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The Flame in the Flood: Complete Edition – Recensione

Publisher: Curve Digital Developer: Molasses Flood
Piattaforma: PS4 Genere: Survival roguelike Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 14,99 €

Negli ultimi anni grazie (o per colpa, a seconda dei casi) a Kickstarter tantissimi team indipendenti hanno potuto realizzare le loro idee con il supporto degli utenti. La campagna di The Flame in the Flood ha ottenuto un discreto successo (raccogliendo 250.000 dollari), riuscendo ad essere pubblicata su PC e Xbox One e qualche mese dopo anche su PlayStation 4. Questo gioco nasce proprio così, sviluppatori con ottimi curriculum (Bioshock o Halo per citarne un paio) riuniti nello studio di Molasses Flood hanno avuto l’idea per un survival roguelike, arricchito da uno stile grafico peculiare e una colonna sonora country/rock curata dal noto musicista Chuck Ragan. Pronti ad affrontare le insidie del mondo di The Flame in the Flood?

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Istinto di sopravvivenza

Cosa spinge gli esseri viventi a sopravvivere? L’istinto, naturalmente. Il leitmotiv di The Flame in the Flood è lo stesso, sopravvivere e nulla più. Uno degli aspetti negativi di questo titolo è infatti la completa assenza di una trama o qualsivoglia tipo di narrazione, che rende la modalità campagna una sorta di tutorial in preparazione della vera modalità principale, ovvero quella senza fine, appare poco chiara questa scelta da parte gli sviluppatori. Considerando che ci sono due diverse difficoltà, il livello normale può essere utile come introduzione al gioco grazie al sistema di checkpoint, la modalità difficile invece ci è sembrata davvero poco funzionale. In ogni caso, come già accennavamo prima, il vero cuore di questa produzione indipendente è la modalità “endless” capace di divertire la maggior parte dei giocatori (seppur con più di una riserva, ma ne parleremo più avanti). L’elemento survival viene infatti esaltato dalla componente roguelike, per cui ad ogni morte perderemo tutti i progressi ad eccezion fatta degli oggetti lasciati in custodia al nostro fido cane compagno d’avventura. Saremo in constante pericolo dovendo far attenzione a tante cose, oltre alle condizioni della protagonista: bisognerà far attenzione alla pioggia, cercando ripari per evitare di bagnarsi e ammalarsi, all’alternanza tra giorno e notte, agli animali selvatici, che vanno da inoffensivi conigli a pericolosi cinghiali e infine alla zattera, che andrà potenziata oltre che sistemata in caso di collisioni accidentali.

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L’altro elemento caratterizzante di un roguelike è la generazione random delle mappe: in questo caso però, lo schema rimane più o meno invariato di volta in volta e gli scenari con il passare del tempo tendono ad essere fin troppo ripetitivi per l’eccessiva somiglianza. Ogni zona esplorabile appartiene ad una categoria, ci sono le chiese in cui potrete trovare riparo e oggetti per la cura, le stazioni di rifornimento per mettere a punto la zattera ed eventualmente rifornire il carburante, le foreste in cui troverete animali selvatici e piante e così via. Il problema è che le isole della stessa tipologia sono tutte molto simili e soprattutto nella modalità endless, questa ripetitività appesantisce non poco il gameplay.

Non perfetto il bilanciamento, ma ci si trova davanti ad un roguelike e quindi ci può stare di trovarsi in alcune partite con eccesso di risorse e in altre completamente a secco.

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Per quanto riguarda la difficoltà invece, gli ostacoli sono soprattutto in fase di ambientamento: una volta acquisite le principali meccaniche di gameplay, riuscirete a gestire meglio ogni situazione e potrete apprezzare al massimo il titolo. Insomma se siete principianti del genere, preparatevi a morire almeno un paio di volte prima di cominciare a divertirvi sul serio, se invece siete veterani riuscirete ad apprezzare quasi immediatamente quello che ha da offrire The Flame in the Flood, ma alla lunga potreste stancarvi per l’eccessiva ripetitività e prevedibilità delle situazioni.

Un mondo ostile

Il fulcro di The Flame in the Flood è senza dubbio il gameplay: non essendoci una storia vera e propria è la sopravvivenza ad essere al centro di tutto. Il titolo di Molasses Flood si presenta come un survival con idee molto interessanti, ma soprattutto divertenti nella pratica: oltre alla fame, la sete e la fatica del personaggio, andrà tenuto conto della sua temperatura corporea e di eventuali ferite, in caso di scontri ravvicinati con animali selvatici, o malattie, che potranno arrivare in caso consumaste acqua contaminata o cibo non sterilizzato. Non manca il sistema di crafting, che però ha più “contro” che “pro”: per produrre un oggetto più avanzato ottenibile attraverso oggetti composti, anche se avrete nell’inventario tutti gli strumenti necessari, dovrete prima “craftare” gli oggetti composti per ottenere lo strumento desiderato. Scomoda anche la gestione dai menù, che poteva sicuramente essere implementata meglio e che finisce per ostacolare, almeno inizialmente, nelle fasi d’azione più concitate.

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C’è poi da parlare delle fasi in acqua, durante le quali dovremo governare la nostra zattera per risalire il fiume (o cercare altre isole in modalità endless): un diversivo molto interessante, che aumenta ulteriormente la varietà del gameplay. Continuando con la risalita inoltre, crescerà anche la difficoltà con molti più ostacoli da evitare: per questo motivo, esiste un sistema di sviluppo anche per l’imbarcazione. Una trovata molto interessante, congeniale all’avventura e al genere di gioco.

Country/rock nel post-apocalisse

Il comparto tecnico è sicuramente uno dei punti forti di questa produzione, grazie allo stile grafico stilizzato e alla colonna sonora country/rock ad opera di Chuck Ragan. Nulla di rivoluzionario sia chiaro, ma comunque molto al di sopra della sufficienza e capace di valorizzare un titolo con ben più di un difetto. Oltre ad essere esteticamente gradevole, la grafica risulta funzionale visto che non abbiamo cali di frame o problemi tecnici di alcun tipo. La colonna sonora invece accompagna piacevolmente il giocatore durante l’avventura e risulta davvero azzeccata nell’ambientazione quasi post-apocalittica. Manca la localizzazione in lingua italiana, che inizialmente potrebbe infastidire qualche giocatore poco avvezzo alle lingue straniere, ma che comunque influisce in minima parte vista l’assenza di un trama vera e propria.

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Trofeisticamente parlando… una sfida non indifferente

The Flame in the Flood porta con sé 37 trofei, Platino compreso. Ottenere tutte le coppe, come suggerito dal titolo del paragrafo, non sarà affatto semplice: molti obbiettivi sono piuttosto lunghi e intensi, come quello che prevede di sopravvivere per ben venti giorni senza uccidere animali o senza subire danni, sopravvivere per 200 miglia, sopravvivere 40 giorni senza mangiare piante e tanto altro. Se intendete raggiungere il massimo trofeo dovrete superare più di un’insidia e avrete bisogno di tempo, oltre che di una buona dose di fatica. Per altre informazioni, vi consigliamo di dare un’occhiata all’elenco trofei già disponibile sul nostro forum.

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Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.

1 commento

  1. […] The Flame in the Flood è finalmente disponibile su PlayStation 4 nella versione di Complete Edition. Vi avevamo già parlato delle diverse aggiunte che questa speciale edizione comporta, inoltre, cosa più importante, abbiamo già recensito il gioco, per cui, nel caso vogliate saperne di più, vi rimando al relativo articolo che contiene anche il solito paragrafo dedicato specificatamente all’aspe…. […]

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