Oure – Recensione

Sviluppatore: Heavy Spectrum Limited Publisher: Heavy Spectrum Limited Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Di tanto in tanto anche la mente di un videogiocatore ha bisogno di prendersi una pausa dalla frenesia dei titoli più ricchi d’azione. Messi da parte sparatutto che non lasciano respiro e giochi di ruolo da centinaia di ore di esplorazione e combattimenti, c’è bisogno di esperienze più brevi, rilassanti e meditative. Il catalogo del PlayStation Store è ricco anche in questo senso e, tra le diverse offerte, siamo andati a recuperare Oure. Giusto per inquadrarlo, pensate a un Innerspace con qualche elemento preso da Shadow of the Colossus e da RiME. Se volete saperne di più, vi invitiamo però a leggere la recensione completa.

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Un mondo da salvare

La trama che fa da sfondo e pretesto a Oure è abbozzata in una breve cutscene iniziale e rimane comunque piuttosto nebulosa (mai termine fu più azzeccato) per tutto il gioco. Il mondo, devastato dalle guerre, è immerso nell’oscurità, ma la speranza di rinascita sembra passare per la nostra protagonista. Nei suoi sogni, infatti, la bambina vola spesso sopra alle nuvole e osserva costruzioni particolari che sembrano appartenere a tempi antichi.

Questo è in realtà il luogo in cui vivono i Titani, creature immense e zoomorfe che in passato proteggevano il mondo. I genitori della protagonista, meravigliati dai suoi sogni, comprendono che lei potrebbe riportare indietro i Titani. Un giorno la conducono a una torre che la porta proprio nello spazio che lei sognava di continuo e la salutano per l’ultima volta. E’ l’inizio della sua missione per domare i Titani e salvare il mondo.

Il cielo è blu sopra le nuvole

Oure è un titolo d’avventura basato sull’esplorazione e sulla risoluzione di blandi enigmi. A livello pratico, iniziamo nei panni del bambino protagonista (maschio o femmina, a scelta) e ci ritroviamo a disposizione un potere particolarissimo: possiamo trasformarci in un drago volante. Questa forma si presta alla perfezione al movimento nell’ambiente che ci circonda, poiché siamo tra le nuvole, in uno spazio vastissimo in cui possiamo spostarci liberamente. Il candore intorno a noi è spezzato solo dai profili di costruzioni apparentemente antiche, come torri, piattaforme e ponti, e dai sinuosi movimenti di stormi di uccelli o pesci volanti.

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Il nostro obiettivo è quello di richiamare e domare gli antichi Titani che proteggevano il mondo. La torre centrale su cui ci siamo risvegliati è circondata da otto strutture minori. Mentre ci spostiamo nella nostra forma di drago, dobbiamo dapprima azionare i meccanismi che attivano queste torrette e successivamente salirvi in cima per presentarci all’incontro con il Titano vero e proprio.

Non ci muoveremo sempre nei panni del drago. Il passaggio su determinate piastre luminose, presenti sulle costruzioni che spuntano dalle nuvole, ci riporta in forma umana. Solo così possiamo raggiungere alcuni meccanismi fondamentali per sbloccare potenziamenti o abilitare l’accesso alle torri, e solo così possiamo domare definitivamente il Titano di turno. E’ come se il pieno controllo di queste creature possa essere ottenuto solo lasciando emergere il lato più tenero e affettivo della nostra natura, un aspetto che si manifesta nella possibilità di chiamare il Titano e nelle sequenze che ci vedono sedere su di esso come in un dolce quadretto famigliare.

Per arrivare a tanto dobbiamo però passare da una fase di inseguimento e sfida che, per quanto richiami una boss fight, non ha le caratteristiche che solitamente ne identificano una. Dopo aver convocato un Titano, infatti, dovremo seguirlo in volo e avere la meglio su di lui interagendo con cristalli sparsi sul suo corpo. L’interazione consiste in una sequenza di enigmi che richiedono di tracciare uno schema andando da un punto a un altro in un preciso numero di mosse. A dire il vero, la difficoltà è quasi nulla e l’unico ostacolo è legato al volo e alla scomoda gestione dei comandi.

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L’ebbrezza del volo

Il sistema di controllo, in un gioco in cui passiamo il novanta per cento del nostro tempo esplorando un’area molto estesa, riveste un ruolo più centrale che in altri titoli. Il fatto che i comandi siano affetti da problemi frequenti e molto fastidiosi non può quindi essere preso sotto gamba e influisce pesantemente sul giudizio finale. Sebbene il sistema di volo sia basilare, con il tasto X deputato allo scatto e il dorsale destro all’ascesa – entrambe sono azioni che consumano resistenza, la quale deve poi essere ricaricata, il semplice movimento sull’asse orizzontale incappa spesso in problemi inspiegabili.

In queste fasi la telecamera non segue il drago come dovrebbe e, per qualche strana ragione, girando a destra ci spostiamo a sinistra, e viceversa, finché non ripristiniamo manualmente l’inquadratura. Il problema è fastidioso nella normale esplorazione, dove rende più laboriosa la raccolta dei numerosi collezionabili e potenziamenti, ma diventa quasi frustrante nelle fasi di inseguimento dei Titani. Come già detto, la difficoltà è insita nel movimento più che negli enigmi in sé, il che è assurdo.

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Manca di sale

Trascurando questo problema, anche il resto del gioco non convince appieno. E’ evidente il tentativo di dare vita a un titolo poetico, di costruire una storia fatta più di immagini e sensazioni che di parole, ma il tutto risulta piuttosto annacquato e a volte addirittura forzato. Non si riesce mai a entrare in empatia con la protagonista e con la sua storia, complici anche le poche linee di testo che sembrano più riempitive che funzionali alla lore. Neanche il mondo di gioco, che avrebbe grandi potenzialità artistiche ed emotive, assume il ruolo centrale che dovrebbe avere, perché ben presto ci accorgiamo di una ripetitività nelle strutture e in generale di una mancanza di sperimentazione, il che non riesce a spezzare la monotonia di un enorme ammasso di nuvole senza personalità.

Oure potrebbe essere analizzato in termini meno ludici. In questo senso può essere gradevole spostarsi senza pensieri nel cielo, raccogliendo i quasi ottocento collezionabili disseminati sulle nuvole e relegando la caccia ai Titani ad attività secondaria. Il problema, però, torna a essere quello dei controlli, che rischiano di trasformare un’esperienza rilassante in una fonte di stress. Nel complesso, quindi, ci sentiamo di vedere il gioco come un’occasione persa, un progetto con buone premesse ma mal gestito.

Il comparto grafico di Oure è un punto a favore. La realizzazione del/della protagonista, dei Titani e in misura minore del drago è ottima, con uno stile ben definito, morbido e onirico per così dire. Meno ispirate le strutture artificiali tra le nuvole, spesso ripetitive, e ancor meno sfruttata a dovere l’ambientazione generale, troppo piatta e senza variazioni. Le sonorità di sottofondo nelle fasi di inseguimento sono ottime, ma viene da chiedersi perché manchi un accompagnamento altrettanto buono nelle fasi esplorative, che sono predominanti.

Trofeisticamente parlando: che “palle”!

Una buona fetta dei ventotto trofei di Oure, che includono un Platino, è legata alla raccolta dei collezionabili. Ben settecentocinquanta sono le “palle” luminose disseminate tra le nuvole, anche se in qualunque momento possiamo attivare una funzione che ce ne mostra comodamente la posizione, e una cinquantina gli altri oggetti da raccogliere. Il resto delle coppe è legato alla storia, da rigiocare almeno due volte e anche a difficoltà più alta, e ad azioni praticamente automatiche. Sul forum trovate come sempre la nostra guida ai trofei.

VERDETTO

Il primo problema di Oure è che è evidente dove vuole andare a parare, quindi non possiamo ignorare il fatto che abbia mancato l'obiettivo. Il secondo è che bisogna litigare spesso con la telecamera in un titolo orientato quasi esclusivamente all'esplorazione. Nel complesso ci ritroviamo un gioco con buone potenzialità e ottimi spunti a livello visivo, che scade in un gameplay quasi assente, in una trama mai coinvolgente e in una generale ripetitività di elementi ambientali che stanca ancor prima delle due/tre ore necessarie al completamento.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.