, quindi è scongiurato il problema degli incontri casuali).

Con quattro guerrieri al nostro comando, ognuno con le proprie abilità e statistiche, affronteremo i mostri dei labirinti con la classica e ormai vintage visuale in prima persona. Gli scontri, seppur inizialmente a senso unico e abbastanza noiosi, fanno schizzare in alto la curva della difficoltà dopo soli pochi stage, incentivando la sfida. Ma si morirà, e parecchio se non si sarà preparati abbastanza. Qui entra in gioco il magistrale bilanciamento dell’economia del gioco.

Ottenere i Sen necessari a crescere non sarà una passeggiata: i mostri non sono così generosi e le missioni secondarie compiute, per quanto riempiano le tasche, ci faranno inevitabilmente scontrare con i prezzi esorbitanti degli equipaggiamenti e delle cure, costringendoci più volte a “lasciare indietro” la crescita di un personaggio rispetto a un altro.

Fatto tutto a mano

Il punto che più colpisce l’attenzione del giocatore è senza dubbio il comparto grafico. Realizzato a mo’ di artwork fatta a pennello, tutto il gioco è contraddistinto da questo stile unico, il sumi-e. Personaggi, mostri, ambienti, qualunque cosa è realizzata con questo stile distintivo. Artisticamente parlando è impeccabile, anche se personalmente ho trovato sia creativo che sconveniente dover giocare quasi esclusivamente in bianco e nero. E’ sicuramente uno stile peculiare per un videogioco, ma quella che doveva essere una qualità ha rischiato di farmi allontanare presto dal titolo per la troppa monotonia che trasmette, complici anche i dialoghi ripetitivi e i riquadri di testo in-game tutt’altro che coinvolgenti.

Trofeisticamente parlando: cento flessioni, cento addominali e cento km di corsa ogni giorno

Il Platino di Labyrinth of Zangetsu non contempla la clemenza verso il giocatore. Per ottenere la coppa più importante del titolo, si dovrà essenzialmente completare la storia, uccidere quindicimila creature far apprendere nove classi allo stesso personaggio, raggiungere il livello massimo con tutte le classi, ottenere un milione di Sen e, più importante, giocare al gioco per cento ore.

VERDETTO

Labyrinth of Zangetsu è un titolo particolare, capace di offrire una sfida apprezzabile grazie ai suoi momenti impegnativi. Il gioco, però, può risultare ripetitivo e un po’ spoglio, e i picchi alti di difficoltà uniti a tempi morti ridondanti potrebbero infastidire. Lo stile artistico è indubbiamente l’elemento che colpisce di più del gioco, ma una volta abituati alla novità dello stile sumi-e, a Labyrinth of Zangetsu resta ben poco da offrire.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.