Outcast: A New Beginning – Recensione

Sviluppatore: Appeal Studios Publisher: THQ Nordic Piattaforma: PS5 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 69,99 € Italiano: Sottotitoli

Ci siamo avventurati su Adelpha per la recensione di Outcast: A New Beginning. Il sequel dell’apprezzatissimo titolo di Appeal Studios, pubblicato nel lontano 1999, promette di aggiungere tante novità e un open world degno di questo nome alla formula. Se siete curiosi di vestire nuovamente i panni di Cutter Slade, non vi resta che continuare a leggere.

Non una porta, ma una voragine

La parte finale degli anni Novanta è stata segnata dalla pubblicazione di tantissime opere di fantascienza. Tra queste alcune, come Stargate, Matrix e Il Quinto Giorno, sono passate alla storia diventando delle vere icone. Partiamo da qui per parlarvi di Outcast, che esce in questo periodo in fermento e porta i giocatori in un mondo, Adelpha, connesso al nostro da un buco nero.

L’ex Navy SEAL Cutter Slade si trova coinvolto in una serie di eventi per chiudere il portale che minaccia di distruggere la Terra. Collaborando con la tribù locale, i Talan, il nostro eroe scoprirà le regioni del pianeta mentre cercherà di salvare non uno, ma ben due mondi. Questa “avventura dinamica”, come è stata definita ai tempi dagli sviluppatori, fu talmente apprezzata da ottenere una remastered nell’anno 2017. Nonostante i problemi di questa nuova versione, sviluppata sempre da Appeal e pubblicata da Bigben Interactive, il team ha deciso di darsi da fare per un seguito che era in fase di sviluppo già sulla vecchia PlayStation 2.

Da questa volontà nasce Outcast: A New Beginning, un vero e proprio sequel il cui nome è stato scelto per sottolineare come il gioco rappresenti una seconda giovinezza per Appeal Studios. L’idea è stata quella di tenere lo stesso protagonista, Cutter Slade, e lo stesso mondo, ossia Adelpha. Luoghi e nomi noti tornano prepotentemente, così come i primi riferimenti all’Ulukai (se siete fan, saprete, altrimenti imparerete giocando). I nemici sono robot e umani, che minacciano il pianeta. Al nostro eroe l’arduo compito di salvarlo e riuscire a tornare sulla Terra. Per qualche misterioso motivo (almeno all’inizio) Cutter in caso di morte torna infatti in una sorta di limbo, salvo poi rinascere su Adelpha.

La trama si dipana tra missioni primarie e secondarie, durante le quali perseguiremo i nostri scopi, aiutando nel contempo le varie popolazioni Talan che troveremo in un totale di 7 villaggi più o meno popolosi. La struttura open world scelta, superate le prime fasi esplicative, lascia una grandissima libertà al giocatore, che potrà esplorare senza problemi brulle distese e lussureggianti foreste. Non aspettatevi però un mondo infinito: Outcast si limita a un’area relativamente ristretta rispetto agli standard odierni. Il team ha però creato una grande diffusione di elementi anche in verticale, dunque girare per Adelpha risulta sempre molto piacevole.

Il gameplay di Outcast: A New Beginning

Appeal Studios ha quindi puntato in maniera importante sul dare grande libertà ai giocatori. Questo è testimoniato dal fatto che molti strumenti per spostamenti ad ampio raggio saranno disponibili fin dalle prime fasi. Cutter Slade potrà infatti scattare, planare e muoversi agilmente grazie all’armatura tecnologica in suo possesso. Potrà anche sfruttare uno scudo olografico e soprattutto un blaster personalizzabile per difendersi.

Se infatti nemici e creature selvatiche ci opporranno troppa resistenza, potremo sfruttare il sistema di crafting integrato nel gioco per modificare la nostra arma. In qualsiasi momento potremo aggiungere e togliere parti, rendendola più adatta alle situazioni in cui ci troveremo. La possibilità di creare circa 10.000 diverse configurazioni (come dichiarato dallo sviluppatore) lascia la scelta interamente nelle mani del giocatore.

Queste meccaniche vengono spiegate con sufficiente dovizia nella parte iniziale del gioco, che fa da tutorial. Chi è abituato ai giochi d’avventura in terza persona non farà comunque fatica a ritrovarsi nella configurazione scelta dal team. I grilletti dorsali sono deputati alle armi, i tasti frontali a scatti e salti. Tutto è strutturato al meglio e sufficientemente fluido, anche se mancano finezze tipiche dei giochi più moderni. Il gameplay sembra infatti un po’ “datato”, nonostante qualche interessante intuizione. Se avete giocato a Horizon o God of War (per citarne due), Outcast: A New Beginning avrà pochi segreti per voi. Inoltre, in questa versione pre-lancio abbiamo riscontrato numerosi rallentamenti e problemi di compenetrazione: nulla che una buona patch al day one non possa però sistemare.

Aiutati che Dio ti aiuta

Dove Outcast: A New Beginning cerca di dare la svolta è sotto l’aspetto delle missioni. Ogni area comprenderà delle richieste generiche, per le quali potremo scegliere il corretto approccio. Tutte le richieste vantano diverse possibilità di risoluzione: starà a noi trovare la strada più adatta al nostro stile. Si tratta di una dinamica che ben si sposa con la libertà lasciata al giocatore ma che potrebbe lasciare spaesato chi è abituato a storie su binari più lineari.

Il visore, attivabile al bisogno, permette comunque di avere varie informazioni e una traccia da seguire, per non sentirsi totalmente persi. In generale, questo come altri elementi tecnologici di Outcast: A New Beginning si mischiano bene con il mondo in stile Avatar, che aiuta a restituire quella sensazione di fantascienza simil futuristica in contrasto con la primitività dei Talan.

Questo ha offerto ai ragazzi di Appeal Studios anche numerosi appigli narrativi, alcuni ben sfruttati, altri meno. La storia è coinvolgente e piacevole da seguire, anche se in certi momenti gli scambi di battute e i dialoghi ci sono sembrati un po’ privi di mordente. Questo anche complice un doppiaggio non esattamente esaltante (oltre che in sola lingua inglese), che toglie qualcosa al fascino di Adelpha e all’alternanza di ambienti che il pianeta offre.

Un altro problema è legato all’eccessiva ripetitività delle richieste: la maggior parte delle missioni prevede di recarsi in un punto e raccogliere un oggetto o distruggere una base nemica. Un po’ poco, anche al netto di missioni secondarie costruite sulla falsa riga di quelle principali. Tra queste, le più piacevoli sono le prove platform, elemento in cui il gioco dà il suo meglio.

Il comparto tecnico di Outcast: A New Beginning

Parlando degli aspetti realizzativi di Outcast: A New Beginning, non possiamo purtroppo dirci stupiti dal lavoro di Appeal. Nonostante una buona caratterizzazione di Adelpha, la grafica risulta un po’ compassata e con alcuni modelli poligonali rivedibili, soprattutto nelle espressioni facciali. Lo sforzo per portare Outcast sull’attuale generazione di console è stato comunque notevole e va applaudito, ma prodotti come il già citato Horizon sono ancora inarrivabili.

Piacevole invece il comparto audio, con tracce ambientali ben congegnate accompagnate dal già citato doppiaggio lacunoso. Abbiamo particolarmente apprezzato anche la presenza di traduzione in italiano dei testi a schermo, che consente di comprendere la storia senza fatica. Poche critiche anche per la fluidità generale di Outcast: A New Beginning che, nonostante qualche momento di défaillance a cui abbiamo già accennato, si difende bene e non offre quasi mai il fianco a critiche.

L’elemento più pregiato della realizzazione tecnica è però l’utilizzo dei trigger adattivi: quando la nostra arma si surriscalderà, il grilletto dorsale ci farà resistenza, sottolineando l’impossibilità di sparare. Una piccolezza, potreste pensare, ma che aumenta notevolmente l’immersività e che sfrutta una funzione peculiare del DualSense di PlayStation 5.

Il Platino di Outcast: A New Beginning

Se siete alla ricerca di un Platino alla portata anche dei giocatori digiuni di open world, allora Outcast: A New Beginning fa al caso vostro. La lista trofei include tante coppe, 52 per la precisione, tutte però sbloccabili anche alla difficoltà più bassa. Sarà comunque necessario portare a termine tutte le sfide secondarie, accumulare denaro e completare altre richieste di miscellanea. Niente però d’impossibile ne di incredibilmente lungo, per un Platino alla portata di qualsiasi cacciatore.

VERDETTO

Dopo aver fatto attendere a lungo (lunghissimo, in realtà) i fan della serie, Outcast torna con un nuovo capitolo. A New Beginning non è solo il sottotitolo scelto da Appeal, ma anche il mantra adottato durante la produzione. Il ritorno di Cutter Slade su Adelpha è veramente un nuovo inizio, che riporta i giocatori in un mondo conosciuto ma altresì diverso. L'esplorazione del pianeta è piacevole, complici i potenti mezzi in dotazione al nostro eroe. Meno avvincenti il gunplay e le missioni, nonostante qualche finezza e alcune idee interessanti, così come un comparto tecnico sotto tono. Se amate gli open world fantascientifici, riuscirete comunque a divertirvi in compagnia dei Talan.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.