The Hand of Merlin – Recensione

Sviluppatore: Room-C Games Publisher: Versus Evil/Croteam Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 29,99 € Italiano:

Dal cinema ai libri, dalle serie TV ai videogiochi. La leggenda di Artù, negli anni è stata fonte d’ispirazione per moltissime opere, alcune venute bene e altre meno. Quest’oggi andremo ad analizzare The Hand of Merlin, un videogioco roguelike realizzato da Room-C Games in collaborazione con Croteam. Il gioco prende la storia del leggendario cavaliere, la ribalta come un calzino e la trasforma in un’epopea sci-fi fatta di mostri alieni e trasporti interdimensionali.

Il cavaliere, il mago, il cataclisma

La storia di The Hand of Merlin (come suggerisce il nome) si concentra principalmente sul famoso mago piuttosto che il grande cavaliere. Come mai? Beh, lo verremo a sapere direttamente del prologo del gioco. Merlino, tradito da Morgana, viene intrappolato per anni. Artù e tutto il mondo sono così esposti alla devastazione del “cataclisma”, una oscura minaccia distruttrice di mondi. Per arginarla, anni prima il mago creò proprio Artù, guerriero potentissimo. Purtroppo, durante l’assenza del suo vecchio, il re non è riuscito a contrastare la minaccia oscura, soccombendo. Una volta liberatosi, Merlino troverà dinanzi a se eserciti ormai allo sbando, demotivati e senza leader. Egli cercherà di prendere in mano la situazione: nonostante i poteri ormai assopiti, riesce a reclutare tre guerrieri. Questi valorosi vengono incaricati di trasportare il Sacro Graal da Camelot a Gerusalemme. La coppa infatti sarà l’arma per fronteggiare il cataclisma e sconfiggerlo.

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Oregon Trail in chiave moderna e non solo

Sin dai primi istanti di gioco possiamo notare l’influenza di alcune glorie del passato. Queste hanno spinto gli sviluppatori a ibridare varie meccaniche di gioco che, anticipiamo, si amalgamano perfettamente in un turbinio di narrazione e gameplay strategico. Avete mai giocato a Oregon Trail? Per farla breve, si tratta un vecchio gioco strategico che potremo anche definire un antenato dei rogue-lite. Impersonando quattro personaggi, bisognava trasportare un carro da una piccola città fino all’Oregon, affrontando mille imprevisti che ci venivano proposti in maniera del tutto casuale. Era inoltre presente una meccanica relativa alla fame dei personaggi: camminando svuotavano le scorte a disposizione mangiandole. Più si andava a passo svelto e più le scorte diminuivano rapidamente. Qualora un personaggio avesse patito la fame, sarebbe morto, generando tristezza nel gruppo e, in parte, anche nel giocatore.

In The Hand of Merlin sono presenti meccaniche che sembrano prendere spunto proprio dal titolo sopracitato. Inoltre, il gioco aggiunge oltre a una mole abbastanza folta e imprevedibile di contenuti, anche un impatto narrativo in prima persona. Saranno infatti le nostre scelte, giuste, scellerate o sbagliate, a decidere il nostro destino. Una volta nella mappa di gioco il percorso ci verrà proposto a mete. Non avremo i tre personaggi da controllare liberamente all’interno di un mondo aperto, bensì ci sposteremo direttamente verso la zona desiderata (a patto che sia vicina). Un’interfaccia raffigurante un libro ci racconterà testualmente l’evento casuale che andremo affrontare. Durante questi intermezzi si andrà incontro a scelte multiple. Se, per esempio, dovessimo trovarci di fronte a dei ladri, potremo decidere se affrontarli in modo diretto o per vie traverse, contrattare o persino scappare via. Le scelte avranno conseguenze sia nel breve che nel lungo termine, soprattutto quando a essere messa in gioco sarà la vita.

Merlino e i suoi eroi

La strada non è disseminata soltanto da spiacevoli incontri, anzi. Spesso ci ritroveremo di fronte a persone bisognose d’aiuto e sarà nostra premura decidere se donare loro delle risorse. La situazione andrò valutata saggiamente, decidendo magari di lasciare gli NPC al loro triste destino. Del resto, il nostro obiettivo è quello di raggiungere Gerusalemme con il sacro Graal immacolato.

Oltre alla componente esplorativa, c’è ovviamente anche quella da strategico puro. Le ispirazioni questa volta arrivano da Heroes of Might and Magic e XCOM. In un’arena, affronteremo dure battaglie contro mostri e umani: la gestione delle risorse sarà fondamentale, così come quella dei punti abilità, per far danno ed evitare di essere colpiti in malo modo.

Proprio come succedeva nei due titoli citati in precedenza, la componente tattica gioca un ruolo fondamentale nell’economia degli scontri. Sarà importante schierare un arciere nelle zone più alte, nascondersi dietro le rocce e aspettare diligentemente la mossa avversaria. Qualora dei personaggi dovessero soccombere, niente paura. Durante gli eventi casuali sarà possibile reclutare nuovi guerrieri, anche con caratteristiche diverse da quelli originali. Se malauguratamente (e farà parte del gioco) invece tutto il party dovesse soccombere, si dovrà ricominciare il viaggio da capo, con una consapevolezza e una sicurezza nei propri mezzi sempre maggiore.

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Il regno di Camelot

Il motore di gioco ci è sembrato abbastanza stabile e su PlayStation 5: nessun problema o bug si è palesato durante le sessioni di gioco. La risoluzione è stabile sui 4K, mentre il frame rate è inchiodato sui sessanta fotogrammi al secondo. I modelli dei personaggi e le ambientazioni non brillano per estetica: il tutto sembra essere un po’ troppo vecchio stile, anche se è bene ricordare che si tratta di un’opera indipendente, dunque a budget limitato. L’interfaccia di gioco è ben ottimizzata per gli utenti console e i comandi sono semplici da gestire. Il sonoro invece presenta delle buone campionature e una discreta colonna sonora che ci accompagnerà nel corso dell’avventura e delle battaglie.

Encomiabile invece l’ottimizzazione generale dell’interfaccia di gioco. I comandi sono semplici da gestire e non ci sono sembrati troppo articolati. Questo è un grande punto di pregio, considerato che The Hand of Merlin è nato su PC, dunque adattare l’opera al DualShock (o DualSense) non era impresa facile. Il sonoro presenta delle buone campionature e una discreta colonna sonora, che ci accompagnerà nel corso dell’avventura e delle battaglie. In tutto questo, è doveroso segnalare l’assenza totale della lingua italiana, dunque preparatevi a rispolverare il vostro inglese. Discreta la longevità: quattro ore potrebbero essere sufficienti (salvo morti improvvise) per completare la campagna. La componente roguelike permette comunque di giocare praticamente all’infinito senza annoiarsi.

Trofeisticamente parlando 

Cinquantacinque trofei distribuiti in quarantatré bronzi, dieci argento, un oro e un platino: questo l’elenco completo dei trofei di The Hand of Merlin. Fortunatamente gli sviluppatori non chiedono il mondo per ottenere l’ambita coppa, anche se sarà necessario giocare parecchie ore per portare a termine alcuni trofei molto lunghi. Fra questi abbiamo quelli cumulativi, come ad esempio “Feast of Kings” che richiederà di ottenere 300 scorte, oppure quello che ci obbligherà a spendere 3000 pezzi d’oro. Avremo ovviamente anche trofei dedicati alla storia e alle missioni secondarie. Fortunatamente non c’è nulla d’impossibile.

VERDETTO

The Hand of Merlin è uno di quei titoli che il videogiocatore annoiato dai soliti titoli dovrebbe provare senza timore. L'esperimento di fondere le meccaniche di alcuni giganti del settore strategico, a nostro modo di vedere, ripaga ogni singolo euro dell'acquisto. Se a questo si aggiunge anche la componente roguelike, il diverto e la longevità diventano praticamente infiniti. L'assenza della lingua italiana potrebbe scoraggiare alcuni acquirenti che non masticano la lingua inglese. Nonostante questa piccola pecca, però, consigliamo The Hand of Merlin... A mani basse!

Guida ai Voti

Gianfrancesco Maturo
Fin da piccolo ho sempre avuto una curiosità immane per i videogiochi. Nel 1999 ho ricevuto come regalo di compleanno (dopo vari capricci) la mia prima PlayStation. Sono passati gli anni, sono passate le generazioni, ma la passione è sempre qui, e probabilmente mi accompagnerà ancora a lungo.