PS3Castlevania: Lords of Shadow - Recensione

Castlevania: Lords of Shadow – Recensione

Publisher: Konami Developer: MercurySteam
Piattaforma: PS3 Genere: Action Adventure Giocatori: 1 PEGI: 16

Piove. Piove veramente tanto. A dirotto. Non può essere altrimenti, perché l’acqua che sta scendendo non è il composto chimico di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno: questa pioggia è l’emblema dello stato d’animo di Gabriel Belmont, il protagonista di questa magnifica avventura. Un uomo dal carattere oscuro ma dal cuore puro, come il mondo di Castlevania più volte vi proverà. Gabriel prosegue incappucciato, lentamente, adagiato sul proprio cavallo, sotto un diluvio, alla ricerca della bellissima e solare Marie, la moglie portatagli via per volere di un fato troppo crudele.

Sembra tutto tranquillo, quando l’ululato di un licantropo squarcia la notte buia, e risuona quasi come un “benvenuto nel nostro mondo, in cui Dio ha abbandonato al proprio destino la razza umana”.

Ritorno alla vita

Questo è lo scenario che vi si parerà davanti non appena avvierete il gioco, oppure se proverete la demo disponibile sul PlayStation Store. Nulla di nuovo sotto il cielo, per un brand come quello di Castlevania, sempre incline a presentarci un mondo buio e popolato da creature non propriamente amichevoli, come goblin, lupi mannari e vampiri, oltre al Belmont di turno. Questa volta però il passaggio dalle due alle tre dimensioni non ha provocato sfaceli come in passato, grazie al lavoraccio dei ragazzi di MercurySteam in stretto contatto con il team Kojima Productions, che ha supervisionato lo sviluppo del gioco.

Gabriel, ritratto di malinconia

Non siamo noi a dovervelo ricordare: la storia di questo titolo è nata (gloriosamente) sotto la legge delle due dimensioni, salvo poi accusare il colpo dell’avanzamento tecnologico e cadere piuttosto miseramente. Un po’ quello che è successo a Sonic, tanto per capirci. Lords of Shadow però, come avete potuto intuire, determina la rinascita di una saga gloriosa. E lo fa nel migliore dei modi.

Un aspetto comune…

Sia chiaro, a livello di gameplay non siamo di fronte a nulla di eccezionale. Se proprio volete sentirvelo dire, sembra proprio che MercurySteam abbia voluto non rischiare troppo, non stravolgendo le meccaniche di un action classico, ma prendendo a due mani tutto ciò che si poteva da un gioco come God of War. Al tasto quadrato, infatti, è assegnata l’esecuzione degli attacchi potenti e diretti, ovviamente per mezzo del proprio crocifisso dotato di catena. Con il tasto triangolo effettueremo gli attacchi “a zona” e più deboli; con il tasto X i salti, e così via…

Qualcosa cambia, certo, ma lo si deve più alla mappatura dei tasti che ad altro: le prese si effettuano con R2 piuttosto che con cerchio, ma l’effetto è analogo al titolo sviluppato da Santa Monica Studio. Pensate, ci sono anche i QTE (serie di ripetizione di tasti parzialmente interattiva), di cui però si abusa meno rispetto alla saga ammiraglia di Sony.

Qualcosa di caratteristico il gameplay di Castlevania ha, intendiamoci. Le combo sono piuttosto complesse e schiacciare tasti a caso non vi porterà da nessuna parte. I combattimenti in sé poi non sono difficili, ma richiedono un po’ di preparazione iniziale (e qualche decesso) se affrontati da un neofita (la difficoltà può comunque essere cambiata in qualsiasi momento, tra una missione e l’altra). Inoltre, Gabriel ha a disposizione due medaglioni, quello della Luce e quello dell’Ombra, che oltre a permettere mosse speciali (ad esempio sarà possibile far scaturire dal crocifisso, l’arma principale di Gabriel, un enorme fascio di luce) conferiscono spessore tattico agli scontri.

La cura del chara-design è davvero di altissimo livello

Il primo, se attivato, permette di assorbire energia vitale dai nemici, mentre il secondo incrementa notevolmente i danni che il nostro eroe può infliggere. Starà a voi decidere quando e quale usare i due medaglioni, e dovrete farlo con prudenza e raziocinio, dal momento che non saranno sempre disponibili. Le due magie saranno dunque ricaricabili attraverso un’altra sfumatura inedita di Castlevania, la Concentrazione. Questa altro non è che il punteggio che dava al vostro stile un altro grande action game, sua maestà Devil May Cry. In base a quanti colpi riceverete, a quante combo userete, a con quanta foga combatterete, la vostra concentrazione aumenterà, permettendovi di ottenere sempre più sfere magiche da utilizzare in seguito.

Un’ultima menzione spetta alle fasi platform e di esplorazione (queste ultime relativamente numerose per un action: non c’è un livello in cui non sia presente almeno un bivio, con tesori da trovare e gemme da scoprire), generalmente ben fatte e diversificate, grazie all’utilizzo del rampino, ma che a lungo andare denotano una certa mancanza di precisione nei salti, anche se questo non risulta mai frustrante grazie ad un sapiente posizionamento dei punti di ripresa. Ragguardevoli sono anche i momenti in cui avrete a che fare con degli edifici o ostacoli naturali da scalare: una strizzatina d’occhio ad Uncharted 2 sembra evidente.

…Per un gioco unico!

Solo applausi merita invece l’aspetto tecnico del gioco, sia sotto il profilo visivo che auditivo. Per quanto riguarda il primo, stupisce sempre la cura e la personalizzazione con cui sono stati disegnati i personaggi in scena, a partire dal più insignificante dei goblin, per finire al boss più mastodontico che abbiate mai potuto immaginare. Al di là dei tecnicismi, come il numero di texture e le immagini su schermo per secondo, che non lasciano adito a particolari lamentele, le scelte di design sono state grandiose, oltre che varie. Foreste, sentieri di montagna, città distrutte, templi: tutto è stato riprodotto con grandissimo senso del dovere e ispirazione, oltre che con una fantasia degna di un fantasy hollywoodiano.

Castlevania, oltre a tutto ciò, si dimostra ineccepibile anche sotto l’aspetto sonoro, come detto. I brani musicali si distinguono sempre per la malinconia e la tristezza che trasmettono, quasi mai rabbia, come se stessimo ascoltando i sentimenti che prova Gabriel tradotti in musica. Una grande dimostrazione di come l’audio possa contribuire a rendere maestoso un grande gioco.

Solo applausi per la direzione artistica!

L’apporto del Team Kojima si è fatto sentire a livello di raffinatezza, a partire dalla storia, che porta con sé il giocatore e lo fa combattere ed emozionare insieme a Gabriel, facendolo sentire un tutt’uno con il protagonista. E’ questo che conferisce a Castlevania: Lords of Shadow la possibilità di competere con i migliori titoli dell’Oplimpo Videoludico, l’atmosfera. Un’atmosfera che difficilmente annovera precedenti sia nel mondo videoludico (eccezion fatta per gli altri Castlevania, ovviamente), sia in quello cinefilo che letterario. Seriamente, è difficilissimo trovare un libro o un film che faccia trasparire così tanto uno stato di perenne ricerca, di malinconia e di affanno contemporaneamente, il tutto condito da una spruzzata di horror e fantasy. Unico, non c’è molto altro da dire.

Commento finale

Castlevania: Lords of Shadow, lo ripeto ancora una volta, è unico. O comunque è difficilissimo trovare un esponente di un “medium” a vostra scelta con un’atmosfera così particolare. Come Darksiders in precedenza ha fatto, a livello di puro gioco gli sviluppatori hanno attinto da giochi di grande successo come God of War, Devil May Cry, Uncharted e Shadow of the Colossus (quest’ultimo sta a voi scoprire il perché), così da non stupire sotto quel profilo il giocatore, ma conferendo grande solidità al titolo. Per concludere: se, come il sottoscritto, siete disposti a chiudere un occhio qua e là e non cercate a tutti i costi l’innovazione, in cambio di una storia così profondamente bella e commovente, allora siete autorizzati a girare il voto qui sotto di 90° gradi.

8/10

Articolo precedenteFIFA 11 – Recensione
Articolo successivoFallout: New Vegas – Recensione

Articoli correlati

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.