Levate l’ancora e salpate per la recensione di Sail Forth. Il titolo disegnato da David Evans e sviluppato da The Quantum Astrophysicists Guild promette di farci scoprire un mondo tutto nuovo. Ovviamente, perdersi nell’oceano può avere sia pregi che difetti. Vediamo assieme se in questo caso i primi superano i secondi, o se invece la nave fa acqua da tutte le parti.
Di cosa parla Sail Forth?
Definire in maniera precisa quale sia la trama di Sail Forth è una missione tanto semplice quanto poco utile. I giocatori vestono i panni di Captain Toot, un marinaio che si risveglia sui resti della sua nave. Seguendo le indicazioni di una stella parlante (metafora probabilmente della celebre Stella Polare), il nostro riceve l’incarico di salpare e trovare una ciurma per salvare il mondo e sconfiggere l’oscurità.
Lo scarsissimo utilizzo di elementi narrativi fa però presto venir meno il concetto di missione per un bene superiore. Dopo alcuni istanti di gioco, ci si trova infatti a navigare pensando solo ai propri interessi, piuttosto che a quelli del mondo intero. Non stupisce quindi che potrebbero perdersi informazioni basilari, come ad esempio il fatto che il mondo si chiama Profondoblu. Fortunatamente questi dettagli non precludono di lanciarsi nella navigazione, seguendo il proprio istinto marinaresco.
Cazza la gomena!
Che siate grandi appassionati di storie o che preferiate lanciarvi all’avventura, la missione di Sail Forth non cambia. Superate alcune semplici missioni iniziali, che fanno da tutorial, ci si trova infatti in un vastissimo oceano in cui navigare. Non stiamo ovviamente parlando del mondo di One Piece, ma si tratta comunque di un’ambientazione affascinante ricca di elementi caratteristici.
Di base, il mondo di Profondoblu è diviso infatti in macro aree collegate tra loro, in cui è possibile navigare alla ricerca di abitanti delle numerose isole, tesori da recuperare o persino pirati da combattere. Sail Forth è prima di tutto un’esperienza rilassante, in cui spesso ci si trova a navigare per lungo tempo muovendo le vele in base a come tira il vento. Non è ovviamente sentire il profumo di salsedine, ma si tratta di qualcosa che gli amanti della navigazione non potranno non apprezzare.
La necessità di creare una flotta, oltre a cercare di salvare il mondo, è poi un elemento ulteriormente caratterizzante del gioco. Peccato solo che, almeno sotto questo aspetto, Sail Forth non si lanci in gestioni complicate ma si limiti a offrire una manciata di opzioni al giocatore per modificare e personalizzare il suo gruppo di navi.
Il gameplay di Sail Forth
Ma cosa bisogna fare esattamente in mare, a parte navigare? Come abbiamo anticipato, Sail Forth non offre una trama profonda da seguire, ma piuttosto una sorta di base che il giocatore usa come pretesto per esplorare un mondo vasto e ricco. I comandi di gioco sono incredibilmente semplici: un tasto per “accelerare”, uno per fare retromarcia sfruttando i remi e i grilletti dorsali per orientare le vele e prendere il vento.
Avanzando nell’avventura si potranno anche equipaggiare cannoni per combattimenti marini contro i pirati. Il grilletto posteriore è dedicato alla mira e un tasto a fare fuoco. Per poter sparare bisognerà però inquadrare il nemico nel raggio d’attacco. Oltre a questo, i giocatori possono accedere a un menu radiale per compiere varie azioni, come riparare la propria nave o controllare l’inventario.
Man mano che si naviga è inoltre possibile imbattersi in isolani che forniranno consigli, missioni o che ci daranno oggetti speciali (come ad esempio una canna da pesca). Durante l’esplorazione si potranno inoltre trovare pezzi di mappa per sbloccare nuove aree oppure scoprirne semplicemente seguendo il proprio istinto. In questo, il titolo di The Quantum Astrophysicists Guild ricorda molto da vicino opere come No Man’s Sky.
Problemi galleggianti
Sail Forth ha tanti elementi di pregio, tra cui l’innegabile fascino di una navigazione libera. Sfortunatamente, ha anche qualche neo che salta rapidamente all’occhio. Tra questi è doveroso segnalare la presenza di alcuni problemi tecnici, legati principalmente alla compenetrazione e a qualche bug (che può essere aggiustato con update mirati). Inoltre, in caso di collisione con strutture fisse come isole e simili, gestire la retromarcia sarà davvero complesso.
Non manca poi qualche problema di gameplay, come un’eccessiva dispersività e una generale mancanza di elementi una volta usciti dal raggio di un’area specifica. Qualche piccolo segreto da far scoprire ai giocatori durante la navigazione avrebbe sicuramente giovato. Nonostante questo, anche grazie a un buon comparto tecnico, Sail Forth ci ha comunque convinti.
La scelta di puntare su una grafica che ricorda per certi versi quella di Human Fall Flat e di proporre personaggi stilizzati dall’aspetto buffo è decisamente vincente, così come quella di offrire una colonna sonora mai invasiva. Qualcosa di più forse poteva essere fatto sul fronte effetti speciali, ma anche così navigare è un’esperienza sufficientemente piacevole.
Il Platino di Sail Forth
Ebbene sì, Sail Forth include nella sua ricca lista trofei anche il tanto desiderato Platino. Sbloccare tutte e 48 le coppe presenti però richiederà un discreto impegno e numerose ore di navigazione. Tante missioni secondarie da completare, una serie di boss da abbattere e molto altro. Se puntate a questo Platino, mettete in conto una discreta quantità di ore, per quando lo stile rilassato di Sail Forth renda la missione più lunga che complicata.