Twin Robots – Recensione

Sviluppatore: Thinice Games Publisher: Ratalaika Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS Vita) Genere: Platform Giocatori: 1-2 PEGI: 7 Prezzo: 4,99 € Italiano:

Già disponibile da tempo per Wii U e PC, qualche mese fa è arrivato anche su PlayStation 4 Twin Robots, gioco sviluppato da Thinice che si presenta con premesse accattivanti. Parliamo di un platform 2.5D che vede come protagonisti due robot i quali, interagendo reciprocamente e con elementi ambientali, devono trovare la via d’uscita da una serie di livelli. A complicare le cose, almeno sulla carta, c’è la gestione della batteria interna dei robot, che si consuma dopo ogni movimento. Ma i veri problemi sono altri e non riguardano i protagonisti e la loro missione, bensì lo sviluppatore del gioco e diversi limiti che lo rendono piuttosto deludente.

Storia? A chi serve una storia?

Non sempre la semplicità è un difetto. Trame arzigogolate e inconcludenti, così come storie assemblate in fretta e furia solo come pretesto, spesso infastidiscono e appesantiscono esperienze di gioco che basterebbero a se stesse. Nel caso di Twin Robots, però, considerata una certa scarsità di contenuti e di varietà che approfondiremo in seguito, un minimo di contestualizzazione e di “condimento” non avrebbero guastato.

Al contrario, il gioco ci porta a una scarna schermata introduttiva con un menù opzioni riservato ai livelli audio e con il comando per avviare il gioco, che mostra sin da subito l’elenco dei ventotto livelli che in seguito potremo selezionare liberamente. Accedendo al primo e dando inizio all’avventura non troviamo nessun filmato introduttivo, nessun testo che ci spieghi chi siamo, dove, quando e perché; semplicemente iniziamo a giocare, forti solo dello schema comandi offertoci dalla schermata di caricamento.

La sensazione ricorrente è quella di trovarsi al cospetto di un titolo più adatto a uno smartphone che a una console, a un passatempo buono per tenersi impegnati mezza serata più che a un’esperienza che vuole essere ricordata o distinguersi dalla massa. E’ chiaro sin dall’inizio che saremo sottoposti a sfide di livello crescente e che dovremo usare abilità e ingegno, ma meno evidente risulta il perché, a meno che non accettiamo come motivazione valida il mero esercizio intellettivo (comunque ridotto all’osso) o la conquista di un facile trofeo di Platino.

Tutto qui?

La struttura dei livelli è sempre la medesima. Inizialmente uno dei due robot è imprigionato tra due pareti, con una pressa che scenderà lentamente fino a schiacciarlo, mentre l’altro deve affrettarsi a cercare un interruttore rosso con cui fermare la pressa stessa e liberare il compagno. Questa è la costante della prima parte di ogni livello, con una piccola eccezione per l’ultimo, su cui non ci soffermiamo per evitare spoiler. L’interruttore, inizialmente ben visibile e facilmente rintracciabile, con l’avanzare del gioco viene posizionato in aree sempre meno banali, costringendoci in qualche caso a riavviare il livello per prendere una strada diversa e più rapida. Da sottolineare che salvare il compagno non è obbligatorio, si può correre anche da soli.

Una volta liberato il secondo robot, non resta che avanzare fino alla porta di uscita, la quale richiede di essere attivata trasferendole energia. Solo allora potremo uscire e completare il livello. In questo aspetto il gioco mostra il suo meglio, ma anche il suo potenziale inespresso, proponendo strade alternative verso l’uscita, mini-enigmi che richiedono cooperazione (tra robot e/o tra giocatori, grazie alla modalità multiplayer in locale) e fasi platform classiche dove il tempismo e la precisione la fanno da padroni.

Qualità, ma poca varietà

Il lato migliore del gioco, per l’appunto, è la gestione di certe dinamiche nei livelli più avanzati. I primissimi, infatti, non sono altro che passeggiate dall’ingresso all’uscita che offrono un grado di sfida praticamente nullo. Avanzando, però, possiamo incontrare fasi più impegnative, anche se mai proibitive, che ci fanno assaporare ciò che Twin Robots avrebbe potuto essere osando un po’ di più.

Tra gli elementi ambientali da cui guardarsi ci sono punte acuminate fisse o a comparsa alternata che causano morte immediata, pozze di acido che abbassano gradualmente il livello della batteria del robot fino a ucciderlo, calamite ad attivazione temporanea che hanno lo stesso effetto, ingranaggi mortali fissi o che rotolano verso di noi lungo superfici in discesa e le classiche presse da superare col giusto tempismo. Ad aiutare la nostra progressione troviamo getti d’aria che ci sospingono verso piattaforme altrimenti irraggiungibili, cubi di diverse dimensioni da usare per attraversare le pozze d’acido più estese o per attivare piastre a pressione che tengono aperte alcune porte, ascensori e pareti ravvicinate sulle quali saltare a zig-zag.

Dalla combinazione di questi ingredienti, com’è facile immaginare, nascono le diverse situazioni dei ventotto livelli, che diverse sono solo fino a un certo punto. Mai, infatti, si ha la sensazione di essere messi alla prova in modo spinto e anche gli enigmi più articolati (tre o quattro in tutto) non richiedono in realtà che un minimo di ragionamento ed eventualmente un riavvio del livello per scegliere una via piuttosto che un’altra. Twin Robots è insomma un titolo amichevole al punto da risultare accomodante e ciò lo rende piuttosto anonimo, per non dire mediocre.

Belli carichi!

Anche l’elemento distintivo del gioco, la gestione delle batterie dei robot, risulta male implementato. Ogni nostro passo e soprattutto ogni nostro salto riducono gradualmente la barra della carica, che, se portata a zero, determina la nostra morte. In qualunque momento possiamo trasferire energia da un robot all’altro, facendo attenzione a conservarne a sufficienza per attivare la porta di uscita del livello. Purtroppo, è praticamente impossibile restare senza energia o anche solo trovarsi alle strette, sia perché uno dei due robot, quello inizialmente libero, parte sempre con la barra piena, sia perché l’attivazione dell’interruttore che blocca la pressa accende sulle piattaforme luci che, al passaggio, ricaricano istantaneamente il personaggio. Stando attenti all’acido e alle calamite, insomma, dovremmo vagare in giro a caso o saltare in maniera prolungata e senza scopo per restare davvero senza energia.

Per concludere i difetti, non possiamo non citare qualche problema nell’interazione con i cubi, che spesso al minimo contatto scattano in modo innaturale verso aree lontanissime costringendoci a recuperarli con difficoltà o a riavviare il livello, e un fastidioso bug per cui, avvicinandoci con un robot a una delle porte attivabili e passando a controllare l’altro, per qualche ragione il gioco rallenta e procede a scatti finché non torniamo di nuovo al primo protagonista e lo spostiamo di qualche passo. La spinta alla rigiocabilità è bassissima, a dispetto del timer che vorrebbe invogliarci a migliorare i nostri tempi ma che nulla può contro la banalità di molti livelli.

La grafica di Twin Robots riassume al meglio le caratteristiche del gioco: simpatica la realizzazione dei personaggi, ripetitivi gli elementi dei livelli e soprattutto gli sfondi. Un minimo di varietà anche nelle ambientazioni non avrebbe guastato. La colonna sonora è costituita da motivetti rock o techno ripetuti in loop che dopo pochi secondi diventano fastidiosi, invogliandoci ad abbassare il volume, mentre gli effetti audio sono pochi e di una semplicità davvero estrema.

Trofeisticamente parlando: my name is Ma… ehm, Twin Robots

Forse Twin Robots i numeri li farà per motivi che esulano da trama e gameplay. Il suo set di venti trofei include appena quattro coppe di bronzo, mentre sei sono gli argento e nove gli oro. E non manca il Platino, che a conti fatti è ottenibile in appena un paio d’ore e con una spesa davvero esigua (pane per i cacciatori di trofei). Per la coppa blu è sufficiente finire tutti i livelli con entrambi i robot vivi, morire in determinati modi e raccogliere le batterie sparse per i livelli. Peccato che moltissimi trofei siano buggati, nel senso che non compaiono quando dovrebbero, ma solo dopo aver riavviato il gioco o dopo aver connesso un secondo controller. Niente di irrimediabile, anche grazie alla nostra guida.

VERDETTO

Twin Robots assomiglia al prototipo di un buon videogioco, o alla versione free di un titolo per smartphone al termine della quale ci si aspetterebbe di poter acquistare nuovi livelli e di trovare nuove ambientazioni. Poste basi interessanti come la possibilità di cooperare con i due robot (da soli o in multiplayer locale) e la gestione delle batterie, il gioco si perde nell'anonimato riducendosi a una serie di livelli privi di un filo conduttore, di personalità e di varietà. Un comparto audio talora fastidioso, soluzioni visive semplicistiche e alcuni bug rendono Twin Robots appetibile solo per il suo facile Platino.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.