Primo PianoFuri - Recensione

Furi – Recensione

Publisher: The Game Bakers Developer: The Game Bakers
Piattaforma: PS4 Genere: Action / Bestemmia Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 19,99 €

“Ma questo gioco è uscito mesi fa!”

“Ma questo gioco è stato regalato agli abbonati PlayStation Plus, che senso ha recensirlo?”

E così via. Tutte obiezioni sacrosante, non fraintendete. Ma si dà il caso che il sottoscritto abbia avuto modo di giocarci solo ora; che una recensione nel nostro archivio di Furi manchi; che il titolo in questione sia stato nominato per i nostri PlayStationBit Awards, attualmente in corso; e che magari qualcuno di voi non era abbonato al Plus in quel periodo, e magari stia valutando l’acquisto, approfittando di qualche sconto. Dunque eccoci qui, a recensire questa interessante produzioni indipendente che ha conquistato il sottoscritto, almeno per certi versi.

Boss a go-go

Le peculiarità di un gioco come Furi sono assolutamente macroscopiche. Tanto per cominciare: a quale genere appartiene? Beh, in linea di massima potremmo catalogare il titolo come un action, ma un action del tutto particolare, poiché l’essenza del gioco è costituita da nove boss, uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità. Non ci sono fasi esplorative, platform, puzzle o quant’altro. Niente di tutto questo. Dall’inizio alla fine di Furi – titolo la cui longevità non è alta, ma di sicuro può diventarlo, di questo riparleremo in seguito – ci recheremo da un nemico all’altro per porre fine alla sua esistenza. Nelle “pause” dovremo muovere il nostro taciturno protagonista, ma il fatto che queste siano “automatizzabili” dovrebbe dirvela lunga su quanto siano interattive. Sono infatti solo un pretesto per caratterizzare i personaggi e accennare alla velata trama che fa dà scenario alle nostre gesta.

Molto rimane all’oscuro. Le nostre uniche certezze sono che siamo stati incatenati, e imprigionati, per un tempo relativamente lungo, abbiamo sofferto, ma un giorno ci liberiamo – incentivati dalla nostra misteriosa spalla Voce – e decidiamo di fare fuori un Guardiano dopo l’altro, per un motivo che intuiremo solo nelle sequenze finali (finali che, ad onor di cronaca, sono pure multipli e completamente opposti tra loro, dunque le nostre possibili supposizioni narrative vanno quasi completamente a farsi benedire).

Sia come sia, il punto della questione è che ci ritroveremo a menare le mani come dannati. Tolto il primissimo boss, in effetti una specie di tutorial, la curva di apprendimento del gioco è estremamente ripida, e già dal secondo in poi molti potrebbero desistere. In realtà siamo certi che ai veterani più caparbi partirà la solita predica sulla “mollezza” dei videogiocatori attuali – senza che abbiano tutti i torti. Quel che è evidente è che il tasso di difficoltà di Furi è certamente d’altri tempi, piaccia o non piaccia, per quanto non manchi un livello di sfida “alla portata di tutti” che però arriva ad annullare addirittura l’ottenimento dei trofei, giusto per ribadire quanto gli sviluppatori VOLESSERO sviluppare un videogioco effettivamente tosto.

La soddisfazione, quando arriverete all’agognata vittoria, sarà grande, non ve lo nascondiamo. E’ sempre così quando si hanno per le mani giochi ben realizzati e allo stesso tempo duri da affrontare. Ma non è solo questo. Per costringere il giocatore a tentare e ritentare prove al limite dell’autolesionismo, bisogna anche sapere spingere l’orgoglio al limite. E questo The Game Bakers lo ha fatto, alla grande, realizzando un gameplay che, appunto, spingerà chi gioca a tentare di raggiungere e superare i propri limiti, puntando senza mezzi termini alla perfezione.

Come? Con meccaniche di gioco in teoria semplici, ma in pratica richiedenti un livello di concentrazione e di prontezza di riflessi difficilmente riscontrabile altrove, almeno oggigiorno. Ai classici tasti di attacco ravvicinato e dalla distanza, grazie alla nostra fedele lama e all’altrettanto fondamentale pistola laser, troviamo quello della schivata, ma ben più interessante è quello legato alla parata. Non è possibile mantenere questa che per una manciata di secondi, giusto qualche istante, altrimenti il colpo del nemico andrà a segno. Al contrario, se effettuata con tempismo perfetto, ci permetterà di riguadagnare parte della nostra barra vitale, oltre che dare il via ad una breve cut-scene in cui toglieremo ingenti danni all’avversario. E’ questo che intendevo dire quando ho scritto che Furi “porta al limite il videogiocatore”. Come farete ad accontentarvi di avere la solida certezza di non subire danni, quando con una parata all’ultimo millesimo di secondo potreste guadagnare vita e farla perdere al boss di turno?

Ping pong

Un altro provvedimento preso in questo senso è la presenza di colpi caricati. Meglio rischiare e aspettare ancora qualche istante nel caso in cui il nostro colpo, poi, vada a segno, oppure accontentarci di infierire un fendente meno doloroso, ma sicuro? Questi accorgimenti danno al gameplay di Furi tratti assuefacenti che vi costringeranno ad una marea di tentativi, fino a che non avrete ragione del nemico in una sfida che assume le caratteristiche di una partita a tennis. Le sfide con i boss sono infatti scandite da “fasi” in cui chi vi sta di fronte cambierà il pattern d’attacco, che dovrete necessariamente imparare a memoria, o quasi – così vuole la vecchia scuola. Questo diventerà mano a mano sempre più frenetico, fino al gran finale in cui, sostanzialmente, sarete chiamati solamente a schivare e limitare l’ultima offensiva.

A vostra disposizione avrete tre vite (ne perderete una ad ogni sconfitta, ne guadagnerete altrettante ad ogni vittoria in una “fase”), mentre quelle del nemico sono variabili, ma in linea di massima in numero superiore. Per vincere, dovrete azzerarle completamente, in un alternarsi di scontri dalla breve e lunga distanza che danno una certa varietà a un gioco che altrimenti rischierebbe di diventare ripetitivo. Ma Furi, la monotonia, non sa nemmeno cosa sia. Come è possibile?

Merito di un game design sapiente per quanto riguarda gli scontri con i Guardiani, capaci di diversificarsi al punto che, all’improvviso, potremo passare dalla struttura del classico hack ‘ n ‘ slash a quello di un picchiaduro 2D, o a quello di un platform. Oltre a questo incide il già menzionato “switch” automatico da combattimento dalla lunga alla breve distanza, cosa che comporta anche un diverso cambio di atteggiamento. Dissentiamo dunque da quanto scritto e letto in rete, soprattutto da parte di alcuni “iutubber”, per il quale è solo e solamente questione di memoria; Furi non mortifica l’esperienza di gioco in questo senso, poiché al giocatore è comunque concessa la possibilità di dare una propria interpretazione al combattimento.

Chiudiamo la recensione di Furi applaudendo, in maniera convinta e sincera, il comparto visivo e sonoro del gioco. Specialmente il secondo presenta brani originali che sposano alla perfezione i diversi contesti e in generale l’atmosfera di gioco, tant’è che non poteva mancare il relativo e ormai consueto vinile; il doppiaggio è in lingua inglese, ma per fortuna non manca la localizzazione in italiano. Altrettanto apprezzabile è il comparto tecnico, sia a livello di impatto visivo, che di ispirazione, che di fluidità, fattore fondamentale in un titolo del genere.

Trofeisticamente parlando: una spina nel fianco

Ad un gioco difficile non poteva che corrispondere un platino dello stesso calibro. Attualmente non abbiamo la guida ai trofei disponibile sul nostro forum, ma chissà che non la si possa realizzare in futuro. In ogni caso, molte azioni in-game, speedrun e votazioni “stilistiche” molto alte alle difficoltà più elevate sono richieste, dunque se cercate qualcosa di tranquillo… state alla larga.

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.