Primo PianoWarhammer Quest - Recensione

Warhammer Quest – Recensione

Publisher: Rodeo Games Developer: Rodeo Games
Piattaforma: PS4 Genere: GDR Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 39,99 €

“Se si deve giocare, bisogna decidere tre cose in partenza: le regole del gioco, la posta in gioco, e la durata.”
Proverbio cinese

Se fate una rapida ricerca sul web relativamente a Warhammer Quest potreste rimanere piacevolmente sorpresi nello scoprire che i primi risultati non si riferiscono al videogame che stiamo per recensire, bensì ad un noto (e ormai quasi introvabile) gioco da tavolo pubblicato nel 1995 dall’arcinota Games Workshop.

Quello che abbiamo tra le mani, oltre che un porting, è soprattutto e prima di tutto un tributo a questo capolavoro di tattica che ha ispirato tanti altri boardgame.

Elfi e nani, ma niente anelli

Gli appassionati del genere sapranno, almeno di fama, che la saga base di Warhammer è ambientata appunto in un universo fantasy in cui ai classici umani vengono accostati elfi, nani, orchi e chi più ne ha più ne metta e dove alle battaglie cappa e spada vengono affiancati elementi magici.

Questi cliché sono ovviamente ricalcati da Warhammer Quest che, al tempo della sua uscita, si fece notare soprattutto per un regolamento avanzato che contava quasi 200 pagine e soprattutto componenti tipiche dei giochi di ruolo come ad esempio la possibilità di potenziare il proprio personaggio, trasportabile tra una partita e l’altra.

A vent’anni di distanza dall’uscita del gioco da tavolo ecco però sbarcare su Steam e iOS una versione digitale di questo capolavoro senza tempo, volta a celebrare questo importante anniversario e soprattutto stregare i giocatori della nuova generazione immergendoli in un mondo fatto di goblin putridi e armi leggendarie.

Ovviamente trasportare dal tavolo al tablet o, come nel nostro caso, alle console una creatura di dimensioni così ragguardevoli ha richiesto un grosso lavoro da parte dei ragazzi di Rodeo Games che si sono applicati soprattutto per rendere gestibile questo dungeon crawler con dispositivi touch e controller.

Molto banale ma adatta allo scopo la trama: prenderemo infatti il controllo di un variegato gruppo di avventurieri che saranno chiamati di volta in volta a completare una serie di missioni di difficoltà crescente, alcune obbligatorie ed altre opzionali, spostandoci di villaggio in villaggio per le tre regioni disponibili.

La narrazione avverrà tramite testo a schermo (fortunatamente geolocalizzato in italiano) che ci racconterà in breve gli eventi che prenderanno vita attorno a noi e ci introdurranno e guideranno nelle varie sfide che andremo ad affrontare.

La guerra non è un gioco

Detto della trama è giusto concentrarci sul cuore pulsante di Warhammer Quest, ossia l’esplorazione dei vari dungeon ricolmi di terribili mostri e soprattutto di interessanti oggetti da recuperare sia per completare le missioni che ci verranno affidate sia per migliorare la dotazione dei nostri guerrieri.

Il sistema scelto dal team di Rodeo Games (peraltro “riciclato” da titoli simili) è un ottimo modo per richiamare alla mente un vero e proprio gioco da tavolo: i nostri personaggi si muoveranno infatti in aree strutturate come griglie, con una serie di quadrati all’interno dei quali potremo eseguire il movimento ed ovviamente compiere azioni come attaccare ed utilizzare oggetti o abilità speciali.

Ognuno dei nostri eroi sarà dotato di un certo numero di passi, ossia detto più banalmente di un dato numero di caselle entro cui potrà muoversi, indicate da una luminescenza bianca per dare subito l’idea della distanza massima che potremo raggiungere in un turno.

Una volta spostate le nostre pedine sarà possibile, qualora avremo un nemico adiacente oppure saremo dotati di armi a distanza, attaccare eventuali mostri presenti nell’area per cercare di eliminarli per poi terminare il nostro turno, non prima di aver esaurito le mosse di ognuno dei quattro membri del nostro gruppo.

A questo punto sarà, ovviamente, il turno dei cattivi che cercheranno di eliminarci muovendosi ed attaccandoci, senza comunque mai toccare vette di tattica incredibili ma molto più banalmente avvicinandosi ed usando attacchi solitamente basilari.

Potente e scintillante

I combattimenti, lineari e senza clamorosi tatticismi, saranno comunque animati dalla possibilità di eseguire azioni che non siano semplicemente attaccare a testa bassa: sfruttando particolari personaggi infatti sarà possibile curare i nostri alleati, lanciare potenti incantesimi e molto altro ancora.

Avere a disposizione solo quattro slot nel nostro party ci obbligherà quindi a fare delle scelte: decidere di  lasciare a casa il mago per portare il cacciatore di streghe potrebbe fare la differenza tra riuscita o meno di una particolare missione, anche se fortunatamente il gioco si dimostrerà abbastanza “accessibile” e dunque non punirà in maniera esagerata una scelta non proprio corretta.

Gli eroi che porteremo con noi potranno poi essere dotati di vari equipaggiamenti che potranno essere acquistati nelle città che visiteremo oppure ottenuti come loot all’interno dei dungeon: spade magiche, strane pergamene e persino ninnoli da indossare per migliorare le nostre capacità saranno fondamentali per uscire indenni dalle missioni che affronteremo.

Come se non bastasse, in pieno stile GDR, i personaggi che prenderanno parte alla missione guadagneranno alla fine della stessa una quantità di punti esperienza proporzionale al numero ed al tipo di nemici uccisi che ci permetteranno di migliorarne le caratteristiche base (solitamente salute e statistiche) e di apprendere nuove abilità.

Ovviamente se cercate una profondità alla Skyrim rimarrete delusi, dato che nonostante il buon assortimento di armi ed equipaggiamenti, divisi anche per rarità, molto presto vi accorgerete che la maggior parte degli oggetti recuperati saranno in realtà ciarpame da rivendere per racimolare qualche moneta d’oro extra.

Quando arriva il mio turno?

Abbiamo segnalato a più riprese come Warhammer Quest sia un titolo creato basandosi su un gioco da tavolo: questa particolarità ha richiesto a Rodeo Games di trovare soluzioni di gameplay che non tradissero la natura dell’opera di Games Workshop.

Quella adottata, per quanto decisamente funzionale, ha però oltre ad alcuni pregi anche parecchi limiti, come ad esempio la “velocità” dell’azione: la possibilità di muoversi di un tot di spazi e di poter eseguire sempre e comunque una sola mossa per turno è fantastica se stiamo giocando seduti ad un tavolo con i nostri amici, meno se stiamo fissando lo schermo di un televisore.

Se a questo aggiungiamo che molto spesso finiremo in vicoli ciechi e saremo quindi costretti a muoverci indietro passando da un turno all’altro senza quasi mai fare nulla, i tempi morti presenti in Warhammer Quest diventano decisamente maggiori rispetto a quelli “vivi”.

Il titolo inoltre è un semplice porting da piattaforma iOS: nulla o quasi è stato fatto per potenziare l’esperienza ed adattarla alle potenzialità di PlayStation 4, eccezion fatta che per l’inclusione nel pacchetto (venduto ad un prezzo che personalmente ritengo fin troppo alto) di tutti i DLC usciti sulle versioni PC ed appunto Apple. Totalmente assente un eventuale comparto multiplayer che, vista anche la natura del titolo, si sarebbe potuta rivelare una scelta più che vincente.

Nulla da dire invece sul comparto audio, che offre una campionatura di suoni fatta di gemiti da sforzo, rumore di ferraglia e schizzi di sangue ben fatti ed ovviamente una colonna sonora mai troppo invadente che permette di apprezzare al meglio il gameplay.

Trofeisticamente parlando: cioè… adesso dovrei potenziare il pene?

Curiosa la lista trofei di Warhammer Quest che racchiude, tra le 57 coppe disponibili, anche un intrigante Platino. Abbiamo utilizzato l’aggettivo “curiosa” perché accanto a trofei relativamente ordinari come quelli che richiedono di potenziare al massimo tutti i personaggi (veramente tante le coppe legate a questa richiesta) ed ovviamente completare il gioco ne troviamo alcune meno convenzionali: perdere un Guerriero livello 6 in modalità Hardcore oppure abbattere un compagno invece di curarlo sono sicuramente trofei divertenti che faranno sorridere gli appassionati di giochi di ruolo. Mettete comunque in conto almeno una cinquantina di ore per arrivare al 100%.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.