Maitetsu: Pure Station – Recensione

Sviluppatore: Lose Publisher: CIRCLE Entertainment Piattaforma: PS4 Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 34,99 € Italiano:

Viviamo un periodo storico in cui la tutela dell’ambiente ha preso sempre più piede nei dibattiti politici e nelle gerarchie prioritarie dei diritti fondamentali dell’uomo da tutelare. In questo contesto si colloca Maitetsu: Pure Station, titolo d’esordio di Lose che vanta una storia emotivamente accattivante volta a trasmettere messaggi taglienti.

Maitetsu

In difesa del fiume Kuma

La trama di Maitetsu è molto semplice, ma intrigante. La storia è ambientata in una piccola città della regione del Kyūshū chiamata Ohitoyo, dove i treni rappresentano il mezzo di trasporto pubblico più diffuso. Alla guida di ogni treno c’è un automa, chiamato Raillord, in grado di dialogare telepaticamente con i colleghi e di risolvere algoritmi decisionali in tempi rapidissimi. Questo consente di gestire la crociera nella maniera più sicura possibile. Purtroppo, dieci anni prima degli avvenimenti del gioco, ci sono stati numerosi incidenti, fra cui quello che ha coinvolto i due protagonisti di Maitetsu: Pure Station: Soutetsu e la Raillord Hachiroku.

Hachiroku, a causa di un guasto tecnico, decide di far deragliare volutamente il treno, così da ridurre al minor numero possibile i decessi. Sul treno c’è un piccolo ragazzo di nome Soutetsu che sopravvivrà all’incidente, ma rimarrà orfano dei genitori e dell’amata sorellina. Il ragazzo verrà salvato grazie all’ausilio di un Aircra, aereo monoposto che sfrutta i raggi solari e i campi magnetici. Dopo le cure, Soutetsu verrà adottato da una famiglia della città, proprietaria di una distilleria nei pressi del fiume Kuma.

La storia si sposta di dieci anni, quando Soutetsu torna a casa dopo gli studi nella capitale per difendere il paese che lo ha ospitato da un progetto di industrializzazione forzata che prevede la costruzione di una fabbrica di Aircra, proposto dalla banca centrale per risollevare la crisi economica che pende su Ohitoyo. La costruzione della fabbrica comporterebbe l’inquinamento delle acque del fiume Kuma e la rovina della natura circostante (mandando in tilt la distilleria familiare). Soutetsu si troverà quindi a contrastare la tecnologia che lo ha salvato, trovando come unica via di uscita la resurrezione dei treni, dovendo affrontare il suo passato e le sue fobie. Il ragazzo troverà nella stanza del defunto nonno una bambola disattivata, che si rivelerà proprio essere Hachiroku, e grazie a quest’ultima, che mostrerà presto un forte lato umano, cercherà di riattivare la catena ferroviaria di Ohitoyo.

Maitetsu

Una ragnatela di personaggi

Oltre ai sopracitati Soutetsu e Hachiroku, gli altri personaggi principali dell’opera saranno le due sorelle adottive del protagonista, ossia l’intelligentissima Makura (padrona della distilleria) e la piccola Hibiki, artista dall’enorme talento particolarmente affezionata al fratello. A queste si aggiungono Kisaki, leader della banca centrale estremamente matura e migliore amica di Hibiki, e Paulette, sindaca del paese e presidentessa delle ferrovie di Ohitoyo, una ragazza di grande cultura e forza di volontà, accompagnata dalla Raillord Reina, probabilmente il personaggio più criptico. Chiudono il cerchio la timida Fukami, che conduce i tour turistici in barca sul fiume Kuma, e la sua migliore amica Nagi, piccola peste iperattiva.

Questo interessante cast consente allo sceneggiatore dell’opera, Hyou Shinkou, di creare degli intrecci fra i personaggi assai convincenti. Saremo infatti coinvolti in dibattiti politici, economici e infrastrutturali. I rapporti fra i personaggi verranno messi in discussione a seconda delle loro idee politiche e sullo schieramento ambientalista anziché capitalista, o viceversa. I personaggi meglio riusciti e con una profondità caratteriale e ideologica spiccata sono indubbiamente Hibiki e Kisaki, protagoniste, in un dibattito presidenziale, della scena più interessante. In generale, comunque, tutti i personaggi sono ben delineati e distanti dai soliti stereotipi.

Maitetsu

Gameplay? Cos’è?

Maitetsu è una kinetic novel, un sottogenere delle visual novel dove non è previsto alcun tipo di gameplay, comprese le scelte di dialogo che possono indirizzare la trama. Dunque si tratta di un racconto, piuttosto che di un gioco, che sfrutta immagini, voci e musica, in aggiunta al testo. Ci teniamo a sottolineare che non consideriamo questa scelta un difetto; preferiamo decisamente una storia raccontata come l’autore l’ha ideata, senza tanti raggiri, piuttosto che una sequenza di scelte di dialogo che ci illudono di possedere il potere di avere un impatto sulla storia, salvo poi ricadere tutti nello stesso finale, passando per i medesimi punti di svolta.

Produced by Walt Disney

Sebbene le tematiche trattate siano di estrema attualità, il modo con cui queste sono trasmesse in Maitetsu le rende poco credibili e piuttosto fiabesche. Il titolo è estremamente tecnico nello spiegare il funzionamento della marcia di un treno (anche a livello ingegneristico) o di un finanziamento bancario, nonché della fermentazione dei liquori. Questa scelta ricade inesorabilmente anche sulla traduzione in inglese (non è previsto l’italiano), che porta il testo a essere particolarmente ostico anche per coloro abituati a leggere la lingua universale – e questo al netto di numerosi errori di battitura che rendono ancora più ripida la montagna da scalare.

Ebbene, tutte queste scelte precludono il titolo a un pubblico giovane o inesperto. Il gioco cade poi nel primo dei suoi numerosi difetti: la storia, nei suoi momenti cruciali, è poco credibile. Succedono cose che in una società reale non potrebbero mai succedere; alcune persone hanno degli atteggiamenti che non sono assolutamente associabili alla realtà, le storie d’amore che il protagonista può vivere con tutte le ragazze del cast (sì, anche le sorelle e gli automi) sono talmente mielose e superficiali da far sembrare Twilight un romanzo per illuministi. Il buon Hyou Shinkou ha dimostrato di avere ottime idee e di saper inscenare dei momenti di altissimo livello, immergendoli tuttavia in una storia forzatamente complessa nelle premesse e pretenziosa sotto l’aspetto politico-sociale per poi concluderla con frasi e scene da “forever and ever” che sarebbero stucchevoli persino per film targati Disney.

Maitetsu

Un treno… di difetti

Il titolo, malgrado esteticamente si faccia ben apprezzare, godendo di un design semplice ma godibile e degli sprite animati, è privo di cutscene e quasi interamente di immagini che esulino dallo sfondo immobile (che fedelmente riprende gli ambienti reali di Ohitoyo, come potete vedere da queste foto) con in primo piano i personaggi con cui interagiamo.

Anche il doppiaggio cade sul più bello. Difficilmente nelle visual novel ci troviamo a criticare questo aspetto, il quale risulta essere il più delle volte molto carismatico e coinvolgente. Maitetsu non fa eccezione, tranne che per un personaggio: Soutetsu. Il protagonista dell’opera è doppiato da una voce del tutto apatica, piatta e inconsistente, tanto da svuotare tristemente ogni dialogo che lo vede presente. Siamo costretti a contestare anche l’utilizzo degli effetti sonori, ridotti all’osso. Perché dobbiamo leggere *CHAFF* o *CLANK* anziché sentirne la riproduzione acustica? Non troviamo una risposta logica. Non brutta invece la colonna sonora, per quanto piuttosto anonima dato che, nonostante le oltre cinquanta ore passate sul gioco, non ricordiamo alcun motivetto.

Maitetsu

Concludiamo con gli ultimi due difetti, probabilmente i più gravi. Il primo consiste in un saltuario passaggio di consegne del soggetto. Per il 90% della storia vestiremo i panni di Soutetsu leggendo i suoi pensieri, vivendo i suoi incubi e così via. Tuttavia, alle volte, vivremo dei dialoghi fra quest’ultimo e un altro personaggio, impersonificando l’interlocutore, venendo dunque esclusi dalla psiche di Soutetsu ma leggendo i pensieri della controparte. Questo uccide la suspense e non coinvolge interamente in un protagonista già sufficientemente insignificante sul profilo caratteriale.

Il secondo è la presenza di una quantità incalcolabile di salti narrativi che dovrebbero essere dichiarati illegali in tutto il mondo. Si passa da un dialogo con Hibiki in sala da pranzo a un dialogo con un fabbro del paese sostenuto due giorni più tardi, il tutto privo di contestualizzazione e qualsivoglia collegamento narrativo. Queste scelte spezzano il ritmo e l’amalgama che dovrebbero esserci in una visual novel e rendono il tutto un agglomerato di sketch tenuti insieme con sputo e colla vinilica, poiché ognuno di questi inizia casualmente e si conclude tramite un fastidioso troncamento (non a caso Maitetsu è stato oggetto di ispirazione di una serie anime formata da episodi di cinque minuti ciascuno).

Maitetsu

Lose: serve altro per diventare Win

Siamo costretti ad attribuire un’insufficienza a Maitetsu: Pure Station perché l’argomento era sensibile ed è stato trattato superficialmente. Inoltre, l’inserimento (il più delle volte forzato) delle romance, senza tuttavia raccontare come si deve i sentimenti dei protagonisti, generando così dei buchi neri narrativi inqualificabili, ha rovinato l’atmosfera di serietà cui mirava il racconto.

Ci teniamo a sottolineare che questa è una bocciatura che vuol essere da stimolo. Crediamo in Lose e in Hyou Shinkou, sebbene l’esordio non sia brillante, perché abbiamo individuato la voglia di trasmettere messaggi forti. Inoltre, ci sono state quattro o cinque scene davvero di alto livello, che ricorderemo a lungo. In Giappone è già uscito il sequel, intitolato Maitetsu: Last Run. Se dovesse arrivare in Occidente lo proveremmo con piacere, fiduciosi su un miglioramento dato dall’esperienza e da una maggior concentrazione sui dialoghi. La base c’è.

Trofeisticamente parlando: ciuff ciuff!

Lista trofei contenuta ma ricca: undici trofei d’oro e la maestosa coppa di Platino. Poco da aggiungere, dovrete semplicemente finire il gioco e cliccare su un paio di icone precise, difficoltà: zero. Consultate la nostra guida per maggiori chiarimenti.

VERDETTO

Ci rammarica dover assegnare un'insufficienza a un prodotto maturo nei contenuti e ambizioso nelle premesse. Purtroppo, i ragazzi di Lose sono stati vittime di sé stessi e di qualche cliché da rispettare (come la forzata presenza di romance route), dando vita a un prodotto che è troppo light per un pubblico adulto ma impossibile da apprezzare da parte di un pubblico inesperto a causa di ostiche barriere linguistiche e tecniche. Per approcciarsi a Maitetsu: Pure Station è doveroso tener basse le aspettative e affrontarlo con leggerezza. Così facendo, si può godere della sua estetica e di qualche sporadica scena ben scritta. Un titolo d'esordio con più ombre che luci che, scavando a fondo, nasconde un grande potenziale, motivo per cui siamo tutto sommato fiduciosi per Maitetsu: Final Run, il sequel già uscito in Giappone.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.

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