Primo PianoKnee Deep - Recensione

Knee Deep – Recensione

Publisher: Wales Interactive Developer: Prologue Games
Piattaforma: PS4 Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 14,99 €

Se c’è uno studio che negli ultimi mesi si sta nettamente distinguendo nell’affollato panorama indipendente, quello è senz’altro Wales Interactive, software house anglosassone che si occupa dello sviluppo e della produzione dei suoi titoli. Al netto di qualche incidente di percorso imperdonabile (Coff-Coff… Coffin Dodgers, stiamo parlando di te NdG), bisogna dare atto all’impegno di questi ragazzi per portare una ventata d’aria fresca in un mercato che rischia pericolosamente di diventare stantio e morire soffocato nel riciclaggio di alcune buone idee che tuttavia stanno, inevitabilmente, cominciando a stufare i videogiocatori.

Desiderosi di invertire questa malsana tendenza e pronti a battersi in nome delle idee che possono trovare realizzazione, in larga parte, solo nelle produzioni Indie, i ragazzi di Prologue Games, affiancati dallo studio Gallese, approdano quest’oggi sul mercato console con il loro Knee Deep.

Ma ora silenzio! Gentili signori e signore siete pregati di spegnere il vostro telefono, lo spettacolo sta per cominciare…

La fama uccide

Le luci si spengono e il sipario si alza su Cypress Knee, un tetro paesino della Florida, la cui monotonia viene interrotta dal suicidio di Tag Kern, la cui fama degli anni d’oro si è spenta lentamente, segnata dai ripetuti flop che l’hanno visto protagonista.

La morte dello sfortunato belloccio, tuttavia, solleverà ben presto numerosi dubbi che chiameranno in causa una Chiesa di un misterioso culto, politici corrotti ed altri loschi individui che noi, nei panni di 3 personaggi usciti direttamente da quello che potremmo considerare il manifesto post-litteram del genere Noir, saremo tenuti a smascherare.

Dilungarci ulteriormente nel raccontarvi i risvolti della trama sarebbe davvero un peccato capitale, dal momento che il piatto forte di Knee Deep risiede proprio nella sua sceneggiatura magistrale, ricca di intrecci e colpi di scena che si susseguono incessanti, tanto da far impallidire anche il miglior Shyamalan’s twist.
Ciò che possiamo dirvi con certezza, però, è che Il fascino magnetico, sporco, dei vostri alter-ego, così come quello dei ben 30 personaggi presenti, saprà conquistarvi con dialoghi taglienti e risvolti sempre inaspettati.

Che si tratti della velenosa blogger Romana “Phaedra” Teague, dell’irascibile giornalista locale Jack Bellet o del cinico e sociopatico investigatore privato K.C. Gaddis, sarà davvero impossibile non innamorarsi di questi eroi senza paura, ma con ben più di qualche macchia sul curriculum.

Lo chiamavano punta e clicca

Ebbene, un po’ come successo per il recente The Bunker, anche Knee Deep mostra il fianco ad alcune critiche nel momento in cui ci ritroviamo, volenti o nolenti, a dover tirare qualche somma per quanto riguarda il gameplay, ridotto, in questa occasione, davvero ai minimi termini.
Perché, insomma, se già nei punta e clicca l’interazione è abbastanza risicata di suo, in questo titolo non si punta nemmeno! Il giocatore sarà infatti chiamato a decidere, solo e soltanto, la battuta da far pronunciare al proprio personaggio, scegliendo, di volta in volta, tra un tris di opzioni. Nessun controllo dell’avatar, nessun inventario, nessun item da raccogliere, nulla: il tutto si riduce a dialogo -> scelta -> dialogo, in un loop dalla durata di circa 5 ore.

Non che questo sia un difetto capace di inficiare il gioco nel suo complesso, intendiamoci. Gli amanti del genere, così come molti altri, ne siamo certi, sapranno chiudere più di un occhio di fronte ad una sceneggiatura da premio Oscar, capace di tenere incollati allo schermo senza bisogno di ulteriori tipi di interazione se non quella della lettura.

Che poi, a onor del vero, qualcosina in più da fare c’è, ma rappresenta una minuscola parentesi all’interno del gioco nel suo complesso. Ad esempio, sporadicamente, saremo chiamati a pubblicare dei post/articoli/report in base al personaggio del momento, scegliendo tra 3 diversi stili, cauto, tagliente o provocatorio, ciascuno con le sue conseguenze sull’ecosistema di gioco. O ancora, in tre precise occasioni, dovremo cimentarci nella risoluzione di alcuni semplici puzzle per proseguire.
(Ok: 3 personaggi, 3 atti, 3 enigmi, 3 stili… ora che mi ci fate pensare, qui la cosa sembra andare ben oltre la semplice coincidenza, ma andiamo avanti!)

In realtà, il nocciolo duro del gameplay corrisponde alle numerosissime scelte operabili dal giocatore in corso d’opera che plasmeranno letteralmente il mondo intorno a lui, proprio come se fosse allo stesso tempo regista e spettatore della vicenda. Ogni decisione presa influenzerà sensibilmente i rapporti con i numerosi personaggi di Knee Deep, donando ad ogni partita un sapore unico.
E per quanto le scelte maggiori si riducano come spesso accade ad un semplice sistema binario, la complessità della sceneggiatura di cui vi parlavamo poco sopra farà assumere sfumature sempre diverse ai meravigliosi dialoghi di cui il gioco è costellato.

Il palcoscenico è il nostro mondo

Il comparto grafico di Knee Deep, come avrete facilmente avuto modo di intuire dalle immagini presenti, non brilla per particolari meriti tecnici, ma si fa apprezzare di buon grado per l’ottima e peculiare direzione artistica. L’idea di ambientare tutto il gioco sul palco di un teatro, con i diversi scenari che prendono vita sotto gli occhi del giocatore e con la platea che commenta i momenti più salienti con qualche esclamazione di stupore, colpisce per originalità, coinvolge e diverte.

Promozione a pieni voti anche per la colonna sonora e sopratutto per l’ottimo doppiaggio che garantisce una caratterizzazione ancor più marcata dei personaggi in scena, a tutto vantaggio dell’immedesimazione del giocatore.

Spiace molto, però, segnalare la mancata localizzazione del gioco anche per quanto concerne i sottotitoli. Per chi non mastica bene l’inglese potrebbe essere davvero ostico seguire così tanti dialoghi che, tra l’altro, non si risparmiano mai in quanto ad abbreviazioni ed espressioni gergali, sicuramente consoni agli attori in scena, ma d’ulteriore intralcio ai meno ferrati in materia.

Trofeisticamente parlando: Il platino del regista

Knee Deep propone una corposa collezione di trofei, composta da 30 bronzi, 10 argenti, 3 ori e 1 platino.
La maggior parte delle coppe può essere sbloccata semplicemente proseguendo con l’avventura e prestando un minimo di attenzione ad un paio di missable. Tuttavia, la presenza di 3 trofei legati allo stile delle notizie pubblicate vi obbligherà a portare a termine ben 3 run, quasi per intero. Poco male, comunque, dal momento che ad ogni partita potrete scoprire nuovi risvolti della trama effettuando scelte diverse.

E per i più curiosi, sul nostro forum trovate già l’elenco dei trofei!

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Giacomo Bornino
Sonaro dalla nascita. Muove i primi passi nel mondo videoludico all'età di 5 anni quando gli viene regalata la PS1; scoprendo Crash CTR e Rayman 2: The great escape nasce quella che diventerà la sua più grande passione: i videogiochi. Lo svezzamento passa per l'era PS2 dove il "Trittico" Jak&Daxter/Ratchet&Clank/KingdomHearts, come una freccia di Cupido, rende indissolubile il suo amore per la materia. Al fianco di queste Pietre Miliari è d'obbligo citare anche l'impareggiabile Dragonball Z: Budokai Tenkaichi 3, compagno di mille e uno battaglie con gli amici, nonché responsabile principale della sua miopia. La piena maturità viene raggiunta con il lancio di PS3, la quale gli permetterà di scoprire e apprezzare più o meno tutti i generi esistenti, da Mirror's Edge a Bayonetta, passando per Uncharted, Heavy Rain e molti altri. Tra le altre cose adora Batman e i supereroi (sì, Batman fa categoria a sé) in tutte le salse, la saga di Matrix e i libri di Chuck Palahniuk.