Primo PianoHeadlander - Recensione

Headlander – Recensione

Publisher: Adult Swim Games Developer: Double Fine Productions
Piattaforma: PS4 Genere: Platform/Action Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 19,99 €

Sviluppato dai ragazzi di Double Fine, Headlander è un action a scorrimento bidimensionale con impostazione tipica da metroidvania. Il gioco risalta innanzitutto per l’ambientazione quale esempio perfetto di “retrofuturo”: ovvero un ambientazione futuristica ma come se lo si immaginava negli anni ’70, con ambienti spigolosi e asettici, laser e colori pungenti, un po’ come il primo Star Trek per intenderci. In seconda battuta non manca  la componente ironica tipica delle produzioni del team di sviluppo, vediamo allora cosa ci propongono gli sviluppatori con queste due simpatiche premesse.

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Cosa ti passa per la testa?

Il titolo ci porta a vestire i panni dell’ultimo umano sopravvissuto, svegliato di soprassalto da un sonno criogenico in un tempo e spazio di cui non ha nessuna memoria, seppur il primo istinto sarebbe quello di urlare, dalla bocca non esce nessun suono, dopotutto, come ci spiegherà all’istante una voce all’interfono, senza polmoni è impossibile. Ebbene si, perché di umano il nostro protagonista gli è rimasta solamente la testa, tenete presente le teste nelle vaschette di Futurama? Quelle li, solo che il nostro bel protagonista (di cui potete scegliere l’aspetto all’inizio dell’avventura) è dotato di un caschetto con due minirazzi propulsori che dovremo utilizzare immediatamente in quanto la voce all’interfono ci spiega che l’astronave sulla quale stiamo viaggiando è stata attaccata dalla malvagia intelligenza artificiale nota con il nome di Matusalemme.

Con la trama possiamo anche fermarci qui, perché la produzione l’accantona molta in fretta riprendendola solo nelle ultime battute finali del gioco, facendo modo che il giocatore si concentri solamente sul gameplay. Che la trama sia abbastanza secondaria, lo si capisce anche dall’incipit abbastanza banale in cui la situazione è inizialmente personale, per poi allargarsi in modo di coinvolgere il futuro di un’intera civiltà, niente di particolare, lodevole il fattore comicità che accompagna spesso le produzioni degli sviluppatori, molte battutine ironiche ricordano molto The Cave.

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Usa la testa, non in senso figurato

Per quanto riguarda il gameplay, Headlander si presenta con un aspetto abbastanza classico nel genere, alternando enigmi con azioni e sparatorie introducendo alcuni meccanismi tipici da metroidvania, presentando aree molto ampie piene di corridoi e spazi da percorrere in una mappa abbastanza articolata, e la possibilità di potersi potenziare per poter accedere a stanze prima non accessibili.

Tutto ruota attorno alla possibilità di appropriarsi dei corpi dei nemici robotici che pattugliano la nave, atterrando letteralmente sul collo mozzato di un androide di cui avevamo distrutto la testa, ereditando anche la dotazione bellica del nemico. In un primo momento si rimane spiazzati, anche perché nessun robot è in grado di saltare, una scelta a prima vista discutibile, ma che poi successivamente si capisce il senso e il motivo di tale lacuna, infatti la possibilità di lasciare in qualsiasi momento il corpo riempie ottimamente tale pecca se così vogliamo chiamarla.

Navigare per le mappe sotto forma di testa volante è divertente, anche perché i controlli sono molto fluidi e la testa risponde molto bene ai nostri comandi evitando molto agevolmente i colpi nemici, tuttavia svolazzare qua e la è molto limitato e perciò sarà indispensabile trovare ben presto un corpo per eseguire azioni più complesse quali il combattimento e l’esplorazione. Infatti due sono le linee principali del gioco: la possibilità di impossessarsi dei corpi nemici e i colori delle porte, infatti ogni tipologia di nemico influenzerà tanto l’esplorazione quanto i combattimenti.

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Per quanto riguarda i colori, ogni nemico possiede un proprio colore che determina il livello di pericolosità, si va dal rosso che è il più debole fino ad arrivare al viola, il più forte. Il colore dei nemici non determina solo il grado di pericolosità ma anche le porte che è in grado di aprire. Nel gioco ci saranno infatti un quantitativo enorme di porte di diverso colore e dovrete sfruttare bene l’androide di turno per proseguire con l’esplorazione, le autorizzazioni per aprire le porte sono inoltre retroattive: se un androide rosso è in grado di aprire solo una porta di colore rosso, un androide viola è in grado di aprire tutte le porte dei gradi precedenti.

Il sistema di combattimento presente in Headlander è molto semplice, con lo stick sinistro potremo muovere il personaggio mentre col destro potremo mirare e sparare laser, anche in questo caso ogni nemico avrà una potenza di fuoco diversa, e oltre al quantitativo di danni in grado di procurare, il colore del nemico infatti determinerà anche il numero di rimbalzi sui muri che il raggio laser sarà in grado di fare. Sarà quindi possibile mirare e far fuoco da zone sicure, procurando danni ai nemici mirando in parti specifiche del corpo, infatti concentrando il fuoco sulla testa del nemico sarà possibile eliminarlo lasciando intatto il corpo se dovesse servirci, inutile dire che il cambio corpi sarà molto frequente, infatti se la barra vitale della testa dovesse scendere a zero sarebbe un game over, ma se la barra del corpo dovesse scendere anch’essa a zero comporterà unicamente la sua distruzione, potendo continuare a giocare e trovare nuovi “ospiti”.

A parte i nemici, nel gioco saranno presenti anche altre tipologie di corpi, dai civili ai… cani! Ma di questo lasciamo libertà al giocatore di scoprire tutti i potenziali corpi da possedere.

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Mens sana in… no vabbè

Un ulteriore elemento al gameplay sono i potenziamenti e le abilità. Nulla di molto complesso come struttura, i power up permetteranno di accrescere la nostra abilità nel combattimento o sbloccare nuovi poteri da utilizzare nel corso dell’avventura, come la possibilità di aspirare oggetti (e teste nemiche) o il turbo propulsore che permetterà di dare una spinta aggiuntiva alla nostra testa. Ogni abilità è sbloccabile con una particolare risorsa energetica sparsa per la mappa, offrendo così un piccolo sistema di crescita simile ad un gioco di ruolo. Questa possibilità, si amalgama bene con l’esplorazione, dando modo al giocatore di esplorare ambienti prima non accessibili anche se molto spesso, i segreti presenti sulla mappa non sono molto difficili da scovare, limitando molto, a differenza degli altri titoli metroidvania, l’occasione di esplorare accuratamente gli ambienti di gioco. In Headlander sono presenti anche boss fight ma non sono così carismatiche come il gioco in per sé: oltre ad essere poche, sono anche molto deludenti rispetto alle innumerevoli possibilità che il gameplay ha da offrire.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico il gioco gode di originalità. Come detto nella premessa infatti il gioco ha il classico stile retrofuturistico, che si amalgama bene al contesto di gioco, infatti la mole poligonale è scarsa eppure tutto viene compensato dallo stile originale del gioco e dagli ottimi 60 fps stabili. Anche il sonoro è in linea con tutto il resto, con un doppiaggio inglese ben realizzato, nonostante sia un gioco a basso budget. La longevità non è molto elevata e la rigiocabilità è praticamente nulla, ci vorranno una decina di ore per completare tutto e molto, con l’attuale prezzo potrebbero storcere il naso.

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Trofeisticamente parlando: Usa la testa e tutto il lresto

Per raggiungere l’ambitissima coppa di platino il gioco non richiede notevoli sforzi, i trofei infatti saranno principalmente centrati sul terminare il gioco e compiere determinate azioni e scelte: per quanto riguarda le azioni ci sono i tipici trofei in cui bisognerà effettuare una serie di headshot, acquisire tutti i potenziamenti, distruggere un nemico con un particolare potenziamento, insomma niente di originale, alcuni trofei invece legate alle scelte o al trovare determinati oggetti e potenziamenti e possono essere mancabili dai giocatori, ma data la scarsa longevità del gioco e la semplicità nel trovare i segreti, questa parte di trofei non sarà mai frustrante.

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Vincenzo Ficetola
Salernitano DOC, romano per adozione, lavora nell'ambito della formazione e consulenza inquinando il mondo imprenditoriale con le sue idee. Appassionato di videogiochi già in tenera età, si diletta a mipiacciare, cinguettare e scrivere dove gli capita, anche sui muri.