Home ConsoleNews PS4Quanti NPC potremo impersonare in Watch Dogs Legion? Tra le migliaia e...

Quanti NPC potremo impersonare in Watch Dogs Legion? Tra le migliaia e i milioni

Rompendo con il suo passato, Watch Dogs Legion trasporterà il giocatore dal continente americano a quello europeo per ambientarsi nel cuore di una Londra distopica. La seconda differenza con i primi due capitoli della serie risiede nella possibilità di impersonare qualsiasi NPC si incontri nel corso del gioco.

Questa particolare caratteristica sta già intrigando tanto il pubblico quanto i giornalisti, così da essere oggetto di un’intervista concessa da Shelley Johnson, associate producer del gioco, a GameCrate. Parlando del numero di personaggi non giocanti di cui sarà possibile vestire i panni, egli ha affermato che “non c’è un limite. Potrebbe collocarsi ovunque, tra le migliaia e i milioni”. Approfondendo la sua risposta, Johnson ha parlato di nove milioni di avatar creati proceduralmente: “[…] abbiamo speso quattro anni nel costruire una tecnologia che fosse in grado di tener fede a questa promessa e che includesse la capacità di mettere insieme questa enorme città di personaggi”.

Il producer ha infine sottolineato la volontà di descrivere le azioni di un gruppo di dissidenti, più che di un singolo: “Volevamo essere in grado di offrire al giocatore l’opportunità non solo di agire come una squadra, ma di costruire una resistenza che riflettesse al meglio chi fosse in realtà il giocatore. Ciò significa offrire un’ampia gamma di opportunità”.

Sembra dunque che il gioco prometta una mole di contenuti tale da dare grande libertà di manovra; dopotutto sembra che la stessa Ubisoft sia consapevole delle qualità del progetto. Ricordiamo che Watch Dogs Legion uscirà il 6 marzo 2020 su PC, PlayStation 4, Xbox One e Google Stadia.

Articoli correlati

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.