Warhammer Age of Sigmar: Realms of Ruin – Recensione

Sviluppatore: Frontier Developments Publisher: Frontier Developments Piattaforma: PS5 Genere: Strategico Giocatori: 1 (online 2-4) PEGI: 16 Prezzo: 59,99 € Italiano: Sottotitoli

Ci siamo calati nel mondo ideato da Games Workshop per realizzare la recensione di Warhammer Age of Sigmar: Realms of Ruin. Chiamando in causa un colosso della produzione strategica come Frontier Developments, la speranza è quella di dar vita a un’avventura epica che faccia felici tutti gli appassionati della tattica. Avventuratevi in questo mondo selvaggio solo se non avete paura di sporcarvi le mani nel nome di Sigmar.

Nel regno delle bestie

Se siete appassionati di Warhammer, probabilmente conoscerete già la saga Age of Sigmar. Tra il 2014 e il 2015, lanciando cinque speciali supplementi, Games Workshop ha portato il mondo alla quasi totale distruzione per mano del Caos grazie alla saga The End Times. La scelta, che a livello di storia ha chiamato in causa proprio Sigmar, non ha però soddisfatto i fan, orfani di tanti personaggi storici.

Il progetto Age of Sigmar è però continuato, sfruttando alcuni compendium per creare un ponte tra Fantasy Battle e Age of Sigmar, tanto da arrivare ad oggi con una discreta schiera di fan all’attivo. Per tentare di diffondere capillarmente questo nuovo ciclo, si è inoltre deciso di realizzare Realms of Ruin, videogioco strategico realizzato, come già svelato, da Frontier Developments.

Senza nemmeno cercare troppo di nascondersi, questo titolo vuole essere una sorta di spot del nuovo universo di Games Workshop, in cui fanno la loro comparsa tutta una serie di personaggi importanti per l’ecosistema di questo mondo che potremmo definire “post Caos”. L’ambientazione scelta è Ghur, il Reame delle Bestie, il cui Dio è il potente Gorkamorka. I giocatori vestono i panni di un gruppo di guerrieri che si trova coinvolto in una campagna per la ricostruzione dell’impero di Sigmar.

La narrazione avviene a mezzo di filmati che, purtroppo, risultano solo sottotitolati in italiano. Scordatevi i piacevoli intermezzi a cui il team ci ha abituato con Planet Coaster: vuoi per la mole di dialoghi, vuoi per scelte di marketing, Realms of Ruin parlerà esclusivamente in inglese. Per chi comunque ha orecchio per la lingua, la scelta dei doppiatori è sicuramente stata ponderata e fa guadagnare punti al gioco sotto l’aspetto dell’atmosfera.

Il gameplay di Warhammer Age of Sigmar: Realms of Ruin

Passare da giochi simulativi molto statici, come il già citato Planet Coaster o Jurassic Park: Evolution, a un RTS può essere decisamente complesso. Frontier Developments però non sembra aver risentito del passaggio, tanto da proporre fin da subito un’esperienza, almeno alla base, convincente.

I giocatori interpretano una delle quattro fazioni: i Figli Eterni della Tempesta, gli Orruk Krudelazzi, i Discepoli di Tzeentch e gli Abitatori della Notte. Ognuna ha abilità e poteri specifici da studiare e utilizzare al meglio. Per farlo ci si affiderà a due risorse (punti comando e pietra del potere), che ci permetterà di sfruttare mosse speciali dei gruppi di truppe o dei singoli personaggi. Questi verranno generati dalla nostra base, che andrà quindi difesa a costo della vita.

Tutto sembra filare liscio, almeno durante il tutorial e nelle primissime missioni: le meccaniche sono spiegate in maniera esaustiva, anche se i novizi del genere potrebbero trovare fin da subito qualche difficoltà. Questo anche perché Realms of Ruin è un gioco tutt’altro che tollerante: anche solo il secondo livello di difficoltà (paragonabile al classico “Normale”) si rivela infatti parecchio ostico.

I comandi, almeno quelli, sono stati ben mappati sul DualSense: ogni elemento del nostro esercito ha due mosse speciali il cui utilizzo è legato ai grilletti dorsali, mentre movimento e telecamera sono affidati alle levette. Un sistema tutto sommato rapido da metabolizzare, nonché una scelta valida per portare un real time strategy su console.

Finché tutto non andrà in rovina

Le missioni di Realms of Ruin richiederanno ai giocatori di completare una varietà di compiti. Tendenzialmente comunque si dovranno muovere e collocare truppe ed eroi in vaste aree esplorabili, in cui si annideranno una quantità non meglio precisata di nemici. Il bestiario spazia da esseri umanoidi ad altri decisamente più minacciosi, tutti comunque tratti dal vasto universo di Warhammer.

Le richieste avanzate al giocatore sono sempre chiare, anche se come detto portarle a termine con successo sarà un altro paio di maniche. Inoltre lanciandosi nei combattimenti ci si scontrerà presto con quello che forse è il più grande limite di Realms of Ruin. Le battaglie sono infatti troppo casuali, gestite da un sistema in stile morra cinese. Solo gli eroi superano questa meccanica, risultando di contro troppo sbilanciati. Gestire inoltre più gruppi si rivelerà esageratamente complesso e macchinoso, sopratutto considerato che siamo di fronte a un RTS.

Questi problemi sono amplificati da un’intelligenza artificiale non esattamente eccelsa, che porta alcuni dei nostri combattenti a dimenticarsi della lotta e anzi a generare ulteriore caos, abbandonando di fatto la componente strategica di un prodotto che dovrebbe averla come elemento fondamentale.

La situazione non migliora purtroppo nemmeno nelle sfide online, divise nella modalità Conquista e nelle battaglie 1v1 e 2v2. La resa simile a quella del gioco di miniature è sicuramente uno dei punti forti, così come la profonda personalizzazione che viene offerta al giocatore. Nonostante questo, Realms of Ruin sembra carente di quel “quid” in più in grado di rendere i fan davvero felici di sedersi e lanciarsi nella campagna o nell’online del gioco.

Il comparto tecnico di Warhammer Age of Sigmar: Realms of Ruin

A livello tecnico, Realms of Ruin si dimostra ben realizzato. Dalla distanza il mondo di gioco appare davvero curato e anche in fase di zoom non di evidenziano problemi clamorosi oppure orrori grafici che la lontananza potrebbe mascherare. Siamo comunque di fronte a un titolo che avrebbe a disposizione la grande potenza di PlayStation 5 ma che, di fatto, sembra ancora un prodotto risalente alla scorsa generazione di console.

Nonostante questo, anche nei momenti più concitati abbiamo potuto constatare una buona resa generale e soprattutto un’ottima fluidità, fondamentale trattandosi di uno strategico in tempo reale. Inutile sottolineare però l’ovvio: seppur con una buona ottimizzazione, Realms of Ruin sembra il tipico gioco che può dare il massimo con mouse e tastiera, girando su un PC.

Abbiamo già parlato invece in apertura di recensione della parte doppiata del comparto audio: le voci inglesi sono di buona qualità e coerenti con lo stile dei personaggi, anche se dispiace che il tutto non sia stato localizzato. Ottima anche la colonna sonora, che alterna pezzi più energici ad altri rilassati e riflessivi a seconda dei momenti.

Chiudiamo con il nostro usuale paragrafo dedicato alla longevità: nonostante lo zampino di Frontier Developments e la generale lunghezza di opere di questo tipo, Realms of Ruin non vi poterà via mesi e mesi per essere completato. 20 ore circa dovrebbero essere sufficienti a vedere tutto ciò che il gioco ha da offrirvi, sbloccando magari anche qualche scintillante trofeo. Questo al netto ovviamente di perdersi poi nelle sfide in rete per una durata potenzialmente infinita.

Il Platino di Warhammer Age of Sigmar: Realms of Ruin

Se state cercando un Platino facile, vi suggeriamo di rivolgere altrove il vostro sguardo. La lista di Warhammer Age of Sigmar: Realms of Ruin non è solo lunga, dovendo sia completare la campagna che affrontare la modalità Conquista, ma anche particolarmente ostica. Nello specifico, sbloccare trofei come quello per il completamento della storia alla massima difficoltà è impresa riservata solo ai cacciatori più temerari. Anche i migliori esperti di RTS potrebbero infatti cedere di fronte al peso di questa sfida.

VERDETTO

Seppur con parecchi difetti all'attivo e un'intelligenza artificiale che non brilla mai per prontezza, Warhammer Age of Sigmar: Realms of Ruin è un RTS discreto, che si fa forte di una trama coinvolgente e della schiera di appassionati del gioco di Games Workshop per proporre ambientazioni affascinanti e personaggi carismatici. Grande assente è però la strategia: complici comandi confusionari e la già citata IA, molto spesso le battaglie si trasformano in un caos. La situazione non è più rosea in rete, ma ci sono ampi margini per migliorare. Siamo certi che un team esperto come quello di Frontier Developments saprà fare tesoro delle critiche e migliorare un'opera che potenzialmente è un crack, ma che manca ancora di energia.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.