Judgment – Recensione

Sviluppatore: SEGA, Ryû Ga Gotoku Studio Publisher: SEGA Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 59,99 € Italiano:

Chiusa una serie se ne fa un’altra, o meglio, in questo caso se ne fa uno spin-off. Questo deve aver pensato Toshihiro Nagoshi quando ha ideato il capitolo finale di Yakuza e mandato in pensione la sua miglior creatura: Kazuma Kiryu. In realtà, nel tempo che è intercorso dall’annuncio di Judgment e la sua uscita, abbiamo appreso sempre con più convinzione di essere davanti a un gran bell’esperimento. Una prova, una introduzione di un qualcosa di nuovo da consacrare definitivamente nei prossimi Yakuza con Ichiban Kasuga protagonista.

L’altra faccia della medaglia

Takayuki Yagami è uno degli avvocati più richiesti di Kamurocho. Deve la sua fama all’ottenimento di una miracolosa assoluzione a favore di Shinpei Okubo, in un paese in cui il novantanove percento dei processi penali termina con una condanna. In breve tempo, però, lo stesso processo che gli ha conferito la gloria gli si rivolta contro in seguito a un altro omicidio commesso dallo stesso Okubo; per l’opinione pubblica, Yagami ha commesso un terribile errore, scagionando un assassino e condannando a morte un’altra innocente vittima. Le conseguenze innescano nel protagonista un processo di deterioramento alimentato dalla convinzione di aver indirettamente ucciso Emi Terasawa e di non aver saputo riconoscere un assassino come Okubo. D’altronde, un avvocato deve limitarsi a difendere il suo assistito a non a cercare le prove della sua colpevolezza.

Pur giurando a sé stesso di allontanarsi per sempre dalle aule di tribunale, Yagami non può insabbiare la sua attitudine all’investigazione e nemmeno le sue doti in materia giuridica, decidendo di reinventarsi come detective privato in compagnia dell’ex-yakuza Kaito sempre pronto a dare man forte all’azione. Quando però una serie di misteriosi omicidi investe Kamurocho e il clan Matsugane, al quale il protagonista è indirettamente legato, lo svolgersi degli eventi si trasforma in un ciclone pronto a risucchiare Yagami al suo interno, risvegliando in lui il senso assoluto di giustizia perso tre anni prima. In una Kamurocho tremendamente corrotta affronterete ben tredici capitoli, finale incluso, capaci di farvi appassionare alla trama grazie a flashback essenziali per scavare nel passato del protagonista, colpi di scena e personaggi, primari e secondari, dotati di una grande sensibilità in grado di far riflettere ed emozionare. Un marchio di fabbrica degli autori di RGG Studio dovuto anche alla scelta di un cast eccezionale, Takuya Kimura su tutti.

Sveglia, siamo nel 2019

Yagami, in canottiera, jeans e giubbotto di pelle, non è altro che il prototipo di un protagonista giovanile e al passo coi tempi. Ne consegue che gameplay e meccaniche di contorno si ancorino a questa caratteristica risultando senz’altro innovative, se si guarda la serie nel complesso o, più semplicemente, moderne, se Judgment è la vostra primissima esperienza con i giochi del team giapponese. L’utilizzo di un drone è, per esempio, una meccanica che si adegua perfettamente alla natura del protagonista; oltre a risultare indispensabile nella storia principale, avrete libertà assoluta di attivarlo in quasi ogni angolo della città per raccogliere oggetti altrimenti non raggiungibili e, come era prevedibile, totale libertà di personalizzarlo esteticamente e dal punto di vista prestazionale per vincere i tornei più ardui della D-League.

Poi ancora la possibilità di finanziare progetti direttamente da smartphone tramite un’app di crowdfunding, avere un dossier con tutte le informazioni raccolte e ordinate sui casi, un’app di messaggistica e KamuroGo, una potente applicazione che, di fatto, sostituisce la vecchia completion list di Yakuza con tutte le attività e gli obiettivi da superare per completare il gioco al 100%.

Picchiarsi, ma con discrezione…

Irrompere in edifici della yakuza, sfondare porte e strapparsi via i vestiti per mostrare enormi tatuaggi sulla schiena prima di darsele di santa ragione non è più all’ordine del giorno. La vita da detective privato di Yagami apre a una serie di meccaniche inedite: i pedinamenti nei quali dovrete tallonare il malcapitato senza destare troppi sospetti, pena il game over. Gli inseguimenti, davvero molto simili a quelli visti in Shenmue, prevedono lunghe corse per le strade di Kamurocho per acciuffare nemici che vi scaglieranno contro oggetti di qualsiasi tipo, da evitare premendo i tasti indicati al momento giusto. I travestimenti, quando richiesto, permetteranno a Yagami di origliare, osservare a distanza ravvicinata e infiltrarsi senza essere riconosciuto. Perciò, saremo spesso spinti a adottare un piano di azione più ragionato, per esempio scassinando delle porte attraverso un minigioco semplice ma efficace, oppure osservando i sospetti da lontano e scattando una foto al momento giusto per ottenere le prove, senza dover per forza ricorrere alla violenza.

Non mancano di certo meccaniche tipiche di un titolo a tema investigativo; saremo liberi di ispezionare le scene del crimine e individuare dettagli rilevanti e non rilevanti in cambio di punti esperienza, così come condurre interrogatori avendo la possibilità di scegliere quali domande porre al sospetto e quali prove selezionare per incastrarlo. In quest’ultimo caso, scegliere le domande più pertinenti restituisce solo una manciata di punti esperienza bonus mentre, sbagliandole, non succede assolutamente nulla di rilevante e la storia prosegue ugualmente nel verso giusto o, al massimo, ci costringe a ritornare sui nostri passi facendoci riselezionare domanda o la risposta corretta. Rivelare le prove attinenti e porre le domande giuste al sospetto al primo tentativo rimane comunque la giusta motivazione per seguire la storia nel dettaglio e ricercare una certa soddisfazione personale nell’aver capito tutto per filo e per segno fin da subito, un aspetto che ovviamente interessa e piace soprattutto agli amanti di polizieschi, gialli e affini.

… ma alla fine i pugni sono sempre la soluzione migliore

Dopo esserci divertiti fin troppo a parlare delle nuove meccaniche, che comunque ci hanno soddisfatto, anche se largamente migliorabili in un prossimo, ipotetico capitolo, arriviamo al dunque e parliamo del sistema di combattimento che ci accompagna durante le ripetute incursioni nemiche per le strade del quartiere. Il modo di lottare di Yagami è molto diverso da ciò che abbiamo visto nei capitoli dedicati a Kazuma Kiryu; parliamo di uno stile tecnico, veloce e potente al tempo stesso, che si espande in due diverse varianti. Lo stile della Tigre, più lento ed efficace, è pensato per gli scontri uno contro uno ed è quello che si avvicina, seppur minimamente, al combattimento più rozzo di Kiryu con un dovuto omaggio al micidiale tiger drop del Dragone di Dojima. Lo stile della Gru, al contrario, sfrutta l’agilità del protagonista per attaccare un grosso numero di avversari in velocità e uscire più o meno indenni dalle mischie. Il tutto accompagnato come sempre da parate, prese, schivate e un inedito accenno al parkour che permette a Tak di correre verso un muro ed eseguire potenti attacchi o finisher rimbalzando contro gli avversari – davvero molto apprezzato. Entrambi gli stili hanno una propria barra EX che permette di attivare i più disparati attacchi sfruttando gli oggetti nello scenario e, come sempre, una modalità potenziata in cui, per un periodo limitato, il protagonista si scaglia contro gli avversari con velocità e potenza di molto superiori alla norma, rimanendo immune agli attacchi.

I potenziamenti, divisi in tre diverse categorie, condividono lo stesso tipo di punti esperienza per sbloccare nuove abilità, tecniche di combattimento e azioni speciali. Alcune saranno sbloccabili mediante semplice progressione, altre attraverso eventi particolari nella storia o la ricerca di poster e libri sparsi per Kamurocho. Una novità assoluta riguarda l’introduzione delle ferite letali, dei colpi talmente brutali da accorciare permanentemente il livello di salute massima recuperabile o, almeno, fino a quando non vi farete visitare da un dottore o userete un costoso medikit. Non manca la possibilità di portarsi dietro svariati oggetti come cibo ed energy drink per il recupero della salute o estratti speciali, degli intrugli in grado di conferire svariati bonus in lotta. L’eliminazione del consueto grafico con le statistiche di attacco, difesa e velocità rappresenta, di fatto, la volontà di rendere il sistema di progressione del personaggio ancora più semplice rispetto al passato.

Amici, fidanzate e sale giochi

RGG Studio è riuscito a riempire di attività collaterali anche un gioco come Fist of the North Star: Lost Paradise, trasformando Kenshiro in un bartender di esperienza. Figuriamoci se un’opera originale come Judgment non ne è piena fino all’orlo. In una Kamurocho più cupa e noir diciamo addio a qualche cafonata tipica degli yakuza come gestioni di cabaret, karaoke e palestre. Scherzi a parte, è la natura propria del personaggio principale a orientare le attività di contorno verso quello che tipicamente è di moda negli anni che stiamo vivendo; alle attività classiche come il batting center, i club SEGA con Puyo Puyo, Virtua Fighter e Kamuro of the Dead e giochi tradizionali giapponesi come il mahjong, si affiancano Drone League, Drone Lab e VR Paradise. Un’altra novità assoluta è la possibilità di stringere amicizie con svariati tipi di persone per tutta la città e svolgere per loro alcuni incarichi che, oltre a contribuire al completamento del gioco al 100%, vi faranno avere una certa reputazione e guadagnare sempre più punti esperienza da spendere per sbloccare tecniche e per acquistare oggetti particolari. A sorpresa, alcuni di loro si uniranno nelle vostre battaglie dandovi una grossa mano.

Sempre presenti ben cinquanta casi secondari da completare per mantenere alto il valore dell’agenzia investigativa Yagami (o per guadagnarsi qualche uscita con belle ragazze) nei quali sfrutteremo tutte le abilità da detective di Tak per scattare foto di tradimenti o trovare gattini da cento milioni di yen. L’intero gioco mantiene, seppur in modo meno marcato rispetto alla tradizione della serie, quell’equilibrio sottile tra demenziale e drammatico. In fin dei conti Kamurocho è più viva che mai grazie a quello che abbiamo appena analizzato e si lascia scoprire in maniera graduale, introducendo i nuovi contenuti un pezzetto per volta durante la trama. Tuttavia, la possibilità di esplorare la città anche in verticale, entrando negli edifici o salendo sui tetti, ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca; il giocatore non viene quasi mai premiato per aver avuto la curiosità e la pazienza di arrivare fino all’ultimo piano di un palazzo. Mancano, in sostanza, quei collezionabili sparsi nei posti più impensabili come lo erano le locker key di Yakuza.

Una stretta di mano con l’Occidente

Senza fraintenderci, in Judgment c’è più Giappone che mai ed è proprio per questo che, come il resto dei giochi di RGG Studio, o riesce a catturarti e a farsi amare alla follia o ti lascia impassibile senza nemmeno darti motivi per odiarlo. In ogni caso è tangibile la volontà del team nel curare anche i particolari più trascurati in questi anni come le interfacce, ormai completamente rinnovate, snellite e con un colpo d’occhio sicuramente migliore rispetto alle vecchie schermate. Aggiungiamoci delle sequenze cinematografiche capaci di regalare scatti degni di un film e una colonna sonora non troppo pretenziosa, ma sempre ben disposta ad accompagnare i messaggi trasmessi a video, e ci renderemo conto di avere davanti un lavoro di grandissima fattura dal punto di vista artistico.

Finalmente, dopo tanti capitoli, SEGA ha deciso di localizzare l’ultima fatica di Nagoshi e compagni nelle principali lingue europee, tra cui l’italiano, e di fornire il doppiaggio sia in lingua giapponese che in lingua inglese, svolgendo un lavoro di adattamento curato nel minimo dettaglio e non poco impegnativo. Judgment sembra mutuare davvero tanto da Yakuza 6: The Song of Life più che da Yakuza Kiwami 2, anche dal punto di vista tecnico, riportando il passaggio dall’esplorazione all’azione in una impercettibile frazione di secondo. Il Dragon Engine è come sempre spettacolare e mantiene un solido rapporto dettagli/prestazioni con un frame rate stabile su PlayStation 4 Pro.

Trofeisticamente parlando: detective numero uno di Kamurocho

Sia chiama KamuroGo ma è pur sempre una completion list! Ebbene sì, i più esperti sapranno che completare questo lungo elenco di attività richiederà poco meno di un centinaio di ore e tanta pazienza, insieme alla necessità di completare tutte i casi secondari, sbloccare tutte le tecniche e finire il gioco a difficoltà Leggenda. Il Platino di Judgment vi farà sudare (aiutato dal caldo estivo) proprio come gli altri Yakuza, con il maledetto mahjong e tutti i minigiochi che dovrete consumare fino all’osso. Per fortuna PlayStationBit cerca di venirvi in aiuto con la sua guida ai trofei.

VERDETTO

Judgment è uno spin-off che inizia un arco narrativo tutto nuovo senza appoggiarsi sulle vicende della serie principale, permettendo ai novizi di avvicinarsi senza problemi e ai fan di ritornare in una Kamurocho che è ormai una seconda casa. La trama è, come sempre, il piatto forte grazie all'ottima scrittura, alla particolarità dei personaggi che ne fanno parte e a un protagonista davvero interessante. Le novità in fatto di gameplay sono un buon punto di partenza, non annoiano e subentrano al momento giusto, ma siamo convinti che RGG Studio possa fare ancora meglio. In conclusione Judgment è un pacchetto completo di colpi di scena, combattimenti e libertà di svago in tutte le salse... ma deve piacervi il genere.

Guida ai Voti

Salvatore Terlizzi
Scopre i videogiochi con Monkey Island e Indiana Jones, per poi rimanere legato a vita al genere delle avventure grafiche. Grazie a PlayStationBit scopre, quasi per caso, la serie Yakuza e finisce per innamorarsene. Ha ancora l'immenso piacere di farsi sorprendere da un settore in continua evoluzione. Ehi guarda laggiù! Sisi, c'è una scimmia a tre teste...

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