Mafia: Definitive Edition – Recensione

Sviluppatore: Hangar 13 Publisher: 2K Games Piattaforma: PS4 Genere: Azione Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 39,99 € Italiano:

Quando Mafia: The City of Lost Heaven debuttò nel 2002 venne considerato un piccolo miracolo. Fino ad allora forse nessun videogioco poteva vantare regia e sceneggiatura di livello cinematografico e una cura dei dettagli senza pari come nell’offerta proposta da Illusion Softworks. Per anni decantato dai veterani, finalmente il primo episodio, forse il meno conosciuto della serie, ha ricevuto un remake quanto mai necessario nel mare di nostalgia che si sta riversando nel mondo videoludico. Se come tante altre persone avete conosciuto la saga soltanto con Mafia II, vi siete persi probabilmente una perla che per certi versi supera anche l’avventura di Vito Scaletta e Joe Barbaro.

Mafia Definitive Edition

L’equilibrio è la parola giusta

“Aspiravamo a una vita migliore, ma in fondo eravamo peggiori della maggior parte della gente. Sapete, credo che sia importante mantenere l’equilibrio. Già, l’equilibrio, è la parola giusta. Perché chi vuole troppo rischia di perdere assolutamente tutto. Certo, chi vuole troppo poco dalla vita, rischia di non ottenere assolutamente nulla”.

I più grandi estimatori di Mafia: The City of Lost Heaven possono stare tranquilli, quella trama violenta, drammatica e carica di significato è ancora viva e vegeta e, sorprendentemente, funziona ancora dopo quasi vent’anni. Basterebbe questo per farvi capire quale capolavoro sia stato Mafia e cosa rappresentasse nel panorama videoludico di due decenni fa. Ma venendo alle formalità, quella di Mafia: Definitive Edition è una trama che parte dalla fine, sfruttando l’incontro tra il protagonista e il detective come preambolo per una storia appassionante, degna dei migliori gangster movie di riferimento. Chi ha detto Quei bravi ragazzi o C’era una volta in America?

A un anno dall’inizio della Grande depressione, Thomas Angelo è nientemeno che un tassista che si alza alle cinque del mattino per portare a casa il minimo indispensabile per sopravvivere. Una notte, nelle circostanze più sfortunate, la sua strada si incrocia con quella di Paulie e Sam, due scagnozzi della famiglia Salieri (una delle due che governano la città) in fuga da una sparatoria. Da allora la vita di Tommy cambierà per sempre; se in meglio o in peggio, lo scoprirete durante i venti capitoli che compongono la narrazione. Deve essere stato emozionante per Hangar 13 trovarsi davanti a tutto quel talento espresso dall’allora Illusion Softworks, tanto da spingere gli sviluppatori americani a lasciare invariata gran parte della sostanza dell’opera, mantenendo perfino l’impostazione a capitoli originale. Le aggiunte, però, ci sono e non sono poche; molti personaggi di contorno ora entrano nel vivo dell’azione, sono presenti anche nei momenti più importanti e hanno un passato ben delineato. I dialoghi sono stati riscritti e modernizzati per la maggior parte, anche se rimangono alcune frasi iconiche indimenticabili.

Proprio in questa rivisitazione dei dialoghi e dei personaggi si nasconde qualche insidia; Paulie è ancora più caricaturale rispetto all’originale, ma a cambiare un po’ più intensamente sono Tommy e soprattutto Sam. Mentre il primo sembra a tratti impaurito e spietato allo stesso tempo, Sam perde quell’alone di mistero attorno al suo personaggio. Di lui si sa parecchio, si conoscono le sue abitudini e alcuni retroscena che lo rendono, in un certo senso, vulnerabile. Tra tutti, il Sam in versione moderna è uno dei personaggi che ci è piaciuto meno. Forse perché recitati da un indimenticabile Claudio Moneta, forse perché realmente pregni di significato, anche vedere la maggior parte dei pensieri autoriflessivi del protagonista tagliati via ci ha fatto uno strano effetto. Per questo non siamo certi che questo remake possa rimpiazzare completamente i magici ricordi degli appassionati più nostalgici. Tra l’altro, che fine hanno fatto Yellow Pete, Big Dick e Joe l’idiota?

Mafia Definitive Edition

Don Salieri vi manda i suoi saluti

Come dicevamo Mafia: Definitive Edition, pur avendo subito una rimodernizzazione, ha mantenuto un’impostazione vecchio stampo. Con un totale di venti capitoli da spararsi uno dopo l’altro, il gioco corre dritto al punto, proprio come dovrebbe fare qualsiasi opera con una forte componente narrativa. Niente perdite di tempo, niente missioni secondarie inutili che, ultimamente, coincidono con il concetto di open world e free roaming. Perfino quello stacco tra una missione e l’altra costituito dalle visite a Lucas Bertone è stato completamente rimosso, per buona pace dei fan conservatori. Il remake di Mafia risulta perciò un po’ più rapido, accorcia i tempi e porta il videogiocatore al finale in poco più di dieci ore (circa venti se si gioca a difficoltà Classica).

Quindi dopo aver finito la storia si butta via il gioco? No, fortunatamente gli sviluppatori hanno tenuto nel remake anche la fantastica modalità Fatti un giro con numerosi incarichi da svolgere per conto di un personaggio misterioso, macchine super veloci da scovare e una mole incredibile di collezionabili nascosti, dai fumetti ispirati agli originali degli anni Venti, Trenta e Quaranta alle figurine delle sigarette raffiguranti i più grandi gangster degli Stati Uniti. Capite perché Mafia era così innovativo? Quali avventure nel 2002 potevano offrire una modalità secondaria di tutto rispetto che tenesse incollati i videogiocatori anche dopo la storia?

Mafia Definitive Edition

Un remake fin troppo necessario

Certo, i tempi cambiano, e il gameplay proposto vent’anni fa sembra aver avuto la peggio. Da questo punto di vista Mafia: Definitive Edition è stato completamente rifatto mutuando diverse meccaniche da Mafia III. Su tutte, il sistema di coperture è indubbiamente il cambiamento più influente; gli sviluppatori, infatti, hanno dovuto ricostruire gli scenari di ogni missione in funzione di questa importante meccanica, comunque ottenendo un risultato fedele all’originale nella maggior parte dei casi. Sì, nella maggior parte ma non in tutti, perché a volte alcune missioni sembrano guidate eccessivamente dal level design, senza dare la possibilità di agire liberamente. Ne sono un caso eclatante le due ambientate nel porto di Lost Heaven, un tempo ancora più articolate e complesse, ora ridotte a un semplice copriti e spara seguendo il percorso prestabilito. C’è da dire che Hangar 13 non si è dovuta inventare nulla. L’intelaiatura dell’originale fa scuola ancora oggi, con missioni davvero molto diverse tra loro che sfruttano al meglio tutti gli ambienti offerti da Lost Heaven. Incredibile come una mappa così limitata rispetto ad altri giochi riesca a offrire una varietà di gameplay così marcata. Prego, applausi.

Tommy, c’è un Thompson là dietro

Se inizialmente avevamo dei dubbi sulle meccaniche prese in prestito dall’avventura di Lincoln Clay – che non è certo la migliore della serie – ne usciamo in fase di recensione pienamente soddisfatti dalla maggior parte di esse. L’utilizzo delle armi da fuoco, molto simile a quello di Mafia III, è stato radicalmente adattato al protagonista, aggiungendo imprecisione e oscillazione in fase di mira e un rinculo abbastanza marcato, vista la scarsa esperienza di Tommy Angelo. Sentirete perfettamente la differenza fra un Thompson e una pistola semiautomatica, soprattutto disattivando gli aiuti alla mira. Non molto realistico l’uso di molotov e granate, lanciate dal protagonista come se fossero sassolini, e le fasi in cui si deve sparare dal posto di guida.

Le meccaniche di combattimento corpo a corpo sono passabili, ma sembrano fin troppo rigide e presentano animazioni legnose e poco appaganti. Lo stesso vale per le poche (fortunatamente) fasi stealth, in cui i nemici sembrano posizionarsi di proposito in un punto e si muovono decisamente poco per impensierirci. Sappiamo che in questi casi il grosso lo fa l’intelligenza artificiale nemica, che infatti il più delle volte si limita a svolgere il compitino. Invece, siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla difficoltà Classica, che allunga sensibilmente le ore di gioco facendo rivivere fasi di frustrazione proprio come l’originale. Come dicevamo non tanto per merito dell’intelligenza artificiale che rimane comunque molto migliorabile, ma per la letalità delle armi impugnate dai nemici, che spesso riescono a ucciderci con quattro colpi ben assestati. Chi vuole rivivere il primo capitolo in tutte le sue sfumature dovrebbe andare dritto su questa modalità, ignorando tutto il resto.

Mafia Definitive Edition

A tutto gas!

Le auto di lusso sono parte della vita di un vero gangster e Mafia non fa eccezioni, anzi, in questo remake ci aggiunge anche le moto. Sempre presente l’autopedia con più di cinquanta veicoli da collezionare nel garage, fra modelli caratteristici dell’epoca e prototipi super veloci. Proprio nel sistema di guida troviamo un altro pregio della produzione; impostando la guida simulativa si passa da un modello arcade a una soddisfacente simulazione che ci porta a tenere conto delle caratteristiche di ogni veicolo, costringendoci a dosare ancora più accuratamente accelerazione, frenata e sterzata nel modo giusto per non finire fuori strada. Caratteristica che emerge ancora di più nella complicata gara automobilistica della missione Sportività, feroce come un tempo, in cui dovremo vincere obbligatoriamente guidando un’auto ispirata alle Formula Grand Prix degli anni Trenta. Le motociclette sono un caso a parte, hanno una guidabilità appena sufficiente e fortunatamente il loro utilizzo è molto spesso a discrezione del videogiocatore.

Sono cambiati anche gli inseguimenti, che ora permettono di sfruttare rampe e cantieri aperti in tutta Lost Heaven per cercare di seminare i nemici. Ultima ma non ultima la polizia, particolarmente intransigente nell’originale, ora ha un livello di aggressività regolabile. Giocando a difficoltà Classica dovremo stare più attenti a evitare gli incidenti e a passare con il rosso (anche se ci ricordavamo più semafori). Le sanzioni vanno dal pagamento di una semplice multa a inseguimenti a cinque stelle, in cui mobiliterete contro di voi l’intero Lost Heaven Police Department.

Mafia Definitive Edition

Qualcuno ha detto ray tracing?

Pur non essendo comparabile alla versione PC, Mafia: Definitive Edition brilla non poco anche su PlayStation 4 e PlayStation 4 Pro su cui gira a 1440p. Intendiamoci, le imperfezioni tecniche non mancano: pop-up dei modelli in lontananza, cali di frame rate in alcune situazioni e poligoni che si compenetrano nei combattimenti corpo a corpo ne sono un chiaro esempio. Tuttavia, vedere la splendida Lost Heaven risplendere nelle luci delle tipiche insegne di quegli anni e scrutare i riflessi delle auto nelle pozzanghere è magia. La città è stata completamente rivista, assicurando nuove geometrie, nuovi percorsi e un’area rurale più ampia. La qualità grafica è davvero impressionante grazie anche a una tecnologia che simula il ray tracing, e lo si può notare dai riflessi sulla carrozzeria delle auto. Mafia: Definitive Edition è senza dubbio il titolo della serie tecnologicamente più avanzato, ma anche un videogioco che mette già un piede nella next-gen.

Il comparto sonoro è eccellente, con una colonna sonora completamente rifatta sulle basi del tema principale di Mafia: The City of Lost Heaven e due stazioni radio che trasmettono musiche di artisti del calibro di Duke Ellington e dell’artista jazz manouche Django Reinhardt. Purtroppo mancano pezzi iconici come Minor Swing e Belleville e molti brani ricreati per questo remake non riescono a raggiungere l’epicità degli originali. E’ davvero affascinante, inoltre, camminare a piedi e sentire le voci e i rumori provenienti dall’interno dei palazzi. Per ultimo, il doppiaggio in italiano con un cast completamente rifatto si è rivelato di grande qualità, dando nuova linfa vitale alle le voci di alcuni personaggi, don Salieri su tutti.

Trofeisticamente parlando: Gang-Star

In questo caso i trofei sono un ottimo motivo per restare su Mafia: Definitive Edition anche dopo la storia. Con quarantaquattro trofei, Platino incluso, il gioco saprà regalarvi qualche ora di caccia ai collezionabili, alle auto nascoste e alle volpi del mistero. Particolarmente impegnativo è il trofeo relativo al completamento a difficoltà Classica, abbastanza ostica nella missione della gara ma in generale impegnativa anche nei restanti capitoli. Trovate maggiori dettagli nella nostra guida ai trofei.

VERDETTO

Mafia: Definitive Edition è volutamente all'antica, sfruttando l'open world soltanto come uno sfondo per la grandissima varietà di missioni dedicate alla storia. Tolto qualche piccolo cambiamento, qualche difetto tecnico e una cura dei dettagli un po' inferiore rispetto all'originale, il lavoro di Hangar 13 è davvero degno di nota. La regia è ancora più bella, la grafica toglie il respiro e la storia è ancora affascinante come allora. Una sola parola: imperdibile.

Guida ai Voti

Salvatore Terlizzi
Scopre i videogiochi con Monkey Island e Indiana Jones, per poi rimanere legato a vita al genere delle avventure grafiche. Grazie a PlayStationBit scopre, quasi per caso, la serie Yakuza e finisce per innamorarsene. Ha ancora l'immenso piacere di farsi sorprendere da un settore in continua evoluzione. Ehi guarda laggiù! Sisi, c'è una scimmia a tre teste...

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