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PlayStation Vita non è stata supportata abbastanza, le parole dell’ex boss PlayStation America

Mentre prosegue il percorso verso il pensionamento di PlayStation Vita, l’ex dirigente a capo di PlayStation America, Jack Tretton, ha recentemente parlato degli errori commessi nei confronti della console portatile.

La piattaforma dalla vita breve è stata l’argomento principale di un’intervista concessa alla redazione di Axios. Il fu boss della divisione nordamericana ha rivelato che “c’erano certamente delle tecnologie che, al tempo, pensavamo fossero buone, ma che poi non riuscirono a ricevere il supporto di cui avevano bisogno”. Riflettendo sul passato, ha proseguito: “Quando hai una nuova tecnologia da presentare all’industria e ai consumatori, devi chiederti anche se sei disposto a spendere il budget necessario per supportare quella tecnologia con il marketing e il supporto agli sviluppatori. A volte si crea una tecnologia e si spera che prenda piede da sola”.

Il discorso è stato ripreso in un’altra chiacchierata, ma con la redazione di IGN. Ai loro microfoni, Tretton ha sottolineato: “Se penso all’insuccesso di PlayStation Vita credo che l’azienda si sia fatta l’idea di un grande prodotto che, però, uscì sul mercato troppo tardi perché il mondo, nel frattempo, era stato stravolto dall’avvento degli smartphone e da dispositivi portatili multifunzione che non svolgevano solo il compito di macchine da gioco. PSP, ad esempio, ha riscosso un successo incredibile. Ho adorato quello che ho fatto e ho pensato che offrisse un’esperienza simile a quella di una console fissa. Anche PlayStation Vita era una splendida macchina da gioco, ma venne lanciata quando ormai pochissime persone sentivano davvero il bisogno di un dispositivo portatile dedicato esclusivamente al gaming”.

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Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.