Feral Fury – Recensione

Sviluppatore: Skandivania Games Publisher: Skandivania Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Sparatutto Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 7,99 € Italiano:

Uno dei generi che più si presta a produzioni indipendenti è sicuramente quello dei twin-stick shooter, videogiochi in cui ci sposteremo in mappe molto spesso a generazione casuale acquisendo nuove abilità e poteri. Feral Fury non fa eccezione.

Illustri antenati

Se pensiamo a twin-stick shooter indie non possono non venire alla mente titoli quali Enter the Gungeon e The Binding of Isaac, veri e propri capolavori del genere usciti ormai però da qualche anno e dunque abusati dagli appassionati che ne hanno esplorato ogni anfratto. Feral Fury, prodotto dai ragazzi di Skandivania Games, capita quindi a fagiolo per colmare un vuoto e si presenta fin dalle prime fasi come un prodotto volto a far divertire più che fornire una trama profonda o meravigliosi mondi da esplorare.

Molto dopo l’estinzione del genere umano, tra le fiamme delle guerre per il petrolio, il grande impero dei panda si espande tra le galassie come nuovo potere dominante. Con l’antico mondo in cenere e per l’incessante richiesta di bambù, interi pianeti vengono trasformati in piantagioni e la guerra divampa nuovamente. Il giocatore andrà a interpretare un valoroso soldato di questa legione che tenterà di sconfiggere i nemici in una serie di 15 livelli con generazione procedurale e divisi in 5 capitoli ricchi di insidie, boss e tanta azione.

Bambù e sangue

L’approccio iniziale a Feral Fury è sicuramente agevole. Nessun tutorial (del resto non ce n’è bisogno), solo un cartello che se interpellato ci svelerà i comandi di gioco classici. Levetta sinistra per muoverci, levetta destra per sparare, dorsali per bombe e simili con l’aggiunta del tasto X per eseguire una schivata e del tasto Cerchio per utilizzare eventuali attacchi speciali che potremo ottenere durante la nostra avventura.

L’ambientazione in cui verremo calati è in stile urbano. Esploreremo una serie di bunker in cui troveremo insidie di pericolosità crescente man mano che ci avvicineremo all’epico finale, scontrandoci, precisamente ogni tre livelli normali, con enormi e violenti boss pronti a ridurre a zero la nostra salute.

Dal canto suo il nostro (s)fortunato panda potrà recuperare potenziamenti provvisori, nuove micidiali armi e soprattutto una serie di abilità che andranno a modificare il nostro stile di combattimento dandoci missili, supporto di fuoco, barriere magiche e molto altro ancora. Lo stile del gioco strizza innegabilmente l’occhio ai titoli che abbiamo citato nelle prime righe della nostra recensione, ma non è necessariamente un male, dato che chi è già pratico del genere troverà certe situazioni più che familiari.

Scendere nell’abisso

Come abbiamo detto, le meccaniche di Feral Fury sono standard. Se siete alla ricerca di novità clamorose non troverete nulla all’interno del titolo che vi farà gridare al miracolo, ma la sua forza è proprio questa. La generazione procedurale degli ambienti da esplorare e la presenza di numerosissimi potenziamenti e armi da sbloccare faranno sì che ogni partita sarà diversa dalla precedente, senza contare che potremo scegliere tra tre livelli di difficoltà e soprattutto quattro diversi personaggi, ognuno con peculiarità uniche.

Interessante anche il sistema di progressione fornito al giocatore, simile anche questa volta a quanto visto in altri titoli simili: durante ogni partita accumuleremo un numero variabile di punti esperienza che potranno essere investiti nel negozio delle migliorie per dotare il nostro eroe di potenziamenti. Chiavi per i bauli, munizioni e salute ricaricate dopo ogni scenario e persino un misterioso talismano, necessario per sbloccare una difficoltà aggiuntiva, saranno solo alcuni degli oggetti che potremo ottenere accumulando esperienza in svariate partite.

Pelo bruciato

Lo stile scelto per Feral Fury dai ragazzi di Skandivania si adatta perfettamente a quanto abbiamo descritto fino a questo momento. Una grafica colorata ricca di effetti speciali e di tantissimi laser ed esplosioni ben si adatta all’ambiente urbano spaziale.

Un plauso anche al design dei nemici, azzeccato e particolare; nemici che avranno peraltro pattern d’attacco relativamente infidi e richiederanno ben più di una partita per riuscire a evitare di morire rapidamente. Ottimi (anche se poco numerosi) i boss che affronteremo proseguendo nel gioco fino a un’epica conclusione contro un cattivo davvero ostico.

Breve nota anche per la colonna sonora che si farà apprezzare soprattutto per la non eccessiva invadenza, fondamentale per non venire a noia dopo poche ore di gioco, e per gli effetti speciali che, oltre a essere belli graficamente, appagheranno anche l’orecchio nonostante certi colpi siano forse troppo forti rispetto al volume generale di gioco.

Rigiocabilità elevatissima, dato che la generazione procedurale garantirà una varietà pressoché infinita di situazioni e potenziamenti e spingerà il giocatore, data anche la rapidità di completamento della campagna (o di morte), a giocare più partite in sequenza per riuscire a sconfiggere i nemici.

Trofeisticamente parlando: mi piace la vita dura

Ottenere il Platino (sì, ce l’ha) di Feral Fury non sarà un’impresa semplice. La lunga lista trofei del gioco fornirà ricompense per aver completato il gioco in tutte le modalità, scoperto i vari segreti e raggiunto un notevole punteggio nelle sfide giornaliere, richieste sicuramente non semplici da evadere soprattutto vista la generale difficoltà del titolo.

VERDETTO

Dopo The Binding of Isaac ed Enter the Gungeon si sentiva la mancanza di un titolo in grado di spingere a giocare una partita dietro l'altra. L'opera di Skandivania Games, se amate questo genere di giochi, saprà regalarvi ore e ore di divertimento in compagnia di micidiali panda, terribili maiali, trappole letali e boss enormi. Tutto questo senza dimenticare abilità incredibili e armi devastanti che trasformeranno ogni partita in un'esperienza unica. I neofiti del genere, invece, grazie alla difficoltà scalabile, potranno introdursi man mano in questo divertentissimo universo a due levette.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.