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For Honor – Recensione

L’idea di indossare elmo, corazza e armatura è sempre stata, in fondo, il sogno di ognuno di noi. Combattere in quanto cavalieri del re, sconfiggere le più grandi armate, i più valorosi guerrieri in combattimenti all’ultimo sangue sono sicuramente alcuni dei momenti che ogni videogiocatore ha sempre sognato. Molti titoli hanno provato a trasmetterci queste magnifiche sensazioni e stavolta sembra proprio toccare ad Ubisoft che, con For Honor, cerca di ritagliarsi un piccolo spazio personale grazie a un’idea di base tanto semplice quanto profonda.

Si vis pacem, para bellum

Il nostro viaggio con For Honor inizia con quella che è definita dai ragazzi di Ubisoft una vera e propria modalità Storia. Durante quest’ultima avremo la possibilità di vestire i panni di tre soldati, ognuno appartenente alle tre fazioni disponibili (Guerrieri, Vichinghi e Samurai) e vivere le loro vicende attraverso le più celebri battaglie che avranno come luogo di scontro le terre delle rispettive fazioni: Ashfeld per i cavalieri, Valkenheim per i vichinghi e Myre per i samurai. Le singole storie (divise in tre capitoli dedicati) purtroppo avranno ben poco in comune e il filo che le lega risulta davvero un po’ troppo sottile, fattore che magari non darà fastidio ai più ma che risulta abbastanza fastidioso per tutti gli amanti delle lore dei videogiochi.

Ciononostante, l’intera campagna scorre piacevolmente complici anche una buona narrazione (sottolineiamo l’ottimo lavoro svolto con il doppiaggio italiano) e ambientazioni medievali davvero ispirate. La varietà è buona ma non eccellente e solo alla fine della vostra avventura inizierete ad avvertire una leggera sensazione di noia a causa anche di un’IA che, una volta apprese in modo discreto le basi, anche alle difficoltà più elevate non sarà poi così ostica da sconfiggere, rendendo così l’esperienza un tutorial “narrato” e più lungo del solito (la longevità si attesta sulle cinque ore a difficoltà elevate), ma pur sempre un tutorial. Carina l’idea di poter affrontare le missioni in co-op con un amico anche se, come detto sopra, la sensazione di grande occasione sprecata non tarderà ad insinuarsi nella vostra mente.

Tutti contro tutti

Ciò che però deve essere analizzato a fondo di For Honor è indubbiamente il comparto multigiocatore, colonna portante dell’intera offerta. Iniziamo subito con l’affermare che il lavoro svolto da Ubisoft è stato davvero coraggioso: proporre una nuova IP in grado di suscitare, sin dal primo momento all’E3, un’enorme curiosità in moltissimi amanti dei competitivi online fece sì che si generasse un grande interesse per il titolo in questione, interesse accompagnato da una buona dose di hype e paura di un fallimento. Ubisoft, fortunatamente, ha saputo dimostrarci a lavoro concluso (e anche in parte con le varie alpha e beta) di aver sempre creduto fortemente in For Honor, grazie al quale potrebbe ritagliarsi uno spazio non indifferente nel mondo degli eSport.

Sin dal primo momento For Honor appare come il classico “easy to learn, hard to master”: le basi sono semplici, i controlli ottimi e dopo qualche ora già si inizierà ad avere una buona dimestichezza con il proprio alter ego. Durante le nostre partite potremo affrontare altri giocatori in varie modalità a partire dalle classiche Deatmatch e Dominio per poi arrivare ai Duelli 1v1 (una delle modalità più riuscite e divertenti a nostro parere, perché in grado di cogliere pienamente lo spirito dell’intera offerta ludica) e alle Mischie 2v2, tutte selezionabili all’interno della mappa del mondo che purtroppo però appare da subito come più che confusionaria e poco chiara.

Più e più volte infatti abbiamo cercato di capire il significato di alcuni simboli o come poter semplicemente accedere ad alcune sezioni di personalizzazione e non. La mappa si prefigura però come il perfetto sbocco per le stagioni online della guerra di fazioni, periodo di circa dieci settimane durante il quale, una volta giurata fedeltà a una fazione, potremo difenderne i confini o ampliarli grazie alle risorse di guerra ottenute dopo ogni scontro. L’idea è davvero interessante ma a nostro parere è sviluppata non alla perfezione e la sensazione di appagamento o l’idea di far parte di uno di questi ordini di soldati faranno davvero fatica a far breccia nel vostro cuore a causa di una struttura approssimativa e abbozzata.

Il problema che però abbiamo riscontrato più spesso e ci tocca, con grande dispiacere, riportarvi, è legato al matchmaking. For Honor non presenta infatti server dedicati e la scelta di impostare le partite sotto un profilo peer-to-peer la troviamo davvero ingiustificabile dato che, oltre ai numerosi problemi di disconnessione per tutti coloro che non posseggono una buona linea, in un gioco competitivo il tempismo gioca inevitabilmente un ruolo chiave e perdite di pacchetti dati sono davvero inammissibili (vi capiterà infatti di ricevere colpi senza capire da quale direzione essi effettivamente provengano).

Una particolare precisazione va fatta per la modalità Dominio che, se per certi versi risulta essere appagante e divertente, in molti casi riesce però a contraddistinguersi come la più caotica e frustrante. In alcune partite ci è infatti capitato di essere inseriti in squadre di giocatori con una scarsa propensione verso il gioco di squadra, ritrovandoci così per l’intera durata della partita a essere circondati, e inevitabilmente massacrati, da due o più nemici in duelli 3 vs 1 o peggio ancora 4 vs 1. A questo punto ci chiediamo se tale modalità sia ideata per scontri tra squadre organizzate oppure se necessiti ancora di ulteriori bilanciamenti in tale direzione.

Soldati belli e possenti

Un elemento che è riuscito a colpirci molto positivamente è senza dubbio l’enorme possibilità di personalizzazione offerta al giocatore. Per ciascuna delle classi presenti (Avanguardia, Pesante, Assassino e Ibrido) sarà infatti possibile modificare l’elmo, la spada, lo scudo (se presente per la classe in questione) e i pugnali per definirne le caratteristiche più adeguate al nostro stile di gioco. Ogni modifica avrà infatti un impatto considerevole sulle statistiche del soldato (motivo per il quale l’idea delle microtransazioni non ci è piaciuta particolarmente). Ad esempio una modifica dell’elsa della spada potrà garantirvi una riduzione del tempo di recupero per la stamina, una modifica della lama invece un maggiore danno o ad attacchi concatenati. E’ inoltre presente un comodo sistema di crafting che vi darà la possibilità di potenziare gli equipaggiamenti da voi già posseduti grazie all’utilizzo di materiali ottenibili con il classico smantellamento di eventuali doppioni o oggetti non adatti al vostro stile di gioco.

Come se tutto ciò non bastasse, sarà possibile personalizzare esteticamente il nostro personaggio nei più svariati modi, potremo infatti modificare gli stemmi e gli intarsi presenti sulla nostra armatura, il materiale di cui quest’ultima sarà composta e i vari colori specifici per fasi di attacco o difesa (per le modalità Dominio e Deathmatch) o neutrali (ideati per i Duelli). Vi ricordiamo che potrete avere accesso alla totalità di queste caratteristiche solamente progredendo con i livelli in seguito all’ottenimento della classica esperienza. Ogni eroe avrà il proprio livello specifico e sarà dunque vostro compito cercare di portare tutti i singoli combattenti al massimo per poter sbloccare tutti gli elementi di personalizzazione.

Destra, sinistra, su!

Parlare del gameplay di For Honor è indubbiamente il momento che più attendevamo. Impugnare la spada, farsi strada tra eserciti e combattenti, sentire il clangore delle spade, ordinare attacchi di catapulte è semplicemente uno spettacolo per gli occhi e un piacere per chi impugna il pad. Il sistema di combattimento funziona alla perfezione; vi sarà richiesto di orientare la direzione della vostra arma con l’analogico destro per poter parare attacchi sferrati nella stessa direzione oppure orientarla verso le parti non protette del nemico per poter sferrare attacchi micidiali. Conoscere bene le basi e i poteri dei singoli eroi sarà determinante. Soldati d’avanguardia sapranno essere un ottimo equilibrio tra attacco e difesa e possiederanno tecniche di combattimento destinate alla rottura della guardia avversaria; gli assassini saranno invece agilissimi, con tecniche ottime per confondere l’avversario costringendolo a dover parare una lunga serie di colpiti direzionati su fianchi diversi in un arco temporale davvero breve; i soldati pesanti faranno invece della loro capacità di subire un maggior numero di colpi il cuore del loro stile di combattimento ideato per resistere a lungo per poter poi colpire al momento giusto, punendo severamente l’avversario; particolare invece la classe ibrido che si presenta come un misto tra soldati d’avanguardia e pesanti in alcuni casi (la fazione dei cavalieri e dei vichinghi) o come un misto tra avanguardia ed assassini in altri (la classe dei samurai).

Gli ibridi, grazie all’utilizzo di particolari e forti tecniche in grado di sbaragliare letteralmente l’avversario, riescono a essere al contempo la classe più difficile ma, se ben padroneggiata, la più micidiale… forse anche un po’ troppo (speriamo infatti che alcuni di questi eroi, Nobushi fra tutti, siano leggermente bilanciati a favore di un’esperienza di gioco ancora più gratificante). Una volta che sarete in grado di sfruttare al meglio le tecniche del vostro alter ego preferito e una volta conosciuti bene sia gli ambienti di gioco che le tecniche dell’avversario, possiamo assicurarvi che proverete la gioia di sfidarvi in combattimenti davvero all’ultimo sangue. Sì, avete capito bene, gli ambienti saranno parte integrante dei vostri scontri dato che vi sarà possibile utilizzarli a vostro vantaggio: scagliare soldati giù da un ponte, spingerli verso un gran braciere acceso o addirittura dentro geyser richiederà molta pratica e un tempismo perfetto ma il senso di appagamento che proverete giustificherà il tempo trascorso ad allenarsi!

Ma che bel castello…

Dal punto di vista del comparto tecnico For Honor riesce a difendersi davvero molto bene: la grafica è più che piacevole, le animazioni fluide e molto realistiche, l’effettistica di buona fattura e la soundtrack tutto sommato bella e accattivante da ascoltare (anche se avremmo preferito ulteriori brani nella playlist). Ciò che ci ha più sorpreso sono stati i 30 fps granitici durante qualsiasi situazione, concitata e non. Qualche stonatura si nota invece se si osservano attentamente le texture di alcuni elementi del paesaggio e delle armature dei soldati semplici utilizzati sia per creare un po’ di pressione sulla mappa sia come semplice carne da macello durante gli scontri.

Le mappe sono purtroppo solamente sei e, nonostante ognuna di esse presenti specifiche varianti a livello di clima e orario dello scontro, la necessità di vedere qualcosa di nuovo si fa sentire dopo un discreto, ma non troppo, numero di ore di gioco. Peccato anche per i caricamenti davvero lunghi per la modalità Dominio e Deathmatch (quelle che più giocatori per intenderci) che speriamo saranno snelliti con una prossima patch.

Trofeisticamente parlando: bottino di guerra!

A livello di trofei, For Honor presenta due trofei d’oro, sei trofei d’argento e quarantasei trofei di bronzo per un totale di cinquantacinque (Platino incluso). Il tempo che i nostri cacciatori di trofei preferiti impiegheranno per platinarlo richiederà circa un 25-30 ore, alcuni trofei saranno davvero facili da ottenere poiché legati anche alla modalità storia mentre quelli dedicati al multigiocatore saranno molto più ostici; questi richiederanno un buon livello di padronanza dei singoli guerrieri.

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Andrea Ciervo
Appassionato di videogames, musica di tutti i generi, film e serie TV. Specializzato nel settore informatico riguardante sistemi operativi, modding, iOS e assemblaggio PC. Vivo seguendo il motto tanto semplice e mai banale "Ad Maiora!"