My Aunt is a Witch – Recensione

Sviluppatore: Graven Visual Novels Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PSVita) Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 9,99 € Italiano:

Sometimes You non è certo nuovo alla pubblicazione di visual novel: da stile anime a tematiche horror, storie di questo genere sono a bizzeffe nell’elenco dei racconti del publisher. Nell’intero panorama sono abbastanza frequenti anche storie inerenti il paranormale, con incantesimi e magie a fare da padroni, e My Aunt is a Witch, come del resto preannuncia il titolo stesso, rientra in questo genere. Si tratta di un racconto dalle tematiche fantasy in salsa anni Novanta – quasi richiamanti l’universo magico come dipinto in Harry Potter – né scontato né pesante da leggere, e soprattutto con una buona dose d’ironia ad accompagnare tutto l’intruglio. Dopo la release su Steam con il nome di Bewitched, ecco che l’esperimento approda su console: come se l’è cavata?

My Aunt is a Witch

Una storia di come la mia vita, capovolta, sotto sopra sia finita

Thomas è un ragazzino di dodici anni cacciato via di casa dalla matrigna Sophia, una donna tanto malvagia da far rabbrividire un goblin che non sopportava più la sua presenza. Decide che il ragazzo dovrà stare da sua zia Alice, che vive lontano, isolata dal resto del mondo e circondata dai più fitti boschi. Comparsa magicamente la casa, subito questa appare stregata per le sue forme curve e appuntite. Impressione non priva di fondamento del piccolo Thomas, che di lì a poco scopre la bizzarra verità.

Sua zia Alice è una strega, un’incantatrice come quelle descritte nei libri di fantasia, ma solo nelle abilità e non nell’aspetto. Per nulla malvagia come la sua matrigna e, anzi, in trepidante attesa del giovane Thomas. Alice introduce il nipote al mondo della magia, ai tanti oggetti strampalati, creature deforme, libri senzienti e pure con i denti, cappelli parlanti e un buffo gatto fluttuante, ex fidanzato trasformato della zia del protagonista. Decidendo di rendersi utile, anche solo per passare il tempo, Thomas propone a sua zia di diventare il suo aiutante – mostrando però subito dopo riluttanza – creando per lei delle pozioni, non avendo doti magiche di alcun tipo. Ben presto però, la situazione evolverà in maniera drastica.

Breve e inconcludente

In My Aunt is a Witch si comincia come semplice aiutante della strega, passando di stanza in stanza a raccogliere gli oggetti più stravaganti ed eccentrici, per poi finire verso l’ignoto, tra cospirazioni e imboscate. L’avventura però, nonostante le divertenti premesse, poteva fare di più per quanto concerne la realizzazione della storia e la sua narrazione. Il gioco dura infatti cinque ore scarse e, nonostante riesca discretamente bene a costruire e definire i caratteri de protagonisti, l’intera esperienza è piena zeppa di dialoghi prolissi e muri di testo inutili ai fini della trama.

Questi, il più delle volte, mirati a trasmettere le sensazioni di Thomas. Cosa buona e giusta, ma non quando il la maggior parte dei baloon viene compromessa da scenette ironiche in stile anime che rendono della trama vera e propria del mero contorno. Altra ragione della durata così esigua è la mancanza di un finale, rimpiazzato da un cliffhanger che non sa di nulla e che invita i giocatori a non perdersi un eventuale sequel. Prolisso nelle scenette ironiche, superficiale nella trama e inconcludente, oltre che non localizzato in italiano.

My Aunt is a Witch

Un’agrodolce crisi d’identità

My Aunt is a Witch, nonostante i problemi narrativi – solitamente la più grande condanna possibile per una visual novel – riesce a rifarsi con tutto il resto del prodotto in maniera sapiente. Il gameplay risulta semplice ed efficace, diversamente da come ci aspettavamo poco lineare anche se leggermente guidato. Il gioco propone, dopo una lunga introduzione al mondo magico di My Aunt is a Witch, una caccia agli oggetti in punta e clicca molto simile a quanto offrono le produzioni Artifex Mundi, sebbene naturalmente meno complessa di queste ultime eppure più ispirate e sensate di quanto non propongano titoli come Nightmares from the Deep.

Con un vistoso indicatore e la possibilità di poter filtrare gli oggetti interagibili, la produzione di Graven Visual Novels espone al giocatore delle soluzioni intelligenti e capaci d’instillare nel giocatore una certa curiosità. È infatti richiesta una certa dose di fantasia per risolvere alcune situazioni. Presente anche un breve minigioco per realizzare le pozioni con zia Alice, in una sorta di quick time event. Idea carina alla base, anche se dal sapore di meccanica riempitiva.

My Aunt is a Witch

Come un libro illustrato da sfogliare

I più grandi punti di forza della produzione sono indiscutibilmente il comparto sonoro e grafico. A una colonna sonora leggera e dalle tonalità fantasy-magiche, perfettamente incalzanti con l’ambiente, si aggiunge una buona qualità visiva, caratterizzata da character design genuini e una definizione delle stanze e dei vari ambienti davvero eccellente.

Purtroppo il livello dei dettagli scende di qualità nelle fasi finali dell’avventura, in particolar modo dall’introduzione degli ultimi personaggi, in cui si nota una certa svogliatezza nei disegni stessi. Apprezzabili, per quanto statiche, le animazioni delle cutscene, anche se si può applicare di nuovo lo stesso concetto di qualità disegni finali.

My Aunt is a Witch

Trofeisticamente parlando: il nuovo My Name is Mayo?

L’elenco trofei di My Aunt is a Witch è estremamente permissivo e rapido, specialmente se si è già vissuta la trama una volta (o si è scelto di saltare tutti i dialoghi). In questo caso basta poco più di una mezz’ora per portare a casa la coppa di Platino: l’importante è sapere dove mettere le mani virtuali, toccare tutti i teschi collezionabili e giocare quanto basta con gli slot di salvataggio per salvare e ricaricare quando ce ne sarà bisogno, come prima di una delle morti necessarie per sbloccare un trofeo, altrimenti toccherà sorbirsi tutti i dialoghi post-salvataggio e senza l’ausilio di uno skip button.

VERDETTO

My Aunt is a Witch è un gioco dalle premesse valide e con un comparto visivo e sonoro ben curato, ma che abbiamo "declassato" a una sufficienza per non essere riuscito a bilanciare superficialità e prolissità e, anzi, invertendone le associazioni. I personaggi, almeno i protagonisti, spiccano per il carattere, ma non ottengono giustizia a causa del finale sospeso. Si poteva sicuramente fare di più.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.