Primo PianoSlain: Back from Hell - Recensione

Slain: Back from Hell – Recensione

Musica metal,  atmosfere gotiche, potenti boss e sangue a volontà, questa è la ricetta di Slain: Back from Hell, che arriva in versione PlayStation 4 in tutto il suo splendore pixelloso; perché sì, Slain è un piccolo gioiello in pixel art e, lo ammetto, pur non amando minimamente lo stile, Back from Hell si piazza subito al primo posto tra le mie preferenze, perché chiunque segua un minimo il genere metal non può non apprezzare questo splendido titolo.

Che il metal sia con te!

Bathoryn viene resuscitato dal suo sonno eterno da un fantasma che chiede il suo aiuto per liberare le terre da sei demoni, servi di Vroll, un potente vampiro che sta dominando il mondo intero con un esercito venuto direttamente dall’inferno. In quanto a trama Slain non è certo un capolavoro, i suoi punti di forza sono ben altri, e li andremo ad elencare in seguito.

Durante l’avventura al nostro Bathoryn toccherà l’ingrato compito di sterminare tutte le mostruosità che ci si presenteranno contro, e parliamo di orde di scheletri, lupi, vampiri, streghe, teste volanti e chi più ne ha più ne metta, che dovremo eliminare a colpi di spada, accompagnati costantemente da una soundtrack heavy metal.

Ed è la musica il punto focale del titolo, tutto gira attorno alla cultura metal, partendo dal logo, passando dai nemici fino ad arrivare alle tetre ambientazioni gotiche, tutto è armoniosamente collegato, rendendo Slain artisticamente un capolavoro. Spade fiammeggianti, cascate di sangue e un cielo perennemente rosso rendono perfettamente l’idea dell’apocalisse che incombe sulla terra e, ad ogni boss sconfitto possiamo pregare il dio cornuto del metal – no, non è una bestemmia.

Ed è proprio il dio del metal che dobbiamo soddisfare perché tra le abilità del nostro eroe, oltre ai classici comandi come attacco, schivata, parata e un generoso attacco dalla distanza, tenendo premuto il comando di attacco sarà possibile lanciare un colpo caricato che ecciterà il dio (ma che caz… NdD) regalandoci dei preziosi potenziamenti mana. Il sistema di combattimento si rivela quindi abbastanza semplice, infatti dopo un primo livello che servirà da lungo tutorial per apprendere per bene le basi del combattimento, siamo subito lanciati all’inferno, pronti a combattere le ondate del terribile vampiro Vroll.

Armageddon

Ed ora è necessario paragonare Slain: Back from Hell a un titolo che oggi mantiene invariata la sua difficoltà ormai da tempo e divenuto famoso proprio per questo. Ebbene si, stiamo parlando di Dark Souls. Pur non essendo dello stesso genere, Slain e Dark Souls sono in realtà molto simili nelle meccaniche di gioco; il titolo di Andrew Gilmour infatti riprende in salsa 2D quello che è la base del titolo From Software grazie a nemici nettamente più forti del protagonista, trappole mortali, checkpoint che permettono di rigenerare vita, enormi boss che necessitano di una precisa tattica per essere abbattuti e un sistema di trial and error che non è mai troppo punitivo (anche se bisogna ammettere che ci sono alcune zone mal bilanciate), ma che allo stesso tempo ci farà guadagnare un posto all’inferno. Il discorso, insomma, non è troppo diverso da quello di Salt and Sanctuary.

Artisticamente parlando Slain è una gioia per gli occhi, a patto che lo stile gotico sia di vostro gradimento. I sei livelli che andremo ad affrontare sono dettagliatissimi, con piogge di sangue continue, animazioni convincenti sia sui fondali che sui vari personaggi che arriveranno e, una cura maniacale su ogni singolo dettaglio del titolo. Siamo stati recentemente abituati ad una pixel art molto spoglia, con titoli che tentano di sfruttare questo stile per accendere ricordi ai vecchi giocatori dell’epoca 8/16 bit, ma che al contempo non offrono nulla di eclatante sotto l’aspetto grafico. Slain invece è diverso, prende spunto da titoli come Castlevania, Rastan Saga o Rygar e cerca di migliorarne ogni aspetto grazie ad un’autentica passione impiegata nella produzione del titolo.

In quanto a longevità Slain si completa in circa cinque ore, ovviamente dato l’elevato tasso di difficoltà, molto dipende anche dalla vostra abilità nel non morire. Una volta completato, data la totale assenza di classifiche o nuove modalità, purtroppo, il titolo non ha nulla da offrire e difficilmente lo rigiocherete, conoscendo ormai le tattiche per affrontare i vari boss o come avanzare nei pochi livelli, se non appunto nel tentativo di guadagnare lo scintillante trofeo di Platino.

Trofeisticamente parlando: ritorno all’inferno

Slain: Back from Hell ci da l’opportunità di sbloccare un difficilissimo trofeo di platino, il titolo è disponibile da settembre in versione casalinga e portatile, ma ad oggi solo 50 utenti sono riusciti ad ottenere l’ambito trofeo. Il motivo è presto detto: tra i 31 trofei messi a disposizione dagli sviluppatori molti richiedono di sconfiggere i boss senza subire danni, ma i due trofei più sadici richiedono di completare l’intero gioco senza mai usare il mana e senza mai morire, e qui noi non possiamo far altro che augurarvi buona fortuna.

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Nicola Raiola
All'interno del mondo del Bit fin dal suo stato embrionale di UPSBlogit. Ha iniziato a giocare alla tenera età di quattro anni. Appassionato a ogni genere videoludico segue con passione, oltre ai videogame, anche film, anime e manga. Questo, purtroppo, è causa della sua instabilità mentale.