Episodio 3: Giocattoli Rotti
Le fasi conclusive di Bambini Perduti sono state dense di eventi e hanno portato al rapimento di alcuni dei ragazzi della Ericson e alla morte di uno di loro. Proprio da questo picco di tensione riprende in mano le redini del progetto Skybound, subentrato alla defunta Telltale e consapevole che la propria missione sia di dare una degna conclusione alle avventure di Clementine.
Oltre a una drammatica dipartita e a un finale al momento apertissimo, il secondo episodio di The Walking Dead: The Final Season ci ha lasciato in eredità un’altra cosa: un prigioniero, Abel, pronto a essere messo sotto torchio per scoprire dove si stia nascondendo la gang di Lily. La tortura del nemico mostrerà fin da subito la volontà di Skybound di puntare molto sull’aspetto emotivo dei personaggi e sull’evoluzione della loro psicologia, con particolare enfasi su quell’AJ che si candida come un protagonista assoluto, forse anche più della stessa Clementine, per il capitolo conclusivo della serie.
Una volta ottenute le informazioni necessarie al salvataggio dei nostri compagni, Giocattoli Rotti inizierà una lenta marcia verso il più classico dei climax finali, un susseguirsi incalzante di situazioni a cui si giungerà con numerosi (troppi?) momenti di stanca e un clima quasi disteso che ci permetteranno però di apprendere qualcosa in più sui personaggi e in particolar modo su James, il ragazzo in grado di controllare i vaganti che ci fornirà anche qualche lezione di vita e di etica proprio relativamente agli zombi contro cui lottano i protagonisti, spingendoci a riflettere sulla loro natura.
Giocattoli Rotti sembra dirigere la mente del giocatore sulla drammaticità della situazione; non sono i vaganti i veri mostri, lo sono gli uomini avidi che provano a fare qualsiasi cosa sia in loro potere per dominare sugli altri. Forse, però, a un solo capitolo dalla conclusione, era necessario un approccio più attivo e dinamico per tenere i giocatori incollati alla sedia, piuttosto che cercare un risvolto psicologico.
Un passo avanti, tre indietro
Per quanto riguarda il gameplay, Skybound ha scelto di abbandonare la strada dell’esplorazione mettendo nuovamente l’avventura di Clemetine su solidi binari: pochissimi movimenti liberi e tante sezioni con alternanza di dialoghi a scelta multipla e cutscene ricche di quick time event, scelta questa che vista anche la legnosità dei movimenti della nostra eroina sembra essere più che azzeccata.
Un passo indietro lo fa invece registrare la qualità generale del gioco: alcuni vistosi cali di frame rate e soprattutto una traduzione in italiano non proprio perfetta dei dialoghi fanno decisamente storcere il naso, visti anche gli standard raggiunti in passato da Telltale.
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