The Caligula Effect – Recensione

Sviluppatore: Aquria Publisher: Atlus Piattaforma: PS Vita Genere: Action RPG Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 39,99 € Italiano:

“La realtà esiste nella mente umana e non altrove”.
George Orwell

Se siete appassionati di JRPG questo è sicuramente un ottimo periodo per possedere una PlayStation Vita, bistrattata console su cui però continuano a sviluppare senza sosta tantissimi producer giapponesi tra cui il team di Aquria, che ci propone con il suo The Caligula Effect un titolo molto particolare.

Sindrome di Caligola

Avete mai provato il desiderio di voler fuggire dal mondo come lo conosciamo e rifugiarvi in una realtà virtuale immutabile e perfetta? A sentire una domanda di questo tipo la mente degli appassionati di film fantascientifici sarà sicuramente corsa a Matrix, capolavoro del 1999 in cui l’Eletto, Neo, si scopriva prigioniero di un mondo virtuale.

Non molto distante da tutto ciò è la trama di The Caligula Effect, dove il protagonista si ritrova suo malgrado bloccato all’interno di un mondo utopico chiamato Mobius; tutto sembra andare per il verso giusto, almeno fino a quando il ragazzo non comincia a notare che alcuni individui attorno a lui appaiono ai suoi occhi come ologrammi.

Questa scoperta porterà il giovane a interrogarsi su quanto stia accadendo attorno a lui e fuggire da queste strane figure salvo poi ricordare, con l’aiuto di una virtualdoll denominata Aria e di un gruppo di fuggiaschi dal nome di Go-Home Club, che è stato lui stesso a rifugiarsi nel mondo virtuale per fuggire dai problemi della sua vita reale.

Inizia così l’avventura ideata dallo scrittore di Persona 2 Tadashi Satomi che non brilla certo per originalità, ma ha il pregio di coinvolgere il giocatore con un buon numero di scelte che avranno ovviamente delle conseguenze (benché minime) sulla trama di gioco. Il nostro protagonista infatti sfrutterà le capacità di Aria, in grado di trasformare in armi i sentimenti degli individui, per abbattere tutti i soggiogati che ostacoleranno il suo cammino e riuscire a distruggere Mobius e tornare al mondo reale.

Ti vengo dentro

Come detto la trama è uno dei punti di forza di The Caligula Effect, tanto che vanterà un numero incredibile di personaggi al suo interno; molti di questi individui avranno una loro personalità e ci verrà data la possibilità di “andare a fondo nel loro cuore”, per scoprirne la natura e ovviamente i segreti che li hanno portati a rifugiarsi dentro Mobius. Ad aumentare ulteriormente la profondità della storia ci pensano poi gli oltre 500 personaggi giocabili, ognuno con determinate abilità e dei tratti caratteristici; al giocatore verrà lasciata piena libertà di creare il suo team che dovrà essere quanto più forte possibile così da resistere agli attacchi dei soggiogati.

Mano mano che proseguiremo nell’avventura infatti ci verrà richiesto di affrontare una serie di dungeon all’interno dei quali dovremo completare un numero variabile di missioni e ovviamente affrontare in combattimento tutti coloro che ci si pareranno davanti. Con l’ingresso nelle aree esplorabili passeremo quindi dalla classica grafica con testo a schermo e personaggi disegnati a mano a un titolo in terza persona con un comparto video discreto ma non eccelso, in cui sarà comunque facile identificare lo stile tipico giapponese fatto di studenti dai capelli bislacchi e mostri umanoidi con deformazioni varie.

Il lavoro ben svolto dalla trama per tenere accesa la nostra attenzione verrà però letteralmente demolito dai tempi di caricamento che in certi momenti sembreranno davvero eterni e spezzeranno eccessivamente la comunque buona componente JRPG, soprattutto per quello che riguarda le intense battaglie contro i mostri digitali che introdurranno un combat system molto particolare e decisamente azzeccato.

Immagina, puoi

Reduci forse dall’ottima esperienza di Sword Art Online: Hollow Fragment, il team di Aquria propone con The Caligula Effect un sistema di combattimento molto particolare basato su quella che viene definita Imaginary Chain. All’inizio della battaglia infatti il giocatore avrà a disposizione una serie di MP da spendere in determinate azioni, ognuna delle quali avrà una percentuale di successo basata sia sulle nostre scelte precedenti che su quelle ipotetiche dei nostri nemici, possibilità che farà la felicità degli amanti della strategia pura.

Dopo aver infatti selezionato la serie di mosse da eseguire potremo decidere se conservarla come selezionato e attaccare sperando che tutto vada per il verso giusto, oppure decidere di rivedere i nostri attacchi quante volte vorremo, fino a che non saremo soddisfatti. Una volta dato il via al turno le mosse verranno eseguite in sequenza e sarà possibile vedere se le nostre scelte saranno state abbastanza oculate.

La nostra sequenza d’attacco potrà includere un massimo di dodici diverse azioni e sarà decisamente interessante trovare di scontro in scontro il modo per riuscire a incastrare alla perfezione attacchi e contrattacchi in modo da avere la meglio sui nostri, a dirla tutta, non imbattibili, avversari. Il rovescio della medaglia di un sistema così complesso e strategico, sarà che molto spesso gli scontri termineranno in un attimo senza lasciare al nemico nemmeno il tempo di capire cosa lo ha colpito, circostanza che si verificherà ancora più frequentemente giocando alla difficoltà più bassa dove avremo equipaggiamenti fissi e personaggi fin troppo potenti.

Era meglio la simulazione

Una trama intrigante ma forse un po’ troppo banale e un combat system eccellente sembrano comunque essere ottimi pretesti per lasciarsi incantare da The Caligula Effect, se non fosse che i problemi si celano appena sotto la superficie. Detto di una storia che non brilla per innovazione, il vero problema risulta essere la caratterizzazione dei personaggi; il numero esagerato di membri selezionabili per il nostro party fa sì che nessuno a parte il protagonista e un paio di elementi del Go-Home-Club venga davvero dotato di una sua personalità, rendendo di fatto i 500 personaggi una serie di cloni uno dell’altro. Come se non bastasse, il gioco nelle sue sezioni di esplorazione è costellato di problemi:  dungeon ripetitivi e fin troppo caotici sono accompagnati da numerosi e tediosi momenti di backtracking e da cali di frame rate francamente ingiustificati che distruggeranno quanto di buono inserito dal team.

Se a questo uniamo i già citati caricamenti eterni è facile immaginare che i giocatori meno tenaci potrebbero decidere di non voler scoprire se il nostro protagonista riuscirà a distruggere il mondo virtuale, stressati da questa sfilza di problemi e imprecisioni che potevano essere decisamente evitate. Un ultimo doveroso accenno va alla colonna sonora realizzata da Tsukasa Masuko e decisamente di pregevole fattura, in grado di ammaliare e coinvolgere ancora di più il giocatore nelle sue scorribande all’interno del mondo virtuale di Mobius.

Trofeisticamente parlando: meglio soli che male accompagnati

Per completare la lunga lista trofei di The Caligula Effect e arrivare all’immancabile trofeo di Platino non sarà fortunatamente necessario stringere legami con tutti i cinquecento personaggi presenti nel gioco. Per ottenere la massima ricompensa sarà sufficiente terminare il gioco, svelare tutti i segreti e completare i percorsi dei personaggi principali, impresa che i giocatori più tenaci potranno completare in una cinquantina di ore circa.

VERDETTO

Uno dei generi che sta tenendo in piedi PlayStation Vita è sicuramente quello dei JRPG di cui The Caligula Effect è un valido esponente. Una trama intrigante e un battle system ben congegnato sono senza dubbio i punti forti di un titolo che purtroppo pecca nel suo comparto tecnico. La colonna sonora d'autore non riesce infatti a coprire fastidiosi cali di frame rate e tempi di caricamento eterni che faranno ben presto desistere i meno tenaci e genereranno frustrazione e noia a non finire anche nei più accaniti fan dei giochi di ruolo giapponesi. Se avete già terminato tutti i JRPG in circolazione e non siete ancora sazi, date tranquillamente una possibilità a The Caligula Effect, altrimenti il mare (o per meglio dire lo store) è ricco di pesci decisamente più succulenti di questo.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.