RubricheBit ChroniclesModern Warfare: Operation Kingfish - Bit Chronicles - Speciale

Modern Warfare: Operation Kingfish – Bit Chronicles – Speciale

Beeeeeeeeeeeeeeeenvenuti al primo episodio speciale della rubrica di Bit Chronicles, che, come promesso, spazierà dal tema “Killzone”. Tuttavia, rimaniamo in ambito di FPS, perché oggi si parla di Call of Duty (e no, non gli ultimi e tanto odiati capitoli, ma di Operation Kingfish, la missione che prende posto tra Modern Warfare e Modern Warfare 2 e racconta di come il prigioniero 627.. ehm, il Capitano Price, volevo dire, finisce nelle mani di Makarov).

La particolarità di questo speciale è che non è di mia invenzione, ma l’ho “semplicemente ” (se si può definire una cosa semplice =_=) trascritto dopo essermi praticamente imparato a memoria il live action ufficiale pubblicato prima dell’uscita di MW3 da Infinity Ward.

Perciò, a fine pagina vi allego il video appena citato, ma vi invito a leggere prima di guardarlo, anche per rendervi conto meglio del lavoro fatto. Buona lettura!

(Un’altra cosa, non ne ho parlato con nessuno, quindi spero che non mi caccino dallo staff per questo… ma non vedo che male potrebbe esserci in uno speciale sotto-natale… e fu così che nessuno vide più Franzau nel Bit… D:)

Operation Kingfish

From official Call of Duty live action short movie

John “Soap” MacTavish era seduto di fronte al piccolo tavolo in metallo, sul quale erano poggiati il suo M4A1, la sua M9 ed alcuni caricatori, come quello che aveva in mano e che stava riempiendo, un proiettile per volta. Nella piccola stanza buia, il rumore dei colpi inseriti nel caricatore risuonavano in modo quasi inquietante.

Il volto di Soap era impassibile, lo sguardo fisso sui proiettili rimasti in modo disordinato sul tavolo. A parte lui, in quella stanza c’era soltanto un uomo: il generale Shepherd.  Al contrario del capitan MacTavish, che indossava soltanto una t-shirt nera, il generale era completamente in uniforme. Il suo volto si perdeva nel buio della stanza.

Con voce ferma, pronunciò soltanto una frase. –Comincia dall’inizio.

Gli occhi di Soap s’illuminarono di qualcosa che solo lui, in quel momento, poteva percepire. L’avrebbe fatta pagare ai responsabili, in un modo o nell’altro.

 

Karkonosze Mountains, in Ucraina, era quella la destinazione. Dopo essere atterrati con l’elicottero alla ZA prestabilita, il team della Task Force imbracciò le armi e si preparò all’operazione.

Operazione Kingfish, trovare (e uccidere) Makarov. Ma loro non conoscevano la sua identità.

Come al solito, Soap era equipaggiato di tutto punto, e non aveva rinunciato al suo fedele fucile d’assalto M4A1 con lanciagranate annesso sottocanna. Insieme al capitano Price, era l’unico della squadra ad avere il volto scoperto.

Corsero nel mezzo della foresta, facendo attenzione ad ogni minuscolo movimento. Arrivati in prossimità dell’obiettivo, si divisero, come previsto. Oltre il soldato che puntava il suo G36C verso gli alberi, Soap poté vedere il sergente Maxwell, equipaggiato con un Barrett calibro 50, e il suo spotter, Dowd, correre verso la cima del pendio. Entrambi indossavano una mimetica tipica da cecchino, che a prima vista sarebbe sembrata soltanto un mucchio di foglie cadute.

Il capitano Price superò MacTavish, avanzando velocemente ma senza provocare il minimo rumore. Anche lui imbracciava un M4A1, e scorgeva attraverso gli alberi nonostante il cappello gli coprisse metà del volto. –1-4-1, mantenete le posizioni- disse il capitano, rallentando il passo. Gli altri soldati iniziarono a guardarsi intorno. Dopo pochi secondi, attraverso gli auricolari di tutta la squadra, arrivò la risposta di Maxwell. –Abbiamo quattro obiettivi, sono sul tetto delle baracche a est e ovest- mentre comunicava le posizioni dei nemici, il cecchino puntava i bersagli con l’ottica del suo fucile di precisione; questi erano chiaramente uomini di Makarov, e tutti equipaggiati con AK-47.

Maxwell aveva designato la sua prima preda. Soffermò il mirino sul nemico, mentre con la mano guantata calibrava l’ottica del fucile per la distanza del tiro. –Bersagli agganciati- disse immediatamente dopo. –Delta è pronta a ingaggiare, chiudo.

Soap era ora fermo, come tutto il resto della sua squadra, l’occhio sinistro in linea con il mirino del fucile d’assalto, il volto ricoperto di perle di sudore, il respiro affannato. Sempre la stessa sensazione; pensava che ci si sarebbe abituato. Invece, ogni volta era la stessa storia. Ma fino ad ora non aveva mai fallito, no? Avevano ucciso Imran Zakhaev.

Ma ora doveva restare concentrato su Kingfish.

-Ricevuto, Delta, siete autorizzati all’ingaggio- fu la risposta da Baseplate. –Dipende tutto da voi, non mancateli.

Mentre loro erano lì sotto, un AC-130 (nome in codice: Baseplate, appunto) voleva sopra le loro teste, scansionando l’area con visuali termiche.

-Fuoco, fuoco, fuoco!- sussurrò Dowd, il binocolo attaccato agli occhi, sdraiato appena accanto a Maxwell. Pochi secondi dopo, dal Barrett del cecchino fuoriuscì una fiammata incredibile; il rinculo spinse indietro la spalla del sergente per appena un secondo.

Il soldato russo andò giù, come previsto, con un proiettile ben piantato nel cervello, sempre che non fosse passato oltre. Il corpo del soldato cadde dalla sporgenza, ormai senza vita. Immediatamente, Maxwell cambiò bersaglio. Premette ancora il grilletto.

Un altro colpo alla testa, un altro nemico a terra.

-È morto- confermò Dowd, che non aveva mai staccato gli occhi dal binocolo.

Un altro colpo ancora.

-Ne manca uno, vedi di colpirlo- fece ancora lo Spotter.

Morto.

-Spectre 6-4, siete liberi di ingaggiare- comunicò ancora una volta Dowd. Il loro turno era concluso, ora toccava all’artiglieri dall’AC-130.

-Qui Spectre 6-4, iniziamo. Facciamoli saltare in aria.

Soap alzò immediatamente lo sguardo al cielo. Un istante dopo, il cannoncino da 25mm dell’AC-130 emetteva una scia di proiettili distruttivi che andarono ad abbattersi sulla zona che i membri della Task Force avevano di fronte. Nonostante provenisse da molto in alto, il rumore del cannone si sentiva forte e chiaro, ma non quanto le esplosioni che provocava lì giù. Tra non molto sarebbero entrati in azione anche loro. Lanciò un’occhiata a Price.

Anche se loro da lì non li vedevano, i soldati di Makarov correvano disperatamente per il campo, e venivano puntualmente falciati dai proiettili da 25mm.

-Bel colpo, bel colpo- era sempre Spectre 6-4 a parlare.

I soldati russi corsero ai ripari. Negli edifici presenti nella zona decine di soldati di Makarov si avvicinavano alle finestre, pronti a sparare con i loro fucili o RPG. Un attimo dopo, molti di questi si ritrovarono all’altro mondo. Il proiettile da 105mm sparato dall’AC-130 era certezza di morte. L’edificio a due piani esplose letteralmente, con un boato tremendo, sparando fumo da ogni porta o finestra. Tutti morti.

All’interno dell’AC-130, l’uomo il cui nome in codice era Spectre 6-4 sorrise, scorrendo con la visuale termica. –Kaboom- disse all’auricolare. –1-4-1, vi forniamo copertura. Fateci divertire- aggiunse, inquadrando gli omini lampeggianti che stavano ad indicare i membri della Task Force 141.

Senza farselo ripetere due volte, la squadra avanzò. In testa al gruppetto c’era Price, seguito da Soap e poi dagli altri. Per ultimo c’era Ghost (o Simon Riley, per il capitano Price) a coprire loro le spalle, con ovviamente sempre indosso la sua maschera scheletrica e i suoi occhiali.

Avanzarono verso la copertura successiva, la parete di un edificio della zona est. Price falciò il russo che presidiava la zona con i proiettili del suo M4. I membri della Task Force si appiattirono contro il muro, aspettando l’ordine di ripartire. Price si mise la mano sull’auricolare, volgendo lo sguardo verso l’edificio dall’altra parte della zona.

-Spectre 6-4, sparate sulle baracche ad ovest- ordinò.

-Subito- fu la risposta, e un secondo più tardi l’edificio designato esplose, proprio come il precedente.

Non appena Price si sporse dal riparo, decine di proiettili si fiondarono su di lui; tornò immediatamente al coperto, mentre i colpi si schiantavano contro la parete, sferzando l’aria e sibilando. Soap, accovacciato accanto al capitano, prese un bel respiro e si fece avanti, l’M203 sottocanna carico a sparare la granata. Sparò, affumicando i nemici che bersagliavano il team 141.

Price ripartì immediatamente, uscendo dal riparo e seguito a ruota dagli altri. –Spectre 6-4, dateci un’entrata- ordinò, correndo col mitra puntato. Percorsero una ventina di metri, passando accanto ad alcuni ordigni esplosivi, finché non arrivò la risposta dall’AC-130. La risposta che fu semplicemente un colpo da 40mm, che mandò in frantumi la parete dell’edificio di fronte a loro, creando la loro entrata.

Questa volta era Ghost a correre in testa al gruppo. Svanì nel fumo dell’esplosione per spuntare di fronte ai soldati nemici, all’interno.

-Granata!- comunicò, e tutti gli altri si appiattirono contro le due pareti ai lati. Qualche urlo in russo, poi l’esplosione, e il soldato nemico piombò proprio di fronte a Soap e Price. Senza esitare, il MacTavish gli piantò due proiettili nel cranio. Alla sua sinistra, Ghost riprese a camminare, ispezionando il corridoio di destra. –Destra libero- disse, poi proseguì. Fece fuori altri due russi, poi girò l’angolo e si stoppò. –Tutto ok, libero!

Lasciò passare gli altri, tornando di nuovo in coda al team. Camminò lungo il corridoio all’indietro, nel caso fosse stato necessario coprire le spalle ai compagni.

Per le situazioni come questa, a Price bastava la sua pistola. Percorse il corridoio con passo moderato. Quando, dalla porta alla sua sinistra, spuntò un nemico pronto ad ucciderlo, si limitò ad afferrare la canna del suo fucile con la mano e ad alzarla, facendolo cadere all’indietro. Al suo passaggio, fu Ghost a tramortire il russo. Soap ne uccise un altro, con un colpo di M9 dritto in mezzo agli occhi.

Arrivati al bivio che dava sull’altro corridoio, i soldati si accucciarono contro la parete.

-Lancio una granata- disse Price, innescando il piccolo ordigno. Tirata via la spoletta, la lanciò.

L’esplosione fu il segnale. Si rialzarono ed entrarono nel corridoio. –Muovetevi- ordinò il capitano, mentre passavano in mezzo al fumo provocato dalla deflagrazione.

-È arrivata l’1-4-1- fece ancora Price, mentre uno dei soldati piazzava il C4 sulla parete e gli altri si posizionavano ai lati.

Boom.

Il muro esplose, spazzando i detriti verso l’interno della stanza e facendo fischiare le orecchie di tutti i presenti.

-9-Bang lanciata!- esclamò Price.

La speciale Flashbang in dotazione alla Task Force volteggiò nell’aria, per poi atterrare al centro della stanza presidiata dai soldati russi.

Come suggerito dal nome, nove bang, i soldati furono costretti a coprirsi gli occhi; un istante dopo seguirono altri “bang”, quelli dei fucili dell’1-4-1, che li uccisero immediatamente.

Ghost entrò per primo. Per sicurezza, sparò un altro colpo alla testa di uno dei tre soldati russi a terra. Nessuno notò la telecamera posizionata all’angolo della stanza che li osservava. –Libero- disse Simon Riley, mentre si accertava che fossero tutti morti.

A quel punto, anche Price entrò nella stanza, con la mano sull’auricolare. –1-4-1 è arrivata all’obiettivo. Non c’è traccia di Kingfish. Ripeto, non c’è nessuna traccia di Kingfish.

La risposta da Baseplate arrivò immediatamente. –Ricevuto, 1-4-1, raccogliete tutti i dati che potete. Se non è lì, scoprite dove sta andando.

Mentre sentiva questo dal suo auricolare, Soap guardava le foto appese alla bacheca nella stanza. Il Terminal.

-Price- chiamò, senza distogliere lo sguardo dalle foto che aveva davanti. –Questo devi vederlo- in alto a sinistra, c’era una foto con tutti i membri di una vecchia squadra. –Sta prendendo di mira Bravo-6- su tutti i membri c’era una “X” rossa. Tranne che su uno. Price.

I beep si facevano sempre più forti. Il C4 posizionato sotto al tavolo stava per esplodere. Soap avrebbe voluto gridare “E’ una fottuta trappola!”, ma non c’era tempo neanche per quello.

-Bomba!- si limitò a dire Price. –A terra!

Tutti si gettarono sul pavimento, il più lontano possibile dal tavolo.

 

Nella stanza buia, durante il racconto di MacTavish, Shepherd si era preso a sua volta una sedia e si era seduto alla sua destra, rivolto verso di lui. Si accendeva un sigaro, mentre Soap si voltò verso di lui.

-Era una trappola.

Il generale mosse il sigaro nell’aria, disegnando delle linee con il fumo. Senza smettere di guardare il sigaro appena acceso, disse semplicemente: –Lo so- si avvicinò il sigaro alla bocca, poi aggiunse: –Parlami di Price.

Soap aveva smesso di inserire i proiettili nel caricatore. Si voltò di nuovo verso il tavolo; chiuse gli occhi.

 

I membri dell’1-4-1 correvano a perdifiato tra gli alberi, in fuga dall’imboscata preparata per loro dal nemico. Quel bastardo sapeva del loro arrivo.

-Via, via, via!- gridava Price, poi chiese a Baseplate di atterrare per portarli in salvo.

Mentre la corsa per la salvezza continuava, l’AC-130 continuò a sparare proiettili da 40mm, facendo saltare in aria tutto il perimetro della prateria, e mettendo in salvo, almeno per il momento, 1-4-1.

Purtroppo per loro, però, alcuni dei russi erano muniti di RPG, e non esitarono ad usarli.

-Quello è un razzo?!- gridò Spectre 6-4. –Cazzo, spara i flare, spara i flare! FUOCO! FUOCO!

Non ci fu abbastanza tempo; l’ala destra dell’AC-130 era andata, e un altro razzo partiva dalle schiere degli uomini di Makarov. Il razzo passò sopra alla squadra in fuga e filò dritto verso l’AC-130.

-Oh, cazzo, un altro razzo, ne abbiamo un altro. Vira a destra, VIRA A DESTRA!

L’AC-130 esplose in una miriade di scintille e piccole palle di fuoco nei cieli sopra alla Task Force.

-Spectre 6-4 è a terra. Ripeto, Spectre 6-4 è a terra- ripeteva una voce femminile nei loro auricolari, ma non c’era alcun bisogno di dirglielo, quando l’AC-130 era esploso proprio sopra di loro. Ad ogni modo, i soldati continuarono a correre, nella speranza di riuscire a salvarsi.

-Continuate a correre!- gridò Price.

Soap era davanti a tutti gli altri, impegnato solo nella sua corsa contro la morte. Appena dietro di lui, il suo compagno faceva fuori i russi che cercavano di prenderli dai lati. Uno di questi russi, però, riuscì a sparare con un altro RPG.

-RPG!- gridò Ghost, ma era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Per fortuna il razzo non esplose molto vicino, ma Soap restò coinvolto nell’esplosione e rotolò a terra, avvolto dal fumo.

Immediatamente, tutta la Task Force si fermò. Uno dei soldati si accovacciò ed iniziò a sparare alla spalle del gruppo. –Fuoco di copertura!- gridò.

Nessuno voleva lasciare indietro il loro compagno. Nessuno l’avrebbe fatto.

-Muovetevi!- gridò un altro di loro, mentre altri due soccorrevano Soap, il volto ricoperto di sangue.

-Vai!- scandì Price, accovacciato accanto a Ghost per coprire i compagni –è un ordine!

-Cazzo!- urlò Ghost, alzandosi e andandosene, obbedendo agli ordini.

Mentre Soap veniva trascinato via, con sempre più sangue sul volto, riuscì a vedere Price farsi sempre più lontano. Il capitano era rimasto lì, accovacciato, per coprire la loro fuga. Uno ad uno, faceva fuori tutti i russi che tentavano di avvicinarsi. La vista di Soap iniziò ad annebbiarsi.

Poi sentì il metallo sotto al proprio corpo. Lo stavano portando a bordo, solo ora si accorse del rumore delle pale che giravano. Un elicottero era venuto a prenderli, e loro stavano per andarsene. Ma Price era lì, era ancora lì in mezzo ai russi che non finivano più.

Soap tentò di rialzarsi e correre di nuovo lì, per salvare il suo capitano, ma non aveva abbastanza forze. Il soldato che l’aveva portato in salvo lo lasciò a terra e afferrò la spalla al pilota, furioso.

-No, abbiamo ancora un uomo lì fuori!- esclamò, ma fu ignorato. Gli ordini erano ordini, e i piloti avevano ricevuto l’ordine di andarsene immediatamente di lì.

Mentre alle sue spalle il soldato e il pilota gridavano l’uno contro l’altro, Soap tirò su la testa. Finalmente riuscì a tirar su anche il resto del corpo, ma ormai era troppo tardi. Ghost lo spinse sul sedile, impedendogli di fuggire. Intanto il pilota ancora litigava con l’altro soldato. Diceva qualcosa riguardo agli ordini, diceva che dovevano partire, e mentre diceva questo, l’elicottero decollava.

Soap gridò, allungò la mano verso il portello posteriore che si chiudeva. Ad un tratto, non vide più Price. Il portello si chiuse del tutto, ma lui ancora gridava e si dimenava.

Lì fuori, il capitano venne colpito. Cadde sull’erba, dolorante, ma ancora non si arrese. Tirò fuori la pistola e, da terra, continuò a falciare i russi in arrivo.

L’elicottero di soccorso era ormai decollato, e Price ancora sparava gli ultimi colpi. Alla fine, dovette arrendersi. Rimase steso a terra, mentre decine e decine di soldati russi correvano verso di lui imbracciando i loro AK-47.

 

Soap riaprì gli occhi. Ora a Shepherd era chiaro perché fosse tornato con una cicatrice lungo tutta la faccia. Si tolse il sigaro dalla bocca e guardò MacTavish. -È tutto?- chiese, fissando il nuovo capitano della TF141.

Soap sbatté entrambi i pugni sul tavolo di metallo, facendo saltare tutti i caricatori e i proiettili rimasti sopra ad esso.

-CHI È KINGFISH?!- chiese, con rabbia, volgendo lo sguardo verso Shepherd. Il generale gli lanciò un fascicolo sul tavolo, con una foto spillata sul davanti.

-Lo prenderemo- disse, osservando ancora il capitano.

Soap estrasse il coltello e lo piantò nella foto di Makarov.

 


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