My Universe Pet Clinic Cats and Dogs – Recensione

Sviluppatore: Microids Life Publisher: Microids Piattaforma: PS4 Genere: Manageriale Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 39,99 € Italiano:

Siamo diventati veterinari provetti con la recensione di My Universe Pet Clinic Cats and Dogs. Dopo averci trasformato in maestre, il team di Microids torna a offrire ai giocatori più giovani la possibilità di svolgere, almeno virtualmente, il lavoro dei propri sogni. Entrate nella clinica e provate a curare quanti più animali possibile con le vostre abilità.

Dottoressa in erba

Oggigiorno il successo di un prodotto porta alla creazione di numerose imitazioni liberamente ispirate all’originale. Nei videogiochi questa pratica è decisamente evidente, tanto che molti titoli vengono bollati come cloni di altri. My Universe, della divisione Microids Life altro non è se non una versione riveduta e corretta della serie Giulia Passione. Per chi non la conoscesse, si tratta di una saga che Nintendo DS ha permesso a milioni di bambine di diventare qualsiasi cosa loro volessero, dalle cavallerizze alle wedding planner. Nonostante le possibilità infinite, Giulia è caduta presto nel dimenticatoio a causa della scarsa qualità realizzativa. I giocatori più giovani (o fortunati) potrebbero persino essersi scordati le avventure di questa ragazza multi-tasking.

Pet Clinic Cats and Dogs sfrutta la potenza di PlayStation 4, console che ci ha permesso di giocare a opere mozzafiato come The Last of Us Parte II e Marvel’s Spider-Man, per partire da questa base. I giocatori sono veterinari neolaureati, che dovranno risollevare dal baratro la clinica del nonno, sulla falsa riga di quanto avvenuto in La Mia Maestra. La trama, piatta come un lenzuolo, è sostanzialmente tutta qui, non fosse per la comparsa di alcuni personaggi non giocanti che ci aiuteranno o butteranno lì qualche stantia frase di circostanza. Il grosso del lavoro è infatti la cura degli animali feriti con una serie di prove dal quoziente di difficoltà pressoché inesistente.

Tra zecche e sbucciature

L’avventura di Pet Clinic prende il via da uno scarno menu. Qui si potrà decidere di avviare la campagna principale, una modalità di gioco libero oppure settare una limitata serie di parametri dalle opzioni. Avviando entrambe le modalità principali verrà chiesto di creare un proprio avatar con un editor che definire imbarazzante è dire poco. Si può scegliere tra una quantità scarsissima di possibilità: genere, tipologia di capelli, razza (per evitare questioni etiche), e tinta dei vestiti.

Se sperate di sbloccare nuove funzioni oppure acconciature extra mettetevi il cuore in pace. Pet Clinic non va mai oltre l’ordinario, salvo rarissimi casi. Una volta dato un nome alla nostra clinica la segretaria, dotata peraltro del potere di apparire magicamente dal nulla ogni mattina (ad avercelo anche io…), ci spiegherà come diventare dei veterinari provetti. La campagna si articola infatti in giorni di lavoro, durante i quali arriveranno un numero crescente di pazienti da accudire e ovviamente coccolare.

Ogni animale avrà una sua scheda personale e potrà tornare più e più volte in clinica, solitamente con un problema diverso. Si partirà da semplici sbucciature per arrivare a situazioni decisamente più complicate. Queste richiederanno la costruzione di nuove stanze, come ad esempio la sala per i raggi X o la farmacia. Gli strumenti sono necessari anche per progredire con la breve campagna principale e per sbloccare nuove tipologie di sfide.

Fa male qui?

Le giornate lavorative di Pet Clinic sono una sorta di loop infinito delle stesse attività. All’arrivo di un singolo animale, accompagnato dal padrone, seguiranno una sfilza di mini giochi per curare il cane o il gatto di turno. Una volta fatto si potrà dimettere, per permettere l’accesso di un altro paziente. Le prove terapiche sono quanto di più banale e ripetitivo si possa immaginare. La maggior parte delle sfide richiede semplicemente di premere in determinati punti sul corpo del malato oppure eseguire una sequenza di tasti.

Persino la costruzione di nuove stanze, qualora si riesca a sopravvivere alla noia e a sbloccarle, non aggiungerà variabili. L’unica richiesta è di metabolizzare un paio di sequenze di azioni nuove. Ciliegina su questa torta di banalità, al termine di ogni visita ogni animale ci saluterà festosamente con un’animazione sempre uguale sia per i cani che per i gatti. Sorvoliamo poi sul fatto che per salutarci sembreranno appoggiarsi a mezz’aria a un invisibile pannello di plexiglas. Un effetto abbastanza grottesco.

La domanda che nasce spontanea è solo una. Come si può pensare che dei ragazzi che fin dalla più tenera età si trovano immersi all’interno di un mondo ultra tecnologico possano diversi con un prodotto strutturato come Pet Clinic. Stupisce anche la quasi totale assenza di contenuti che dovrebbero almeno sulla carta tenere incollato allo schermo il giovane pubblico a cui il gioco è destinato. Il massimo punteggio di cura sarà ottenibile senza sforzi e nonostante questo i premi saranno risicati e spesso inutili. Si tratterà infatti di oggetti decorativi di pessima fattura oppure di piccole somme di denaro inadatte a qualsiasi scopo. Nemmeno la volontà di collezionare le foto degli animali curati riuscirà a tenere a galla un titolo che verrà a noia in una manciata di ore, a voler essere generosi.

Pelo poligonale

Uno degli aspetti che più lasciano basiti di Pet Clinic è l’arretratezza tecnologica in cui riversa il titolo. Passi infatti la grafica in stile Play-Doh, volutamente carina e coccolosa per attirare i più piccoli, ma i modelli poligonali e le animazioni sembrano davvero adatte più a un prodotto destinato alla mitica PolyStation che alla potente console Sony.

I controlli sono un altro punto a sfavore del gioco di Microids, con una legnosità che rende ogni azione una vera e propria impresa: spostare il cursore a una lentezza siderale per completare una prova uguale ad altre mille farà davvero passare la voglia di curare i poveri animali. A livello di audio non c’è molto da segnalare, dato che i personaggi non saranno doppiati e gli animali emetteranno solo qualche debole mugugno, mentre una litania compassata farà da sfondo alla nostra clinica della noia.

Buona la localizzazione in italiano, se non fosse per alcuni problemi come gli errori nel codice del gioco per colpa dei quali alcune immagini non compariranno e verranno rimpiazzati dalla stringa del codice stesso, che genera una certa tristezza, e di alcune sviste nell’impaginazione delle scritte che fanno pensare a un lavoro raffazzonato. Ultimo accenno per la modalità di gioco libero, che altro non sarà se non un clone della campagna con tutte le stanze già sbloccate e la possibilità di scegliere quali animali curare: bene ma non benissimo.

Trofeisticamente parlando: poco da mordere

Se sperate almeno in un Platino facile, rimarrete delusi: la lista di My Universe Pet Clinic Cats and Dogs include solo dieci trofei, peraltro nemmeno troppo rapidi da sbloccare. Se puntate al 100% del gioco mettete in conto svariate ore di gioco per curare tutti gli animali presenti e preparatevi a una bella dose di sbadigli.

VERDETTO

Inutile girarci troppo attorno, My Universe Pet Clinic Cats and Dogs è un titolo poco appetibile: nonostante la chiara volontà d'indirizzare il gioco verso un pubblico di giovanissimi, l'opera di Microids Life annoia dall'inizio alla fine e non riesce mai a fornire elementi in grado di attirare giocatori e di farli appassionare al lavoro di veterinario. Una grafica obsoleta, un comparto audio inesistente e un gameplay legnoso e ripetitivo danno il quadro di un gioco che ci sentiamo di consigliare soltanto a chi volesse un prodotto all'acqua di rose per iniziare i propri figli al mondo dei videogiochi, con il rischio che decidano di abbandonare per la troppa noia.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.