Redo! – Recensione

Sviluppatore: Robson Paiva Publisher: Top Hat Studios Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 9,99 € Italiano:

Una ragazza cerca di trovare altri esseri umani nel protagonista della nostra recensione, Redo! Il titolo di Top Hat Studios, sviluppato individualmente da Robson Paiva, promette di mischiare elementi horror con piattaforme e avventura. Avventuriamoci sulla terra in rovina e scopriamo chi si cela in cima alla torre.

Una ragazza e il suo sogno

La pubblicazione di Demon’s Souls e, più in generale, dei prodotti targati From Software ha portato giornalisti e giocatori a coniare il termine “soulslike”. Per quanto personalmente non mi piaccia utilizzare questo neologismo (per il quale abbiamo ipotizzato anche cinque tipologie di giocatore), i Souls sono un buon esempio per spiegare le sensazioni provate con Redo.

Partiamo però come sempre dalla trama, che nel caso del titolo di Robson Paiva è decisamente striminzita. La protagonista è una ragazza senza nome che, come ci viene svelato, è apparentemente l’unico essere umano rimasto in vita sulla terra. Questa convizione viene però spazzata via da un messaggio che chiede alla ragazza di salire sulla torre per incontrare il misterioso mittente.

A metà tra il preoccupato e lo speranzoso, consapevole che si tratti però di un’occasione più unica che rara, la giovane dai capelli rossi si mette in viaggio, sfidando una serie di strane creature. Man mano che si prosegue con l’avventura si scopre infatti che gli esseri umani sono stati uccisi da strane creature biologiche.

Queste mutazioni, agglomerati grigi e dall’aspetto carnoso, sembrano usciti da un racconto di Lovecraft e sono pronti a eliminare gli avventurieri più sfrontati. Inizia così Redo, un metroidvania esplorativo con tematiche horror e molto altro da offrire.

Prova e riprova

Nell’incipit della nostra recensione abbiamo parlato, non a caso, di soulslike. L’approccio iniziale che Redo propone al giocatore è esattamente quello tipico del genere, con un costante try and error per avere successo e abbattere i mostri.

I comandi di quest’avventura bidimensionale sono molto semplici. Un tasto è dedicato ai salti, uno alle schivate con rotolata e uno agli attacchi con una sorta di falce dal raggio ridotto. Proseguendo con l’esplorazione è poi possibile recuperare un grande quantitativo di armi, abbandonate probabilmente da altri esseri umani ormai defunti. Tra queste scudi, pistole e chi più ne ha più ne metta, perfetti per gestire le minacce di cui pullula il mondo.

In tutto questo, la parte più dura è la presenza di un numero incredibilmente ridotto di checkpoint. Nessun falò in questo caso, ma piuttosto dei murales bianchi in grado di ricaricare la salute della protagonista. Proprio come nei Souls, però, curarsi e salvare comporta la rinascita dei mostri nella mappa. Un piccolo prezzo da pagare, per evitare di perdere i propri progressi.

Ti spacco la barriera!

Pur proponendo numerosi elementi platform, l’essenza di Redo è il combattimento contro le creature mostruose che popolano il mondo. Non solo strani agglomerati informi, ma anche umanoidi armati di pugnale, piante spara proiettili e giganteschi e letali boss. Ogni biocreatura presenta un preciso pattern d’attacco, da memorizzare per sopravvivere e per un abbattimento indolore.

Oltre alla salute, indicata da un numero bianco posto sopra il mostro, ogni nemico presenta una stamina da azzerare per stordirlo. Questo offre un doppio vantaggio al giocatore: la possibilità di attaccare senza rischio di ripercussioni e l’ottenimento, se si eliminerà la minaccia, di una ricarica per la salute. Stordire i nemici diventa quindi parte fondamentale del gioco, così come lo è capire le armi a cui i nostri avversari sono più vulnerabili.

Redo offre quindi un combattimento punitivo ma ragionato. Capire come schivare uno specifico attacco permette infatti di avanzare indenni e arrivare magari al cospetto di un boss nel pieno delle forze. Proprio i boss sono la quintessenza della tattica: sbagliare una mossa porta alla sconfitta. Scordatevi quindi di “rushare” per le aree di gioco, perchè la morte sarà pressoché certa.

Siamo soli in questo universo?

Come vi abbiamo fin qui svelato, Redo è un metroidvania molto punitivo, in grado però di regalare grandi soddisfazioni. Tra queste troviamo anche la capacità di orientarsi in un mondo sconosciuto e privo d’indicatori o di missioni da svolgere. L’unico spunto dato al giocatore è di trovare la torre, il resto è da scoprire girovagando, combattendo e morendo (molte volte, per giunta).

Questa tipologia di approccio o si ama, o si odia. Trovarsi spaesati in un ambiente sconosciuto può essere inizialmente frustrante, ma diventa affascinante con il passare delle ore. Trovare la strada giusta, sbloccare una porta o arrivare in un’area segreta sono esperienze che regalano grande soddisfazione. Redo è un try and error anche per questo: una strada, se percorribile, non è detto che sia giusta.

Sfortunatamente il tutto dura fin troppo poco: in circa cinque ore è possibile giungere alla criptica conclusione di Redo, sbloccando però l’immancabile Nuovo Gioco + per una sfida ancora più dura. Rigiocare l’avventura permette inoltre, esplorando meglio le aree, di scoprire pezzi di lore utili per scoprire cosa è successo sulla Terra.

Chiudiamo la nostra analisi parlando del comparto tecnico di Redo. La colonna sonora è davvero coinvolgente, perfetta per un survival horror d’avventura, accompagnata peraltro da versi convincenti delle creature che popolano la Terra. Buona anche la grafica, con uno stile a 16-bit che ricorda giochi come Alundra e Zelda. Eccellenti invece le ambientazioni, con paesaggi davvero turbanti nella loro desolazione, così come il design dei mostri molto azzeccato e lovecraftiano.

Trofeisticamente parlando: pochi ma buoni

Se è vero che nella botte piccola c’è il vino buono, allora la lista trofei di Redo è sicuramente la prova di questa teoria. L’elenco contiene solo quindici coppe, tutte di facile interpretazioni. Fate una serie d’incontri, trovate tutti i potenziamenti e sconfiggete duecento mostri. Ovviamente la difficoltà insita nel gioco rende l’ottenimento del Platino una sfida riservata a un numero ridotto di cacciatori, ma la pratica rende perfetti, per usare un altro detto. Continuate a combattere e arriverete alla tanto agognata coppa blu.

VERDETTO

Il primo progetto di Robson Paiva ci ha sorpreso in positivo: Redo è un gioco ricco di charme, che propone meccaniche semplici ma ben congegnate. La formula scelta, un try and error molto classico in cui la morte è all'ordine del giorno, è di quelle che si amano o si odiano. A livello oggettivo, però, Redo è un'avventura di grande qualità, che riesce a intrattenere e mettere alla prova i giocatori senza diventare eccessivamente frustrante. Se amate le sfide e lo stile lovecraftiano, non fatevi sfuggire questo divertente titolo e provate a scoprire cosa si prova a essere gli utlimi esseri umani sulla Terra.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.