Spectrum – Recensione

Sviluppatore: Stage Clear Studios Publisher: Digerati Piattaforma: PS4 Genere: Puzzle Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 11,99 € Italiano:

Tempo fa vi abbiamo parlato di Alteric, un platform astratto che ha tentato di emulare lo stile del mitico Super Meat Boy ottenendo però scarsi risultati. Il team di Stage Clear Studios, in collaborazione con Digerati, prova a scalzare l’opera di Edmund McMillen dal trono proponendo un gioco molto particolare e potenzialmente molto impegnativo, denominato Spectrum. Ecco la nostra recensione.

Spectrum

Una palla nel vuoto

Se vi aspettate una narrazione anche solo abbozzata, Spectrum non vi darà soddisfazioni. Protagonista del gioco è una palla nera dotata di tre occhi bianchi, che deve superare una serie di schemi di difficoltà crescente senza che ci venga narrato uno straccio di trama tra un livello e l’altro. Lo stile del gioco, che ricorda da vicino l’italianissimo forma.8 molto apprezzato dal nostro Gennaro, ci porta in una serie di mondi astratti popolati solo da strutture fisse o semoventi in grado di arrecarci danno o fare da ostacolo ai movimenti.

Nonostante l’assenza di una narrazione, la campagna fluisce in maniera piacevole. A segnalare il passaggio da un capitolo all’altro dei quattro totali, ognuno composto da dieci livelli, troviamo solo un cambio di tonalità negli sfondi e nelle strutture, forme geometriche regolari come cubi e parallelepipedi. Il discorso vale anche per il Dark World, una sorta di rivisitazione del gioco principale in cui la difficoltà subisce una notevole impennata in maniera molto simile a quanto visto in Super Meat Boy. Senza nulla da analizzare nemmeno nella schermata principale, in cui possiamo soltanto decidere di cimentarci nella campagna oppure settare le poche opzioni di gioco, decidiamo di lanciarci nei livelli di Spectrum per tentare di portare la nostra palla fino al traguardo.

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Salta e plana

I comandi di Spectrum sono davvero ridotti all’osso. In quanto platform bidimensionale, il movimento laterale è affidato alla levetta analogica, mentre utilizzando i pulsanti frontali è possibile far saltare o planare la palla per evitare gli ostacoli tra la noi e il traguardo: un buco nero. Ovviamente la semplicità dei comandi non indica quella del gioco, dato che per riuscire a portare a termine gli intricati livelli di Spectrum sono necessarie pazienza e una buona manualità. I primi schemi sono completabili senza troppi patemi, ma dal terzo mondo in avanti bisogna mettersi d’impegno e concentrarsi al massimo, eseguendo salti e movimenti precisi.

Fortunatamente, salvo rari casi, è possibile resistere a un massimo di quattro colpi, evitando quindi di dover ricominciare da capo i comunque brevi schemi che tendenzialmente non superano mai il minuto totale di lunghezza. A spingerci a correre ci pensa un cronometro che ci ricorda in qualsiasi momento quanto tempo stiamo impiegando.

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Non per tutti

Una delle caratteristiche più importanti di Spectrum è la difficoltà. Non è complicato tanto portare a termine con successo i livelli, quanto padroneggiarli. Terminando uno schema, vengono analizzati i nostri risultati, fornendoci spicchi di una sfera-punteggio se siamo stati in grado di finire il livello senza subire danni, entro il tempo limite e raccogliendo le sfere bianche sparse in giro.

Questa particolare meccanica, unita alla presenza di specifici trofei che attireranno anche i cacciatori, permette di vedere il gioco sotto un nuovo punto di vista. E’ necessario ricercare la perfezione, perché il risultato finale dipende dalla nostra precisione. Si tratta di una sfida nella sfida che non verrà probabilmente raccolta da tutti i giocatori, ma che sarà sicuramente apprezzata dagli amanti dei platform vecchio stile, dove un errore portava a un game over che a sua volta obbligava a ricominciare l’intera avventura da zero.

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Tra cubi e note

Se pensate che un platform bidimensionale debba essere per forza cartoonesco e pieno di canzoncine armoniose, vi sbagliate di grosso, come dimostra in pochi minuti il design di Spectrum. La scelta degli sviluppatori è ricaduta sulla creazione di un gioco astratto in cui a farla da padrona sono figure geometriche di vario tipo, colorate spesso da tonalità intense di blu, arancione e viola su fondali monocromatici in grado di richiamare per certi versi lo stile di Tron.

Anche a livello di colonna sonora, Spectrum non si limita al compitino, proponendo tracce trance perfette per l’atmosfera e in grado di accompagnare le sessioni di gioco più intense senza mai distrarre (fattore fondamentale in questo genere di titoli) e senza mai venire a noia, tanto che spesso ci si accorge dopo alcuni minuti del cambio di traccia audio. Un ultimo accenno per le modalità aggiuntive, o meglio, per la totale assenza di queste ultime. Eccezion fatta per i livelli del Dark World, che sono semplicemente una versione più difficile degli schemi principali, non c’è nulla da fare una volta terminati tutti gli otto mondi, a parte cercare di ottenere il massimo punteggio in ogni schema oppure provare a migliorare i propri tempi.

Trofeisticamente parlando: una vera sfida

Proprio come per il gameplay, anche a livello di trofei Spectrum risulta essere una via di mezzo tra la semplicità di Alteric e la difficoltà incredibile di Super Meat Boy. Per completare la lista del gioco è necessario ottenere il “perfect” in ognuno degli ottanta livelli. Se vorrete tentare questa impresa, sappiate che sul nostro forum è già disponibile una completissima guida ai trofei in grado di aiutarvi a diventare dei campioni di Spectrum.

VERDETTO

Ci sono giocatori che vivono per le trame intricate, altri che vogliono essere stupiti dalla grafica, altri ancora che cercano vere e proprie sfide. Se appartenete a quest'ultimo gruppo, potreste rimanere sorpresi da Spectrum, un videogioco che mette i giocatori di fronte a ottanta sfide di difficoltà crescente. Sfortunatamente l'avventura è breve e non ci sono particolari motivi per rigiocarla, una volta ottenuto il massimo punteggio in ogni livello, ma se cercate un gioco in grado di mettervi alla prova, allora vi suggeriamo di non farvi sfuggire questo platform astratto.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.